“Bisogna lavorare per tutelare in qualche modo le famiglie e le imprese perché il prezzo dell’energia non gravi su di loro. Studieranno i ministri competenti come intervenire, su quali settori”. Con queste parole il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha introdotto, negli scorsi giorni, la discussione sul cosiddetto “decreto bollette”.
Se ne sarebbe dovuto parlare nel Consiglio dei Ministri di oggi, lunedì 17 febbraio, ma la discussione slitterà probabilmente di qualche giorno, in quanto la misura è ancora in studio e la materia non è semplice. Si tratta però di una misura che il governo vorrebbe approvare con tempi brevi per arginare la nuova ondata di inflazione. Un aumento dei prezzi trainato principalmente dai nuovi rincari energetici.
Dalla tassa sui gas serra agli interventi sul prezzo del gas
L’intervento del governo dovrebbe essere su due fronti. Da un lato si dovrebbe lavorare per abbassare il prezzo del gas all’ingrosso, dall’altro si studia come intervenire attivamente per sostenere le classi sociali più colpite dai rincari.
Fra le misure allo studio dalla maggioranza c’è l’eliminazione del divario fra il prezzo del gas sul mercato europeo e quello italiano. Ma anche la compensazione della tassazione europea sulle cosiddette Ets, ovvero la norma che fissa un tetto massimo, a carico delle industrie, per la produzione in eccesso di gas serra e che si traduce in maggiori costi per le imprese. Su questo aspetto le criticità non mancano, poiché la normativa è europea e gli eventuali interventi potrebbero essere contestati dalla Commissione. Per l’Italia però, Paese caratterizzato da un’ampia produzione di energia termoelettrica, un intervento in questo senso potrebbe non essere irrilevante.
L’idea di un bonus per le famiglie
C’è infine l’idea di un vero e proprio bonus energia per le famiglie più in difficoltà. Un intervento che dovrebbe essere collegato all’Isee familiare di riferimento con un credito di imposta da utilizzare come “sconto” sulla bolletta. Un’ipotesi che però si scontra con i rigidi vincoli di bilancio imposti dal patto di stabilità che l’Italia deve seguire.
La stangata sulle imprese
Ma a chiedere interventi urgenti sono anche le imprese. “Secondo uno studio di Confindustria, l’Italia paga l’energia l’87% in più rispetto alla Francia e il 70% in più rispetto alla Spagna. Numeri che sono ormai esacerbati dalla crisi energetica e che poi si riflettono sulla produzione industriale ormai in flessione da mesi. Per queste ultime, si ipotizza il potenziamento del cosiddetto “energy release”, ovvero del meccanismo che consente alle imprese più energivore di poter accedere al consumo di energia elettrica a prezzo ridotto, a patto che venga prodotta da impianti rinnovabili.
Oltre al carovita che colpisce le famiglie, anche la stagnazione della produzione industriale rappresenta un campanello d’allarme per Palazzo Chigi, nonostante gli sbandierati numeri sull’occupazione di questi ultimi mesi, e i tentativi di minimizzare. Una crisi che sembra essere originata anche dall’andamento del prezzo dell’energia e delle oscillazioni del prezzo del gas sul mercato.
Ogni famiglia paga 300 euro in più solo per il gas
Il gas ha fatto registrare, negli scorsi giorni, il prezzo più alto degli ultimi due anni (58 euro al megawattora) nella borsa di Amsterdam. Secondo un’indagine condotta da Assoutenti le tariffe del gas sarebbero superiori del 21,1% rispetto a quelle del 2023. Per ogni famiglia tutto questo si traduce con una vera e propria stangata di oltre 300 euro in più per le bollette rispetto a due anni fa.
Anche per l’energia elettrica sono previsti rincari significativi. Secondo uno studio effettuato da Facile.it a inizio 2025, ogni famiglia italiana potrebbe arrivare a pagare a fine anno circa 251 euro in più per il gas rispetto all’anno precedente e di ben 99 euro per quanto riguarda il costo dell’energia elettrica. Quest’ultima, infatti, soprattutto nel nostro Paese, è strettamente legata al prezzo del gas
Le centrali termoelettriche, nella grande maggioranza dei casi alimentate a gas, sono tutt’ora la fonte principale per la produzione di energia elettrica italiana, come si intuisce anche dal grafico sopra. Il mercato del gas influenza quindi direttamente anche quello dell’energia elettrica.
Ad agitare i sonni della maggioranza è l’impatto che questi rincari rischiano di avere nelle finanze italiane, in un Paese che sperimenta da anni una sostanziale stagnazione salariale e un’erosione costante del potere d’acquisto dei consumatori. Ed è su quest’ultima variabile, più che sulle schermaglie politiche, che si gioca il sostegno e la credibilità del governo all’interno del Paese. Anche se la strada, tracciata da Giorgetti, sembra al momento in salita.
Fonte Today.it
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