Casa in affitto, carissima e introvabile

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Contratti lunghi sempre più rari. Canoni alle stelle. Sfratti in aumento. In Italia il mercato delle locazioni è un inferno. Soprattutto nelle città dove l’assalto dei turisti è diventato un affare

La folle corsa dei prezzi delle locazioni in Italia è stata fotografata all’inizio dello scorso gennaio da un rapporto del sito immobiliare Idealista. Se si considerano solo contratti di lunga durata, in un anno sono aumentati del 10,6 per cento. Con punte, a Roma e a Venezia, di oltre il 16 per cento. La Capitale, in particolare, vive un’acuta sofferenza abitativa, come dicono le organizzazioni degli inquilini. Gli ultimi dati ufficiali sugli sfratti sono impietosi: oltre 3.000 sentenze di rilascio (l’85 per cento per morosità), quasi 5.000 istanze di esecuzione con ufficiale giudiziario e oltre 2.000 sfratti eseguiti con la forza pubblica. Le associazioni hanno chiesto proprio a fine gennaio una moratoria per il Giubileo, che, in effetti, sta accelerando una tendenza di lungo corso per la città.

 

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«Su questa situazione già drammatica – osserva il segretario nazionale del Sunia, Stefano Chiappelli – si abbatte lo tsunami degli affitti brevi». A inizio anno, appunto, il sindacato degli inquilini della Cgil ha condotto un’indagine, “Contratti abitativi e affitti brevi: numeri a confronto”, che mette a nudo l’impatto dell’offerta di affitti turistici sul mercato delle locazioni in Italia. Nel momento della rilevazione, il 71 per cento di tutta l’offerta di locazioni, pari a 640 mila immobili, era rappresentato da affitti brevi. Nei grandi centri urbani, a partire dalle cosiddette città d’arte, B&b e case vacanza monopolizzano praticamente il mercato: a Firenze e a Venezia siamo oltre il 90 per cento, come a Bari, a Catania e a Napoli, il cui centro storico è travolto negli ultimi anni da un’improvvisa febbre da overtourism. Seguono Roma, Torino e Bologna con oltre l’80 per cento. 

 

Trovare un’abitazione per sé e la propria famiglia, a prezzi accessibili, diventa in alcuni casi un’impresa disperata. «Siamo al paradosso – spiega Alberto Campailla, presidente di Nonna Roma – anche chi potrebbe pagare è costretto a lasciare la città per i sobborghi o per andare ancora più lontano, magari a Colleferro. Sempre più spesso il problema della casa si incrocia con le crescenti difficoltà alimentari delle famiglie. E la situazione peggiora. A pagarla sono soprattutto i lavoratori». Nonna Roma, che si occupa di casa, ma anche di sostegno alimentare, ha condotto un’indagine nei tre quartieri di Roma Est: Tor Pignattara, Pigneto e Centocelle. Scoprendo che su 1.050 appartamenti offerti dalle piattaforme sono appena 50 gli immobili sul mercato degli affitti di lunga durata.

 

«Gli affitti brevi hanno essenzialmente due effetti – incalza Chiappelli – da un lato, una inesorabile riduzione degli alloggi disponibili per la locazione “residenziale”. Come dicono i dati diffusi dall’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, dal 2019 al 2023 sono spariti 230 mila immobili una volta nelle disponibilità delle famiglie: 110 mila non più affittati e 120 mila sottratti alla locazione di lungo periodo». Se si guarda a Roma, il calo di appartamenti disponibili è del 15 per cento. E in altri centri, talvolta, va pure peggio: è sparito per la locazione residenziale il 28 per cento di alloggi a Genova, il 26 a Palermo, il 14 a Venezia, il 12 a Milano e Napoli. «L’altro effetto è l’esplosione dei canoni, trainati in alto dai rendimenti degli affitti turistici. La conseguenza di questi due fenomeni combinati, cioè meno alloggi più cari, è l’ulteriore spinta all’espulsione dei residenti dalle città».

 

La corsa dei prezzi vanifica ogni tentativo dei sindacati degli inquilini di ottenere affitti concordati. Un alloggio in affitto può arrivare a costare oggi anche 23 euro a metro quadrato a Milano, 21 a Venezia, 21,5 a Firenze. Tradotto: servono anche 1.500 euro per 70 metri quadrati in una zona semi-centrale come Campo di Marte. I B&b, invece, sono 12.246, in una città di meno di 400 mila abitanti. «I vecchi residenti – osserva Fabio Seggiani, segretario Sunia di Firenze – sono stritolati dai canoni sempre più alti delle case, che si mangiano a volte anche il 50 per cento del reddito familiare, e dalla propensione dei proprietari a guadagnare di più affittando ai turisti. Con effetti anche sui condomini, che fronteggiano problemi di sicurezza e costi comuni più alti, dovuti ai consumi dei turisti». Proprio a Firenze, l’ex sindaco Dario Nardella e l’attuale Sara Funaro, con il sostegno della Regione, hanno varato provvedimenti per frenare la corsa ad aprire nuovi B&b che ha già snaturato la città. Non senza polemiche e ricorsi di proprietari e piattaforme al Tar. 

 

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Gli amministratori invocano norme nazionali, «ma – commenta Chiappelli – questo governo si è mostrato incapace di portare avanti qualsiasi politica per la casa, arrivando a cancellare dal 2023 il Fondo di sostegno agli affitti. Una misura necessaria per milioni di famiglie in disagio abitativo». I Comuni, non tutti, hanno dovuto raschiare il fondo dei loro anemici bilanci per assicurare risorse agli inquilini in difficoltà. Ma senza riuscire a fronteggiare tutta la domanda. Tre dati riassumono i problemi degli affittuari. Circa la metà delle famiglie più povere – più o meno un milione, già alle prese con la fine del reddito di cittadinanza e stipendi in caduta libera – è in affitto. La spesa per la casa, per queste famiglie, divora, secondo l’Istat, in media più di un terzo del budget. Terzo: un’indagine condotta a novembre dal sito Soloaffitti.it mostra che il 62 per cento delle famiglie ha crescenti difficoltà a pagare l’affitto entro i termini. Se a questo si aggiunge che più dell’80 per cento degli sfratti oggi è dovuto a morosità incolpevole degli inquilini, è facile intuire come la casa stia diventando «la questione sociale» per eccellenza.

 

Per Chiappelli, non è più rinviabile un piano per la casa. Tra le proposte più significative: un miliardo di euro l’anno per edilizia residenziale pubblica e sociale; solo a Roma sono 18.500 le persone in lista d’attesa, oltre 650 mila in tutta Italia. Poi una politica che incentivi gli affitti concordati, eliminando la fiscalità di favore di cui godono ancora mercato libero e affitti turistici, il rifinanziamento del fondo nazionale affitti e di quello per la morosità incolpevole. «Servirebbero 900 milioni solo per rispondere alla domanda ed evitare, così, una nuova grande espulsione dalle nostre città».



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