Ansia e depressione ci fanno dimenticare le cose? Ecco cosa succede nel cervello

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

La memoria è una funzione cognitiva complessa che coinvolge molte aree del cervello e dipende dall’equilibrio tra diversi neurotrasmettitori, la plasticità sinaptica e la regolazione dello stress. Quando il cervello è sottoposto a condizioni di ansia e depressione, le sue capacità mnemoniche vengono compromesse attraverso diversi meccanismi neurobiologici.

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Perché le persone ansiose o depresse hanno problemi di memoria?

Le persone che soffrono di ansia e depressione spesso riportano difficoltà di concentrazione, problemi nel recupero di informazioni e una sensazione generale di confusione mentale. Questo non è solo il risultato di un calo dell’attenzione dovuto alla stanchezza emotiva, ma è legato a profonde alterazioni nella struttura e nella funzione di aree cerebrali come l’ippocampo, la corteccia prefrontale e l’amigdala.

Inoltre, condizioni croniche di ansia e depressione possono favorire stati di dissociazione, nei quali la memoria a breve e lungo termine può subire una sorta di “disconnessione” dal flusso di coscienza ordinario. Questo fenomeno rende ancora più difficile la codifica e il recupero dei ricordi. Approfondiamo dunque i meccanismi coinvolti.

Ippocampo, stress cronico e memoria: quando lo stress diventa tossico

L’ippocampo è una struttura cerebrale essenziale per la memoria episodica, ovvero la capacità di ricordare eventi e dettagli della nostra vita. È anche uno degli organi più sensibili agli effetti dello stress cronico, in particolare al cortisolo, l’ormone principale dello stress.

Quando una persona sperimenta ansia o depressione prolungata, i livelli di cortisolo rimangono elevati per lunghi periodi. Questo ha effetti neurotossici sull’ippocampo, portando a:

  • Atrofia ippocampale: Studi di neuroimaging hanno mostrato che le persone con depressione cronica o ansia grave presentano una riduzione del volume dell’ippocampo, compromettendo la capacità di formare e recuperare ricordi.
  • Difficoltà nella consolidazione dei ricordi: L’ippocampo lavora come un archiviatore della memoria, ma se è danneggiato, nuovi ricordi possono non essere immagazzinati correttamente. Questo spiega perché chi soffre di ansia o depressione ha difficoltà a ricordare dettagli recenti.
  • Maggior vulnerabilità a vuoti di memoria: L’ippocampo ridotto in dimensioni diventa meno efficiente, rendendo più frequenti gli episodi di dimenticanza.

Nei casi di depressione grave, queste alterazioni possono diventare così profonde da simulare forme di demenza reversibile, come nel caso della cosiddetta “pseudo-demenza depressiva”.

Corteccia prefrontale: il centro del pensiero annebbiato

La corteccia prefrontale dorsolaterale è una delle principali aree responsabili della memoria di lavoro, della concentrazione e del processo decisionale. Tuttavia, è anche fortemente influenzata dagli stati emotivi.

In condizioni di ansia o depressione:

  • Si riduce l’attività della corteccia prefrontale: Questo porta a una minore capacità di mantenere le informazioni nella memoria di lavoro e di focalizzarsi su compiti cognitivi complessi.
  • Si verifica un calo della flessibilità cognitiva: Chi soffre di depressione tende a rimuginare sugli stessi pensieri (spesso negativi), riducendo lo spazio mentale disponibile per nuove informazioni.
  • Aumenta la difficoltà nel pianificare e organizzare informazioni: Questo porta a problemi nella gestione della quotidianità e a una maggiore sensazione di confusione mentale.

Questa “nebbia cognitiva” è un sintomo molto comune e invalidante per chi soffre di disturbi dell’umore o d’ansia, perché compromette anche l’autoefficacia e la capacità di affrontare le sfide quotidiane.

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Amigdala iperattiva: il cervello in modalità allarme

L’amigdala è il centro delle emozioni, specialmente di quelle legate alla paura e al pericolo. Quando una persona è ansiosa o depressa, l’amigdala diventa iperattiva, interpretando anche stimoli neutri come minacce. Questo influenza la memoria in diversi modi:

  • L’attenzione si focalizza su stimoli negativi: L’ansia favorisce un “bias attentivo” verso informazioni minacciose o stressanti, riducendo la capacità di elaborare altri dettagli.
  • Si amplificano i ricordi negativi e si attenuano quelli positivi: Questo porta a una percezione distorta della realtà, in cui le esperienze sembrano più negative di quanto non siano in realtà.
  • La memoria emotiva diventa più intensa, mentre la memoria contestuale si indebolisce: Questo può spiegare perché alcune persone ansiose o depresse ricordano vividamente emozioni negative legate a un evento, ma non riescono a ricordare il contesto esatto in cui è accaduto.

Neurotrasmettitori e sinapsi: quando il cervello rallenta

La memoria dipende anche da un delicato equilibrio neurochimico. Nel cervello ansioso e depresso si osservano alterazioni nei livelli di:

  • Serotonina: Bassi livelli compromettono la plasticità sinaptica e riducono la capacità di consolidare nuovi ricordi.
  • Dopamina: Un deficit riduce la motivazione e la capacità di focalizzarsi su informazioni rilevanti.
  • Noradrenalina: Un’iperattività della noradrenalina può causare un eccesso di reattività allo stress, disturbando la memoria a breve termine.

Questi squilibri rendono più difficile il processo di apprendimento e il recupero delle informazioni.

Dissociazione e memoria: la mente che si disconnette

La dissociazione è un fenomeno comune in condizioni di ansia grave e depressione ed è strettamente legato alla memoria. Si verifica quando la mente si “disconnette” dalla realtà per difendersi da un’eccessiva sofferenza emotiva.

Dal punto di vista neuroscientifico, la dissociazione è associata a:

  • Riduzione dell’attività dell’ippocampo: Questo porta a una minore registrazione degli eventi, causando vuoti di memoria o la sensazione di “non essere presenti” quando accadono le cose.
  • Interferenza con la corteccia prefrontale: La dissociazione riduce la capacità di integrare informazioni e di organizzarle in modo logico.
  • Disconnessione tra amigdala e aree corticali superiori: Questo può portare a esperienze in cui si vive un evento in modo emotivamente intenso, ma senza poterlo ricordare chiaramente.

Chi sperimenta episodi dissociativi può avere la sensazione di vivere “con il pilota automatico”, con ricordi frammentati o assenti di interi periodi di tempo.

Ansia, depressione e memoria: una prospettiva di crescita emotiva

Ansia e depressione non sono semplici fluttuazioni dell’umore, ma condizioni che incidono profondamente sul funzionamento del cervello, con effetti rilevanti sulla memoria. L’ippocampo, essenziale per la formazione di nuovi ricordi, la corteccia prefrontale, responsabile del pensiero razionale e del controllo delle emozioni, e l’amigdala, centro della regolazione emotiva, subiscono alterazioni che possono compromettere la capacità di concentrarsi, ricordare eventi o elaborare esperienze in modo coerente.

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Uno degli aspetti meno compresi è il legame tra memoria e stati emotivi intensi. In situazioni di forte stress emotivo, il cervello può adottare la dissociazione come meccanismo di difesa, portando a vuoti di memoria o a una percezione distorta degli eventi vissuti. Questo non è un segno di debolezza o disattenzione, ma una risposta neurobiologica che protegge la mente da un sovraccarico emotivo insostenibile.

Comprendere questi meccanismi è essenziale per affrontare ansia e depressione con consapevolezza. Il primo passo è riconoscere che la perdita di memoria non è pigrizia né mancanza di volontà, ma il risultato di processi neurobiologici concreti. La buona notizia è che molte di queste alterazioni sono reversibili: la psicoterapia, la mindfulness e, in alcuni casi, il supporto farmacologico possono aiutare il cervello a ritrovare il proprio equilibrio.

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Molti lettori hanno trovato nel libro un’opportunità di riflessione profonda, una guida per comprendere sé stessi e per riconoscere l’importanza di prendersi cura della propria mente e del proprio cuore. Se ansia e depressione possono offuscare la nostra percezione della realtà, la consapevolezza e la crescita emotiva ci permettono di riscoprirla con nuovi occhi.

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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