Alzheimer
17 Febbraio 2025
“Servono valutazioni rigorose sui nuovi farmaci per l’Alzheimer, garantendo sicurezza, efficacia e sostenibilità economica”, ha dichiarato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante la presentazione dei risultati del Progetto Interceptor
“Servono valutazioni rigorose sui nuovi farmaci per l’Alzheimer, garantendo sicurezza, efficacia e sostenibilità economica”, ha dichiarato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante la presentazione dei risultati del Progetto Interceptor presso l’Istituto Superiore di Sanità. Schillaci ha sottolineato l’importanza di integrare la medicina di precisione con infrastrutture sanitarie potenziate e strumenti di telemedicina per garantire diagnosi tempestive e una presa in carico personalizzata dei pazienti. In Italia, le malattie neurodegenerative coinvolgono oltre un milione di persone e circa 4 milioni di caregiver. “Di fronte a questi numeri, è necessaria una risposta forte e strutturata dal Servizio Sanitario Nazionale”, ha affermato Schillaci, evidenziando come la crescente longevità della popolazione italiana renda indispensabile un approccio innovativo e sostenibile alla gestione delle demenze.
Anche Robert Nisticò, Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha sottolineato l’importanza di un cambiamento radicale nell’approccio terapeutico. “Il Progetto Interceptor rappresenta un passo avanti fondamentale verso terapie sempre più mirate ed efficaci, consentendo di identificare con maggiore precisione chi svilupperà l’Alzheimer e intervenire tempestivamente con trattamenti personalizzati”, ha dichiarato Nisticò. Parlando delle nuove frontiere farmacologiche, Nisticò ha citato il lecanemab, un anticorpo monoclonale recentemente approvato dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), che rimuove la beta amiloide dal cervello, una proteina associata alla neurodegenerazione. Tuttavia, ha avvertito: “Sull’efficacia del farmaco c’è ancora molta incertezza, poiché rimuovere la beta amiloide non necessariamente migliora le funzioni cognitive”. Questo mette in luce l’urgenza di un approccio più preciso e personalizzato, che il Progetto Interceptor si propone di perseguire.
Il Progetto Interceptor, finanziato da AIFA, si concentra sull’individuazione di biomarcatori in grado di predire chi, tra le persone affette da disturbo cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment, MCI), ha maggiori probabilità di sviluppare l’Alzheimer. Questo permetterà un utilizzo più mirato delle terapie, evitando sprechi economici e garantendo cure efficaci e sostenibili. I primi risultati dello studio hanno dimostrato che la combinazione di più biomarcatori consente di identificare con precisione l’81,6% dei casi di conversione da MCI a demenza. Lo studio ha coinvolto 351 partecipanti e ha utilizzato una vasta gamma di esami, tra cui valutazioni cognitive, risonanza magnetica, test genetici e analisi del liquido cerebrospinale. Paolo Maria Rossini, promotore e coordinatore dello studio, ha dichiarato che ulteriori analisi saranno disponibili nei prossimi mesi grazie all’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale, migliorando ulteriormente la capacità di diagnosi precoce e prevenzione dell’Alzheimer. Il Progetto Interceptor segna un passo significativo verso la medicina di precisione, permettendo di personalizzare le terapie in base al profilo specifico di ciascun paziente. Come sottolineato da Nisticò, “I biomarcatori permetteranno di fare diagnosi più accurate e di sviluppare terapie target personalizzate, migliorando l’efficacia del trattamento”. Schillaci ha ribadito che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) dovrà adeguarsi a queste nuove esigenze, integrando la medicina di precisione con un potenziamento delle infrastrutture territoriali e della telemedicina. Per sostenere questo cambiamento, il Fondo per l’Alzheimer e le demenze è stato rifinanziato con 35 milioni di euro per il triennio 2024-2026 e oltre 24 milioni sono stati destinati a 26 progetti di ricerca attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
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