Pur essendo stati ritenuti da ITIA e WADA responsabili della contaminazione da clostebol che ha portato alla squalifica di Jannik Sinner, il preparatore Umberto Ferrara e il fisioterapista Giacomo Naldi non sono stati invece fermati e possono continuare a lavorare nello sport professionistico.
Jannik Sinner è fermo ai box dopo la sospensione di 3 mesi patteggiata con la WADA per la sua doppia positività al test antidoping del marzo 2024 e in queste ore è impegnato a cercare soluzioni, impianti e sparring partner che gli diano una mano, almeno finché non potrà allenarsi in strutture affiliate e con tesserati (il 13 aprile è la deadline). Il numero uno al mondo – cui l’Agenzia mondiale antidoping non ha riconosciuto alcuna colpa o dolo, ma solo la negligenza nel controllare l’operato del suo staff – è dunque squalificato, mentre le due persone ritenute dalla stessa WADA responsabili della contaminazione da clostebol (“accettiamo che il Sig. Sinner non intendesse imbrogliare e che la sua esposizione al clostebol non abbia fornito alcun beneficio in termini di miglioramento delle prestazioni e sia avvenuta a sua insaputa come risultato della negligenza dei membri del suo entourage“), ovvero il preparatore atletico Umberto Ferrara e il fisioterapista Giacomo Naldi, non sono stati sospesi e possono lavorare regolarmente nello sport professionistico (Ferrara è ora nello staff di Berrettini). Perché?
La versione dei fatti di Sinner accettata da ITIA e WADA: Ferrara e Naldi sono i responsabili del caso clostebol
La versione dei fatti di Sinner, accettata come verosimile prima dall’ITIA – che lo aveva assolto completamente ad agosto in prima battuta – e poi dalla WADA che non ha messo in dubbio l’onestà e pulizia morale del 23enne campione azzurro, era stata presentata immediatamente dagli avvocati dell’altoatesino lo scorso marzo in seguito alla positività da clostebol durante il torneo di Indian Wells. Averlo fatto nei primi dieci giorni aveva fatto sì che la sua sospensione provvisoria (4 giorni, che adesso sono stati scalati dai 3 mesi di squalifica pattuiti) fosse revocata e non resa pubblica (questi ultimi due aspetti della vicenda sono quelli più criticati dalla maggior parte dei suoi colleghi).
Giacomo Naldi e Umberto Ferrara assieme a Sinner, Vagnozzi e Cahill dopo il trionfo all’Australian Open 2024
Nella ricostruzione del team di Sinner, il clostebol era finito nelle sue urine (in una quantità inferiore a un miliardesimo di grammo, il che ha avvalorato la tesi della contaminazione) dopo che il fisioterapista Naldi aveva massaggiato il numero uno al mondo senza guanti, avendo tuttavia usato in precedenza il Trofodermin spray (che contiene clostebol) per aiutare cicatrizzare una ferita a un dito della propria mano. Il Trofodermin – che si trova anche in pomata ed è l’unico preparato che in Italia contiene lo steroide anabolizzante in questione – era stato acquistato dal preparatore Ferrara (laureato in Chimica e Tecnologie farmaceutiche), che lo aveva passato a Naldi.
Perché Ferrara e Naldi non sono stati squalificati a differenza di Sinner
Ebbene, mentre Sinner è stato squalificato proprio per colpa dell’operato dei suoi due collaboratori (poi da lui licenziati), su cui non ha vigilato adeguatamente, Ferrara e Naldi non sono stati sanzionati in alcun modo. Il motivo risiede nel fatto che l’ITIA, ovvero “l’organizzazione responsabile della salvaguardia dell’integrità del tennis professionistico in tutto il mondo“, si occupa solo dei giocatori. L’operato dei membri del loro staff è invece di competenza della NADO Italia, l’organizzazione indipendente che è un’articolazione a livello nazionale della WADA e alla quale spetta l’applicazione in toto del Codice Mondiale Antidoping. Uno degli articoli del codice in questione, il 2.6.2, chiama in causa proprio Ferrara e Naldi alla voce: “Quanto segue costituisce violazione della normativa antidoping“.
L’articolo 2.6.2 recita: “Possesso, da parte di una Persona di Supporto dell’Atleta, di una qualsiasi sostanza o di qualsiasi metodo proibiti In competizione e/o possesso, da parte di una Persona di Supporto dell’Atleta, di una qualsiasi sostanza o di qualsiasi metodo proibiti Fuori competizione, considerando la competizione o l’allenamento con riferimento all’Atleta, salvo che Persona di Supporto dell’Atleta non giustifichi il possesso con una TUE concessa ad un Atleta ai sensi del’articolo 5.4 o con altra valida motivazione“.
L’articolo 2.6.2 del Codice Mondiale Antidoping recepito da NADO Italia
Dunque il codice WADA (e NADO per recepimento) ritiene “violazione della normativa antidoping” anche il semplice possesso o trasporto dello spray in questione (anche di non tesserati) durante un torneo professionistico, il che avrebbe comportato una sanzione anche per Ferrara e Naldi, qualora NADO Italia avesse aperto un fascicolo su di loro, cosa che a quanto risulta al Corriere della Sera non è avvenuta.
Matteo Berrettini ha assunto Umberto Ferrara nel suo staff
Il preparatore Ferrara adesso lavora con Berrettini: “Non è il mio ruolo rispondere”
Umberto Ferrara ha dunque potuto trovare lavoro quasi subito ad alto livello ancora nel tennis, diventando il preparatore di Matteo Berrettini, che a precisa domanda risponde così: “Se è una situazione un po’ strana? Dice che la gente se lo chiede? Non so se è il mio ruolo rispondere. Posso dire che quando scelgo un membro nuovo del team, dietro ci sono riflessioni e pensieri: considero Umberto un serio professionista, l’ha detto anche Jannik in forma pubblica e privata. È stato fatto un errore, purtroppo. Non doveva succedere ma è successo. Quando ho incontrato Umberto per parlare di lavoro questo tema è entrato nella conversazione, naturalmente. Ma la valutazione è stata un’altra: io sono convinto che possa aiutarmi nel mio processo di crescita. Se poi la gente è stupita, stranita, arrabbiata, non so che fare. Sinceramente ho smesso di preoccuparmi di quello che pensa la gente tempo fa: se leggessi ogni commento, non reggerei al peso di tutto“.
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