“Sono favorevole alla semplificazione delle politiche pubbliche, purché ciò significhi facilitarne l’attuazione e non sia un paravento per la deregolamentazione”. Così Pascal Canfin Eurodeputato e coordinatore di Renew Europe in commissione Ambiente (ENVI) dell’Europarlamento (commissione di cui, nella passata legislatura è stato presidente) ha commentato le consultazioni avviate dalla Commissione europea sull’Omnibus Simplification Package (una serie di provvedimenti di semplificazione che avranno come oggetto anche le norme ambientali). Tanto da domandarsi, in un post LinkedIn, se si tratti di “consultazioni fake”, finte, fasulle.
Il politico francese si unisce così ad una lunga serie di soggetti – imprese, associazioni, sindacati – che hanno espresso dubbi sulla procedura e sul quanto (poco) si sa del merito del provvedimento.
Un processo “preoccupante”
Canfin trova “particolarmente preoccupante” il processo utilizzato finora dalla Commissione: “Nessuna valutazione d’impatto, nessun processo di consultazione aperto a tutti”. Non si tratta di una leggerezza, ma di una frattura in un metodo ormai consolidato e regolamentato.
Scrive infatti l’eurodeputato: “Questi elementi appartengono ai principi fondamentali del programma Legiferare meglio (Better Law-Making) e di conseguenza non siamo in grado di avere un dibattito realmente basato sui fatti su come queste legislazioni incidano o meno sulla competitività dell’UE”. Guardando l’elenco dei partecipanti alla consultazione (tenutasi il 5 e 6 febbraio), Canfin si chiede se non rischierà di essere “una consultazione fasulla”.
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Esclusioni “illustri e incomprensibili”
Nel suo posts si lamenta l’esclusione di interlocutori importanti: “Molte aziende che stanno già implementando la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD, che ha reso il bilancio di sostenibilità obbligatorio dal 2024, per grandi aziende e pmi quotate) che hanno già pubblicato il loro primo rapporto di sostenibilità, che si stanno preparando a fare lo stesso per la CSDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive, che richiederà alle imprese di prevenire, mitigare o ridurre al minimo gli impatti sui diritti umani e sull’ambiente) e che hanno sostenuto pubblicamente queste legislazioni, non sono presenti al tavolo”. Canfin cita ad esempio Nestlé, Ferrero o Unilever, “che hanno sostenuto a gran voce queste legislazioni, non sono ancora state invitate. È molto difficile capire perché”.
Al tavolo delle consultazioni mancano le coalizioni di investitori in sostenibilità come pure la piattaforma sulla finanza sostenibile, “che avrebbe potuto fornire un’assistenza tecnica molto gradita alla discussione”.
Tra chi non è stato invitato ad un confronto al quale avrebbe potuto dare invece un contributo non irrilevante, l’eurodeputato francese ricorda “le start-up che hanno sviluppato software per semplificare la raccolta dei dati e ridurre gli oneri amministrativi per le imprese”. Assenza “molto sorprendente, poiché le soluzioni innovative proposte da queste aziende affrontano proprio la questione oggetto del dibattito sulla semplificazione”.
Presenze inquinanti
Nella lista degli invitati, invece, ci sono soggetti che non mancano mai nei tavoli che contano: “Posso solo sottolineare che il settore del petrolio e del gas è molto ben rappresentato. La transizione non avverrà senza di loro, ma sembra necessario un riequilibrio delle parti interessate, in modo che le aziende con un interesse diretto e positivo nella transizione possano avere voce in capitolo e possano stimolare la consultazione in un quadro più fedelmente rappresentativo della comunità imprenditoriale dell’UE”.
Semplificazioni, economia, democrazia
Partendo da queste assenze a dalla presenze ingombranti, l’ex presidente della commissione ENVI fa appello alla Commissione perché corregga gli errori fatti e risolva questo problema di rappresentanza e competenze: “Questo è necessario sia dal punto di vista economico che da quello democratico”.
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