Mauro Zanarini ricorda l’amico Graziano Pozzetto: ha scritto l’enciclopedia dei prodotti della Romagna, un grande dal carattere tranchant, che va rivalutato

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Si svolgeranno domani martedì 18 febbraio le esequie di Graziano Pozzetto, con inizio alle 9 alla Camera Mortuaria di Ravenna. La salma verrà poi tumulata nel cimitero di San Biagio di Argenta, il suo paese. Pozzetto, infatti, era nato a San Biagio nel 1942 ed è morto nel pomeriggio del 14 febbraio, all’ospedale di Ravenna. Aveva 83 anni. La moglie era scomparsa tre anni fa. Pozzetto lascia il figlio Alessandro, che lavora nel mondo del vino e vive con la sua compagna a Faenza.

Giornalista, scrittore, gastronomo, bibliofilo, ricercatore e autore. È stato fra i fondatori storici del movimento Slow Food e protagonista di un’enciclopedica codificazione culturale ed antropologica sui mangiari, cibi, vini, prodotti tipici, eccellenze, memorie identitarie, storie e testimonianze di cibo delle Romagne. Ha ottenuto importanti riconoscimenti locali e nazionali. Ha tracciato il mosaico delle unicità gastronomiche e culturali che, insidiate da omologazioni devastanti, esprimono la civiltà, la storia, il territorio e la sua gente. Ha realizzato corpose monografie, alcune vincitrici di importanti premi come “Bancarella Cucina” e “Baldassarre Molossi”, dedicate ai prodotti tipici romagnoli. Nel 2008 ricevette anche il Premio Guidarello di Confindustria Ravenna.

IL RICORDO E IL TRIBUTO A GRAZIANO POZZETTO DI MAURO ZANARINI

“Con Graziano ci conoscevamo dagli anni ’70, – racconta Mauro Zanarini – insieme abbiamo iniziato in quel periodo tutta una serie di incontri alla Pro Loco di Santo Stefano, portando lì dei grandi personaggi del mondo del vino come Veronelli, Nonino, Gaja, Rovero. Allora facevo ancora il farmacista. Poi con la mia famiglia, aprii un’enoteca a Marina di Ravenna e allora io andavo con lui in giro per l’Italia a comprare vino, in Toscana, in Piemonte, in particolare nelle Langhe, in Friuli. Si andava a trovare produttori che erano anche amici. Io facevo il carico di vino e naturalmente insieme facevamo cene e bevute strepitose. In quel periodo c’è stato il rinascimento delle piccole cantine, a noi piaceva scoprire quelle realtà. A volte si stava fuori a dormire presso le cantine e qualche amico produttore ci dava un letto per dormire.”

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“Una sera, nella zona di Neive, in Piemonte, avevamo appena finito una cena con tanti produttori locali – continua Zanarini – e a un certo punto è arrivata una telefonata, un amico disse: mi ha chiamato il mio trifolaio (il tartufaio, ndr) che ha trovato un tartufo che vale come un Rolex d’oro. Che facciamo? Quello è arrivato alla cena indossando il tartufo al polso come se fosse veramente un orologio. E ci siamo rimessi a tavola per gustarci il tartufo con le uova, insieme a un gran Barbaresco. Non ti dico quella notte.”

“Insieme a Graziano Pozzetto – prosegue il racconto di Zanarini – seguivamo la guida I Ristoranti di Veronelli. Ho collaborato con lui per selezionare i prodotti della Romagna per la prima e più completa guida enogastronomica italiana che c’era in quegli anni, L’Almanacco dei Golosi, realizzata da Arcigola (che poi diventerà Slow Food, ndr) e Gambero Rosso. Dopo Arcigola presso l’Arci che si trovava allora in Via Castel San Pietro, fondammo Slow Food. E Graziano Pozzetto è stato all’atto di fondazione di Slow Food a Bra insieme a Carlin Petrini.”

“Nel corso degli anni Graziano ha fatto un lavoro incredibile sulla cultura materiale ed enogastronomica della Romagna, ha realizzato una vera e propria enciclopedia dei saperi. – dice Zanarini – A casa sua, a San Pietro in Campiano, ha una grande documentazione, tutte le ricerche che ha fatto, e poi ci sono tutte le sue pubblicazioni. Adesso in un gruppo di amici vogliamo dare una mano al figlio di Graziano, Alessandro, per trovare uno spazio adeguato per collocare questo patrimonio prezioso. Lo stesso discorso vale per una serie di prodotti che custodisce nella sua cantina e che Graziano non ha potuto gustare, in particolare negli ultimi tempi. Forse faremo un’asta, per cercare di venderli. A casa sua si mangiava anche molto e bene. Ogni volta che c’era una ragazza che ci interessava, si andava a mangiare da lui. Io ci ho portato anche mia moglie che alla fine era sconvolta dopo una ventina di assaggi che ci avevano mandato fuori dai coppi. A casa sua abbiamo festeggiato anno scorso l’82esimo compleanno di Graziano insieme all’amico Alfredo Antonaros (nella foto di apertura, ndr).”

Graziano Pozzetto

“Il contributo di Graziano Pozzetto alla crescita della cultura enogastronomica della Romagna è stato fondamentale. Anzi insostituibile. – spiega Mauro Zanarini – Praticamente ha scritto tutto, dalle minestre, al pesce, alle carmi, al maiale. Ha fatto un’opera completa, una summa. Come dicevo prima, un’enciclopedia unica. Un’altra cosa come quella che ha fatto lui non esiste. Tutti coloro che si occupano di gastronomia in Romagna dovrebbero conoscere il lavoro imprescindibile di Graziano. Purtroppo lui era un po’ orso di carattere, era molto diretto e tranchant, per nulla diplomatico. Diceva e scriveva quello che pensava e che sapeva senza tante mediazioni e senza scendere a compromessi. Per questo non poteva piacere a tutti. E con molti ha finito per litigare. Anche a livello istituzionale. Si lamentava perché in molte occasioni le istituzioni locali non lo chiamavano, ma il fatto è che quando lo chiamavano lui andava giù di brutto e questo non piaceva.”

“Graziano era molto legato alle tradizioni. Gli piacevano i grandi cuochi, certo, ma soprattutto era legato ai territori, ai piccoli produttori, ai prodotti locali, ai contadini. Non sopportava Master Chef e tutto lo spadellamento continuo che impazza in tv. Credeva nella cultura dei contadini, nei norcini, nei casari veri. Non amava l’industria. Accettava l’innovazione ma non era esattamente nelle sue corde. Preferiva i piatti di una volta, quelli del ricordo, legati all’infanzia, al passato. – conclude Mauro Zanarini – Io credo che Graziano Pozzetto sia stato un grandissimo cultore e studioso delle cose di Romagna e non credo – anche per via del suo carattere – sia stato sufficiente considerato e valorizzato nel corso della sua vita. Non gli sono stati attribuiti i meriti che effettivamente aveva. Andrebbe rivalutato. Dopo la sua morte questo credo e spero avvenga. Anche Petrini e Barbero, i fondatori di Slow Food, lo ricordano e tramite me hanno fatto le condoglianze al figlio.”





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