Crisi e Disoccupazione in Irpinia

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Il Partito della Rifondazione Comunista – Federazione Irpina, attraverso le parole del segretario provinciale Arturo Bonito, del responsabile provinciale lavoro Tony Della Pia e di Luigi Caputo, rappresentante del PRC di Atripalda, ha riacceso i riflettori, ancora una volta, su quanto sta accadendo in provincia di Avellino, come in altre aree del Sud Italia. È innegabile che l’Irpinia stia vivendo un periodo di crescente difficoltà economica e occupazionale. La chiusura di attività produttive storiche e la perdita di posti di lavoro stanno avendo effetti devastanti sulla comunità locale. L’ennesima tragedia sociale si è concretizzata con il piano di ridimensionamento del gruppo Conbipel – BTCX, che ha deciso di chiudere diversi punti vendita, soprattutto al Sud, tra cui la storica sede di Atripalda. Questa decisione ha causato il licenziamento di nove lavoratrici, molte delle quali monoreddito e madri, che ora si trovano senza certezze riguardo al loro reddito e futuro professionale.

Il piano di ridimensionamento e le conseguenze occupazionali

La notizia della chiusura della sede di Atripalda ha scosso la comunità locale. Le lavoratrici, che per anni hanno garantito il buon funzionamento del punto vendita, sono state licenziate senza alcun preavviso. I licenziamenti sono stati comunicati direttamente dalla proprietà senza nemmeno informare i rappresentanti sindacali, nonostante il tentativo della CGIL e della FILCAMS Avellino – Benevento di coinvolgere il Prefetto e le istituzioni locali. Questo atteggiamento unilaterale, che ha ignorato il dialogo e la mediazione sindacale, ha reso ancor più drammatica la situazione per le lavoratrici coinvolte, che ora non solo affrontano la perdita del posto di lavoro, ma anche l’incertezza di un futuro occupazionale che sembra non esserci.

Il nuovo inquilino: una catena di ristorazione multinazionale

Le notizie che arrivano in queste ore non fanno che aumentare la preoccupazione. Sembra infatti che i locali un tempo occupati da Conbipel ad Atripalda siano destinati a ospitare una catena statunitense operante nel settore della ristorazione. Questo scenario rappresenta l’ennesimo esempio di come, in Irpinia e in altre aree del Sud, si stia assistendo a una progressiva “desertificazione produttiva”. Gli opifici e le strutture industriali che un tempo ospitavano aziende locali, molte delle quali finanziate con fondi pubblici, vengono ora trasformati in megasupermercati o insediamenti di multinazionali, spesso nel settore alimentare.

Ciò che preoccupa maggiormente è la tipologia di lavoro che queste nuove realtà offrono. Contratti precari, ritmi di lavoro insostenibili e condizioni di sfruttamento sembrano essere la norma in questi contesti. Non è raro che la criminalità organizzata trovi terreno fertile in queste situazioni, approfittando della debolezza economica e della mancanza di controllo da parte delle autorità locali.

La desertificazione produttiva e la mancanza di programmazione industriale

Il fenomeno che stiamo osservando in provincia di Avellino non è una novità. Da decenni, infatti, la mancanza di una seria programmazione industriale ha determinato il progressivo abbandono delle attività produttive, che avrebbero potuto rappresentare una risorsa economica importante per il territorio. Questo abbandono ha dato vita a un ciclo vizioso che, invece di promuovere lo sviluppo, ha favorito la desertificazione produttiva.

L’Irpinia è una terra dalle straordinarie risorse naturali, ma spesso il suo potenziale economico è stato mal gestito. I finanziamenti pubblici, come quelli previsti dalla legge 219/81, sono stati destinati alla costruzione di strutture industriali che oggi giacciono abbandonate. Al loro posto, invece di creare nuove opportunità di lavoro e di sviluppo, sorgono grandi catene commerciali di proprietà di multinazionali. Questo processo di esternalizzazione ha creato una situazione in cui il lavoro è precario, mal retribuito e privo di garanzie per i lavoratori, mentre le risorse locali vengono sfruttate per alimentare il profitto di grandi aziende globali.

La situazione delle lavoratrici licenziate e le richieste della Rifondazione Comunista

“Come Partito della Rifondazione Comunista, siamo impegnati a seguire la sorte delle nove lavoratrici licenziate da Conbipel, donne che hanno visto il loro posto di lavoro scomparire nel nulla, senza alcun supporto o prospettiva di ricollocazione”, affermano. “La nostra posizione è chiara: in primo luogo, chiediamo l’attivazione degli ammortizzatori sociali per garantire alle lavoratrici una copertura economica durante questo difficile periodo. In secondo luogo, è fondamentale che venga avviato un processo di ricollocazione delle lavoratrici, eventualmente attraverso percorsi di formazione che permettano loro di svolgere nuove mansioni, magari anche in un contesto differente”, conclude il PRC Irpinia.

L’impegno del sindaco di Atripalda, Paolo Spagnuolo, è stato richiesto dalle lavoratrici stesse, che avevano confidato nel suo supporto per avviare un dialogo con la società subentrante. A distanza di mesi, però, non è chiaro quale sia stato l’esito di tale impegno, dato che il primo cittadino sembra essersi mostrato latitante, da dicembre scorso, riguardo a qualsiasi azione concreta. Questo atteggiamento di indifferenza da parte delle istituzioni locali è intollerabile e offende la dignità delle persone coinvolte. È evidente che per affrontare questa crisi in modo efficace, è necessario un impegno serio e urgente da parte di tutte le istituzioni coinvolte, dal Governo nazionale a quelli regionali e locali.

Un futuro incerto: le prospettive per le nuove generazioni

Il futuro della provincia di Avellino appare oggi più incerto che mai. Le giovani generazioni, già abituate a vivere in un contesto di difficoltà economica, sono sempre più disposte a emigrare alla ricerca di un’opportunità che il loro territorio non è in grado di offrire. La perdita di posti di lavoro stabili e il progressivo svuotamento del tessuto industriale stanno creando un ambiente che spinge i giovani a cercare altrove la possibilità di costruire una carriera e una vita migliore.

La situazione descritta non può e non deve essere ignorata. È necessario che le istituzioni, le forze politiche e sociali, lavorino insieme per promuovere un modello di sviluppo che sia in grado di rilanciare l’occupazione, di valorizzare il territorio e di garantire a tutte le lavoratrici e i lavoratori un futuro dignitoso.

La provincia di Avellino è oggi di fronte a una grave crisi occupazionale e produttiva. La chiusura di attività storiche come quella di Conbipel ad Atripalda, e il successivo insediamento di multinazionali nel settore della ristorazione, è solo l’ultimo atto di un processo che sta progressivamente svuotando il territorio di opportunità. Le istituzioni locali e nazionali devono intervenire con urgenza per supportare le lavoratrici licenziate e promuovere un piano di sviluppo industriale che non favorisca solo i grandi gruppi multinazionali, ma che miri a creare occupazione stabile e di qualità per le persone che vivono in questi territori.

Le lavoratrici di Conbipel, così come tutte le persone che vivono in provincia di Avellino, meritano un futuro migliore, un futuro che non si costruisce con la desertificazione produttiva, ma con il rilancio di un’economia locale che sia giusta, sostenibile e capace di garantire dignità e speranza a tutti.



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