La proposta della Commissione europea si scontra coi territori sulla fusione dei fondi PAC e fondi di coesione – Euractiv Italia

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La Commissione europea ha avanzato una proposta che prevede la fusione del bilancio della Politica Agricola Comune (PAC) con quello dei fondi di coesione. Tuttavia, questa prospettiva nata con l’intenzione di razionalizzare le risorse finanziarie e migliorare l’efficienza della spesa ha scatenato un acceso dibattito politico e istituzionale, suscitando forti critiche da parte di numerosi attori regionali ed europei, preoccupati per la possibile perdita di autonomia nella gestione delle risorse e per la riduzione della dimensione comune europea di politiche chiave.

I fondi di coesione e quelli della Politica Agricola Comune rappresentano due pilastri fondamentali per il sostegno allo sviluppo europeo. La PAC, con un budget di circa 387 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, fornisce sostegno al settore agricolo e alle aree rurali.

I fondi di coesione, invece, ammontano a circa 392 miliardi di euro e mirano a ridurre le disparità economiche e sociali tra le regioni dell’Unione europea, beneficiando quasi tutte le regioni, con un’attenzione particolare a quelle meno sviluppate.

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La politica si scontra con la Commissione

Tra i più critici nei confronti della proposta della Commissione europea figura Stefano Bonaccini, eurodeputato italiano (S&D) e relatore del quadro pluriennale per la Commissione agricoltura del Parlamento europeo.

Bonaccini ha dichiarato a Euractiv: “La gestione nazionale dei fondi mette a rischio la dimensione comune europea di politiche chiave, da quelle regionali alla politica agricola, con forti rischi di tagli ai finanziamenti, e limiterà il ruolo delle autorità locali e regionali nell’utilizzo delle risorse”.

Questa visione centralizzata della gestione dei fondi suscita preoccupazioni non solo tra gli eurodeputati, ma anche tra le regioni europee, che temono di perdere il controllo su risorse cruciali per lo sviluppo economico e territoriale.

Luca Menesini, presidente dei Socialisti Europei (PSE) al Comitato europeo delle Regioni e già vicepresidente per l’Italia del Comitato delle Regioni a Bruxelles, è intervenuto sulla proposta di riforma del budget europeo, esprimendo sostegno per una maggiore ambizione dell’Unione europea, ma ha anche lanciato un forte avvertimento sui rischi legati alla centralizzazione delle risorse.

“Noi, come rappresentanti delle autonomie locali, quindi Comitato delle Regioni, parte socialista, spingiamo molto perché l’Europa cominci a fare passi avanti coraggiosi”, ha dichiarato Menesini a Euractiv Italia, sottolineando che ogni riforma deve però preservare i principi di sussidiarietà e coesione territoriale.

Tra i punti più controversi, la riduzione degli attuali otto programmi a uno solo, senza una chiara definizione delle risorse.

“Cambiare il paradigma della coesione passando a un modello stile Next Generation EU significa centralizzare le decisioni a livello nazionale e questo non ci sta bene assolutamente”.

“Lo riteniamo un processo che va ad aumentare le disuguaglianze territoriali e che indebolisce i territori, e in parte anche l’Europa stessa”, ha avvertito.

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Menesini ha poi ribadito il ruolo cruciale del Comitato delle Regioni come “Camera di salvaguardia del principio di coesione e della sussidiarietà”, sottolineando che il futuro dell’Europa non può prescindere da una solida cooperazione tra istituzioni europee, Stati e autorità locali.

Le regioni europee si ribellano

Diverse regioni hanno reagito con fermezza alla proposta di fusione dei fondi.

La Baviera, una delle regioni più influenti della Germania, si è schierata al fianco della Polonia per contrastare questa iniziativa. I rappresentanti bavaresi hanno espresso preoccupazione per l’indebolimento delle specificità regionali e hanno sottolineato il rischio di una gestione centralizzata poco attenta alle esigenze locali.

Anche la regione francese della Nouvelle-Aquitaine ha criticato la proposta, denunciando il pericolo di una riduzione del ruolo delle autorità locali nella definizione delle priorità territoriali. I leader regionali temono che questa nuova configurazione possa compromettere la capacità delle regioni di rispondere in modo tempestivo e adeguato alle sfide locali.

La discussione resta aperta e promette di animare il dibattito europeo nei prossimi mesi, con molte regioni determinate a difendere la loro autonomia gestionale e il loro accesso diretto ai fondi europei, anche attraverso gli organi istituzionali come il Comitato delle Regioni.



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