Cesa, subito i cambi d’uso per le case-ufficio: altrimenti Guida e Mangiacapra rifileranno il terzo “pacco” ai proprietari

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“Se vuoi avere successo a questo mondo, prometti tutto e non mantenere nulla”. La massima napoleonica calza a pennello a Enzo Guida. Sulla “sanatoria” delle case-ufficio il sindaco di Cesa ha promesso di tutto e di più ben sapendo che non manterrà nulla di nulla. Impegni fasulli assunti in consiglio comunale e immancabilmente via social. Un altro gioco di prestigio per gabbare i proprietari degli immobili, studiato a tavolino assieme a Mimmo Mangiacapra, scaltrissimo presidente dell’assise e delegato all’Urbanistica. Un “pacco”, direbbero a Napoli. Un “doppio pacco”, per citare Nanni Loy. Il “pacco” è stato rifilato agli interessati nella campagna elettorale del 2020. Guida promise di risolvere il problema urbanistico del Parco Serena in via Matteotti, del Parco Pelliccia in via René Guénon e di uno dei Parchi sorto nei pressi del ponte di Sant’Antimo-Cesa. Si tratta di un centinaio di immobili che insistono su zone D, destinate alle attività produttive, ma in realtà utilizzati per civili abitazioni. Non sono né uffici, né stabilimenti. Sono case a tutti gli effetti, realizzate circa 20 anni fa. Quell’impegno solenne è stato richiamato da Guida nell’ultimo civico consesso e con un video Fb di presentazione alla seduta del 7 febbraio (link in basso).

IL PRIMO “PACCO” RIFILATO NEL 2020

Vediamo cosa contiene il “pacco” del 2020. Le elezioni si tengono a settembre. Uno dei cavalli di battaglia dell’allora candidato sindaco, poi riconfermato, è la “regolarizzazione” delle case-ufficio. In ballo ci sono un migliaio di voti. La promessa non è campata in aria. Si poteva mantenere se ci fosse stata davvero la volontà politico-amministrativa di risolvere il problema. Bastava trasformare i suoli da zone D (attività produttive) in zone C (residenziali di nuova espansione) nella fase di redazione del Piano urbanistico comunale approvato nel settembre 2021, a un anno esatto dal voto. Ma nel Puc le zone D in questione restano tali, D erano e D rimangono. Ecco il “pacco” del sindaco e del delegato all’Urbanistica recapitato ai residenti dei tre Parchi. Perché Guida e Mangiacapra non inseriscono nel redigendo Puc la sanatoria delle case-ufficio con la riclassificazione dei suoli da D a C? Ovviamente perché quelle abitazioni avrebbero implicato cubatura in più, sottraendola ad altre aree. Conseguenza pratica: i 400 nuovi alloggi previsti dal Puc sarebbero scesi a 300 per la trasformazione dei 100 già esistenti da uffici a civili abitazioni.

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Una mazzata per gli imprenditori del cemento. Cento immobili in meno avrebbero ridotto di un quarto il giro d’affari. La nuova amministrazione Guida, composta in gran parte dagli stessi membri di quella precedente, a partire dal presidente-delegato Mangiacapra, fa una precisa scelta politico-urbanistica: decide di non sanare, come invece promesso in campagna elettorale, le case-ufficio per favorire le imprese del mattone. Per carità, una scelta legittima, seppur non condivisibile. Ma è questa la verità. È questo il “pacco” rifilato ai proprietari degli immobili nel 2020. Tutto il resto è propaganda. Peraltro spregevole, perché fatta sulla pelle di persone che hanno investito i propri risparmi per la prima casa, per edilizia domestica e non speculativa.

IL SECONDO “PACCO” IN CONSIGLIO COMUNALE

La brutta storia si ripete a ridosso delle prossime comunali. Guida sarà ricandidato sindaco e Mangiacapra sarà di nuovo lì a dare le carte ai tavoli che contano. Ed eccoci al “doppio pacco”. Nell’ultimo consiglio comunale è passata la delibera di indirizzo per Giacomo Petrarca, responsabile del settore Urbanistico. Cosa prevede? Ne riportiamo testualmente uno stralcio: “In materia di mutamento della destinazione urbanistica con riferimento alle zone equipollenti, sia specificato che: possono essere considerate equipollenti alle zone A, B e C quelle unità immobiliari ricadenti in zona D aventi destinazione direzionali (uffici), a condizione che le stesse siano situate in aree del territorio già urbanizzate, dotate di servizi primari e secondari, confinanti con zone già edificate e caratterizzate da connotazioni residenziali”. In altre parole, l’amministrazione comunale vuole far credere ai proprietari che il cambio di destinazione d’uso sia possibile anche per gli immobili ricadenti in zona D. Ma è una fandonia colossale. Un immobile che insiste su un’area D, destinata alle attività produttive, può essere trasformato a civile abitazione soltanto in seguito alla riclassificazione del suolo. Lo ribadisce il “Salva Casa”. E lo certifica l’art. 27, comma 2, della legge regionale 31/2021. “La nuova destinazione d’uso è ammissibile esclusivamente se rientra tra quelle individuate dallo strumento di pianificazione urbanistica come compatibili per la parte del territorio comunale considerata”.

Un principio ovvio e ineludibile: la nuova destinazione d’uso dell’immobile non può violare il Puc, altrimenti il comune si troverebbe nella situazione assurda di concedere permessi in contrasto con lo strumento urbanistico in vigore e da esso stesso adottato. Non solo. Una sanatoria del genere contravverrebbe anche al Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP). Per un motivo matematico: ai nuovi 400 alloggi previsti dal Puc se ne aggiungerebbero altri 100 non conteggiati. Sarebbe una mostruosità urbanistica oggetto di studi specialistici a livello interplanetario. Insomma la soluzione formulata in consiglio comunale non sta né in cielo, né in terra. È becera e offensiva propaganda. Il problema delle case-ufficio va risolto, sia chiaro. Ma in modo serio, non recapitando un altro “pacco” ai proprietari degli immobili. E l’unica strada percorribile e fattibile è quella della variante al Puc.

ATTENZIONE AL TERZO “PACCO” IN ARRIVO

Se non è così, se Guida e company hanno ragione allora bisogna essere consequenziali alla delibera consiliare che prevede testualmente quanto segue: “Per quanto riguarda le procedure di rilascio del permesso, il Responsabile del Servizio Urbanistico dovrà considerare il mutamento con o senza opere, attenendosi alle regole stabilite dalla normativa urbanistica vigente”. Benissimo. L’architetto Petrarca rilasci i permessi il prima possibile. Per accelerare i tempi il comune pubblichi sull’albo pretorio un vademecum per stabilire le modalità per ottenere il cambio d’uso, così come è stato fatto per i Piani urbanistici attuativi (Pua). L’indirizzo dell’amministrazione è chiarissimo. Nessuno ci venga a dire che serve un anno, che bisogna aspettare fino a dopo le prossime comunali. Se Guida e Mangiacapra dicono il vero si può sanare tutto in 2-3 mesi. Già è troppo aver rifilato due “pacchi” ai proprietari degli immobili. Confezionarne anche il terzo, in vista del voto, sarebbe un’indecenza politica a amministrativa. Se prometti tutto e non mantieni nulla per tre volte non puoi governare una città. Devi iscriverti al campionato mondiale per bugiardi matricolati. La vittoria è assicurata.

Mario De Michele

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