Un nuovo spazio è in cantiere all’interno di Triennale Milano, dedicato alle famiglie: aprirà a maggio e sarà seguito da un kit speciale per far vivere l’esperienza- museo ai bimbi e ai loro accompagnatori. Nel frattempo si potenziano gli “accorgimenti“, tra pit-stop per l’allattamento, laboratori, attenzione ai tempi e alla formazione del personale. Da oggi c’è un vero “Manifesto per le famiglie“. Carla Morogallo, direttrice generale, spiega il percorso intrapreso.
Come nasce questa esigenza? “Dal lavoro che in questi anni abbiamo sviluppato in seno al nostro piano strategico. L’obiettivo è l’ampliamento del pubblico e la creazione di una relazione fiduciaria con i pubblici, che non sia contestuale e fittizia, basata su una visita sporadica, ma una relazione dialogica: creiamo comunità”.
Quali sono stati i primi passi? “Sono aumentate le attività laboratoriali, negli ultimi anni sono state più di 800. Abbiamo aperto attività per la fascia 3-6 anni, prima cominciavano dai 6 in su. E abbiamo definito meglio le progettualità in base alle diverse fasce d’età. Questo ci ha permesso di sviluppare la programmazione per le famiglie, assumendo con loro una responsabilità ancora più chiara”.
Famiglie, nel senso più ampio del termine? “Assolutamente. Noi le intendiamo come gruppi di relazioni stabili e continuative: anche le tate fanno parte delle famiglie. E ci siamo concentrati sui bisogni dei bambini grazie a un lavoro corale con associazioni come Lilliput, Famiglie Arcobaleno, l’Associazione Genitori Omosessuali, i Ludosofici e molte altre realtà nostre partner”.
Quali sono state le indicazioni? “Per esempio è emersa la necessità di essere accompagnati anche prima della visita, con una chiarezza di informazioni tramite canali digitali, ed è stato affrontato il tema dell’accessibilità, anche economica”.
Ci sono agevolazioni, da questo punto di vista? “Sì, abbiamo sviluppato una membership che consente a un adulto di portare fino a tre bambini gratuitamente. Possono venire anche con i nonni, gli zii, le tate. L’accessibilità si concretizza anche con un playground sviluppato nei weekend, attivo e gratuito, indipendentemente dall’acquisto del biglietto d’ingresso per le mostre. Questo spazio per bambini, flessibile e modulare, ci ha permesso di capire i bisogni delle famiglie per creare un nuovo spazio fisso, che verrà inaugurato a maggio, in occasione dell’Esposizione internazionale”.
Come sarà? “Lo ha disegnato un gruppo internazionale di designer, “Smarin“, sulla base delle linee guida di Triennale Milano. Vuole essere uno spazio molto flessibile, dagli zero ai 16 anni, e accoglierà anche gli adulti. Sarà polifunzionale, con un playground per i più piccoli e attività laboratoriali per gli adolescenti”.
Prossimi step? “Un kit progettato dallo Studio Obelo che ha il compito di accompagnare bambini e famiglie nel corso delle visite guidate: prevede una sorta di campo-base mobile con un tappeto, una tavola e un “tesoro“, all’interno ci sono pennarelli, fogli ed elementi che possono aiutare a sviluppare una relazione libera con il contenuto che si trovano a vedere. Sarà a disposizione dall’autunno, quando c’è maggiore affluenza di scuole e famiglie. E non sarà necessariamente legato al biglietto, può essere usato in tutti gli spazi di Triennale, anche in caffetteria. È un modo per dire ai bambini: “Questa è la tua casa“, sentiti libero di modularla in uno spazio che ti abbraccia, che ti accoglie e che non ti respinge”.
Non è scontato in un museo. “Affatto. Pensiamo a strumenti che migliorano l’esperienza dei bambini, non a spazi per “parcheggiarli“, e pensiamo anche agli adulti che li accompagnano e che spesso, concentrati sui figli, perdono la loro di esperienza. Ci prendiamo cura di entrambi”.
Avete elaborato un “Manifesto per le famiglie“, un patto. Quali sono i principi-chiave? “Triennale più che uno spazio è un luogo, non un contenitore: qui si possono vivere una molteplicità di esperienze calibrate sulle esigenze del singolo individuo. Il manifesto è un’assunzione di responsabilità chiara: vogliamo parlare alle famiglie, vogliamo che vedano Triennale Milano come punto di riferimento, come hanno fatto le oltre 1.700 che hanno partecipato alle nostre attività. E vogliamo che tornino”.
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