Porto-Roma, l’analisi tattica: buon primo tempo e ripresa condizionata dall’arbitro

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Foto Romanews.eu

PORTO ROMA ANALISI TATTICA – Un’ora di grande autorità e personalità non basta alla Roma per tornare da Oporto col bottino pieno, nell’incontro di andata dei playoff di Europa League, agguantata a metà ripresa dopo una disattenzione fatale evitabilissima, che rimanda tutto ai 90 minuti della gara di ritorno, in programma tra 7 giorni. Dalla partita escono indicazioni positive, ma anche la preoccupazione per l’entità dell’infortunio di Dybala, uscito malconcio da un entrata pesante di Varela, paradosso di una serata dove le sanzioni disciplinari sono state elevate tutte nei confronti dei giallorossi, da un arbitraggio inadeguato come quello del tedesco Stailer, cecchino quasi infallibile nel tutelare i padroni di casa, aspetto stigmatizzato in sala stampa a fine gara da un Ranieri giustamente irrequieto. 

Moduli e sviluppi di gioco 

Raniero sorprende in alcune scelte iniziali, a cominciare dal terzetto difensivo davanti a Svilar, composto da Celik, Mancini e N’Dicka, con Saelemaekers ed Angelino quinti, mentre in mediana ci sono Koné e Cristante, con Dybala e Pellegrini a supporto di Dovby. Anselmi risponde in maniera speculare, con Djalò, Perez ed Otavio davanti a  Diogo Costa, con Joao Mario e Moura ad allargare il campo, con Varela ed Eustaquio in mediana e il terzetto offensivo composto da Mora e Borges, ai lati di Omorodion.

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Primo tempo spezzettato ma Roma convincente e meritatamente in vantaggio

La gara ha una lettura immediata già dagli schieramenti speculari, che generano duelli individuali in ogni zona di campo, con la Roma che sulla costruzione bassa dei lusitani attende sui 30 metri lavorando sulla chiusura del passaggio centrale, mentre gli uomini di Anselmi sulla costruzione bassa giallorossa vanno uomo a uomo scalando in avanti, con i 3 avanzati e i due quinti che vanno in contrapposizione a Celik Mancini, Ndicka, Saelemaekers ed Angelino.

La gara è molto spezzettata, ma i ritmi comunque si alzano subito appena una squadra ritorna in possesso basso, da dove opera la riconquista, perché entrambe hanno una circolazione e scaglionamento corretti e arrivano bene nei 30 metri finali, dove manca sempre l’ultimo passaggio (da qui nasce la riconquista bassa citata, figlia di errori di rifinitura o penultimo passaggio, che di recupero su aggressione). Dopo 10 minuti, la prima nota di cronaca la scrive Dovbyk, che la confeziona procurandosi una transizione dove gestisce in maniera criminale una Ripartenza in campo aperto e mettendosi in proprio dopo avere ignorato un Pellegrini meglio posizionato.

E’ un frangente che anima improvvisamente la gara, con un Porto confusionario in fase difensiva, che poco dopo concede una nuova occasione con una respinta maldestra di Joao Mario sulla quale Koné e Pellegrini non riescono a sospingere la palla in rete e poco dopo, in seguito ad una transizione negativa, sono i giallorossi che ricambiamo il favore, fortunatamente senza pagare dazio, dopo un azione di Omorodion ed una mancata diagonale di Saelemaekers, che innesca una mischia dentro l’area di rigore di Svilar. Intorno alla mezzora entra in scena anche il gioco duro, con Varela che si prende il primo e incredibilmente unico cartellino giallo che rimarrà a carico dei Dragoes nei 90 minuti, speso bene peraltro, perché è quello che mette ai margini della gara Dybala, un entrata pesantissima sul ginocchio sinistro, sul quale l’argentino è costretto ad alzare bandiera bianca e lasciare il campo per Baldanzi.

Nonostante il contrattempo, la Roma vive il secondo quarto di gara, prima dell’intervallo, con grande consapevolezza, personalità e autorità, scivola alta sulla costruzione bassa degli uomini di Anselmi, scalando alta con i 3 centrali difensivi che marcano forte i  3 avanzati Mora, Borges e soprattutto Omorodion, che vengono incontro a cucire, fortunatamente facendo tutti e 3 lo stesso movimento incontro, con nessuno che allunga e qui comincia a incidere Stailer, che cominciano a caricare di cartellini gialli i vari Mancini, Celik, Cristante, Saelemaekers, Koné, mentre durante gli sviluppi offensivi Pellegrini continua a mancare troppe sliding doors, così come si segnalano in alcune transizioni dei rientri immediati di tutta la batteria di centrocampisti e difensori, atteggiamento che denota grande spirito di sacrificio e compattezza. Nel finale di primo tempo, si segnala Angelino che a fronte di una spinta sempre puntuale, non trova i cross radenti alle spalle della linea ne quelli a pescare in area Dovbyk con traiettoria aerea, sbagliando scelte decisive.

Secondo tempo che ruota intorno al gol rocambolesco del pari che indirizza il risultato finale

Al ritorno in campo Ranieri lascia negli spogliatoi gli ammoniti Koné e Saelemaekers, per Pisilli ed El Shaarawy. Proprio il Faraone è subito sollecitato da una verticalizzazione improvvisa sulla quale è chiamato ad una diagonale, con la quale disturba Omorodion e con l’aiuto di Svilar che chiude lo specchio sventa il pericolo. Baldanzi è entrato bene in partita, trova spunti importanti, ma deve determinare, perché quando viene dentro al campo gli uomini di Anselmi faticano a leggerlo, lasciando spazi e tempi di gioco da sfruttare. Si rivelano altresì importanti anche i cambi di gioco con i quali Angelino pesca El Shaarawy sull’out opposto. Il Porto prova ad alzare ritmi, ma la Roma riesce ad abbassarglieli con un possesso palla dopo riconquista, o con palla profonda immediata per obbligare a correre all’indietro.

Anselmi prova la carta Pepe e Fabio Vieira per Varela e Mora e inaspettatamente, più che per meriti, trova demeriti da parte dei giallorossi, che si fanno sorprendere in seguito ad una palla inattiva a favore, concedendo un incredibile ripartenza sulla quale una sfortunatissima deviazione finale di Baldanzi mette fuori causa Svilar. E’ il momento sul quale ruota la gara, dalla quale subito dopo esce Pellegrini, che lascia il posto a Soulè (mantenendo assetto uguale) e un ingenuo Cristante, che incappa nel secondo giallo lasciando i suoi in 10 ed obbligando Ranieri ad un cambio obbligato, Paredes, che ricade su Dovbyk (cambio che toglie un riferimento avanzato, dove rimane Baldanzi) e un 4-4-1 abbottonato. Anselmi deve vincere e può permettersi ora un super offensivo 4-2-4,con Namasio e Zaidu al posto di Moura e Otavio, ma i rischi per i giallorossi rimangono limitati, fino al triplice fischio finale, al termine del quale Ranieri puntualizza esplicitamente già in campo, quanto andrà ad illustrare poco dopo nella conferenza stampa post-gara.

Maurizio Rafaiani



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