Nel Cpr di Palazzo San Gervasio si continua a soffrire. Nonostante gli esposti in Procura

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A inizio febbraio per ben due volte nel giro di 48 ore è atterrato l’elicottero di soccorso al Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Palazzo San Gervasio (PZ) per assistere due “trattenuti” in condizioni critiche dopo aver tentato di impiccarsi.

L’ultima prova dell’abbandono in cui vivono le persone rinchiuse, condannate a un isolamento che è anche geografico. “Mercoledì 5 febbraio un ragazzo algerino ha ‘fatto la corda’, siamo intervenuti noi ma non c’era nessun medico in quel momento nel centro -ha raccontato uno dei trattenuti al suo avvocato di fiducia-. I soccorsi sono arrivati un’ora e mezza dopo”.

La situazione all’interno della struttura continua a essere estremamente critica nonostante da inizio anno sia in corso un processo -27 gli imputati- che riguarda proprio la gestione di quel centro dal 2019 al 2022 e le drammatiche conseguenze per le persone trattenute. “In sostanza non è cambiato nulla, il copione si ripete uguale a prima”, spiega l’avvocato Arturo Raffaele Covella del Foro di Potenza.

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Da dentro le testimonianze raccontano dell’assenza quasi totale di medici. Un dato riscontrato anche negli accessi ispettivi realizzati in questi mesi dalla deputata del Partito democratico Rachele Scarpa da cui è scaturito un esposto in Procura. In sostanza si ricostruisce che ogni mese ci sarebbero almeno 15 giorni senza la presenza di dottori nel Cpr. Manca il personale e almeno in un caso questa lacuna è stata coperta da soggetti noti alla magistratura. Il dottor Donato Nozza il 10 gennaio 2025 ha firmato una “scheda medica d’ingresso” di un cittadino di origine marocchina entrato nel Cpr, lo stesso luogo in cui per la sua attività Nozza è oggi sotto processo per maltrattamenti aggravati e tortura ai danni dei trattenuti oltre che di falso ideologico.

Accuse pesanti, da cui il dottore si sta difendendo davanti al Tribunale di Potenza nel processo iniziato a metà gennaio. Tramite l’avvocato, Nozza ha fatto sapere ad Altreconomia che non è tornato in servizio e quella visita potrebbe dunque essere stata solo la copertura di un buco ma la sua presenza resta un simbolo di un sistema che non va. Una breve cronistoria aiuta a capire il perché.

A metà luglio 2024 arriva il rinvio a giudizio per ben 27 persone nel processo più esteso mai esistito in Italia su un Cpr che riguarda funzionari di polizia, avvocati, medici, i vertici dell’ente gestore. Passano pochi giorni da quella notizia e la Procura apre un altro fascicolo: Oussama Darkaoui, 22 anni di origine marocchina, muore nel Cpr il 4 agosto dopo aver fatto due accessi in ospedale in stato di incoscienza con un grande quantitativo di psicofarmaci in corpo. Nei mesi successivi vengono segnalate all’autorità giudiziaria altre tre situazioni estremamente critiche.

Interviene per questo motivo anche il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale con una visita ad hoc nel centro a metà dicembre. Pochi giorni dopo, il 23 dicembre, l’onorevole Scarpa deposita, come detto, un ulteriore esposto per la situazione di vita dei trattenuti dopo una visita ispettiva durata oltre otto ore. “Abbiamo riscontrato negligenze gravissime per quanto riguarda il diritto alla salute -spiega- dall’anziano claudicante non in grado di deambulare da solo alla persona in stato catatonico che non era cosciente e difficilmente idonea ad affrontare le condizioni di reclusione”.

Il Cpr di Palazzo San Gervasio visto dal lato opposto all’ingresso. La struttura è circondata da terreni agricoli che, durante l’estate, vedono la presenza di numerosi lavoratori stranieri © Luca Rondi

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Il Cpr di Palazzo San Gervasio visto dal lato opposto all’ingresso. La struttura è circondata da terreni agricoli che, durante l’estate, vedono la presenza di numerosi lavoratori stranieri © Luca Rondi

Nell’esposto vengono contestate alla Cooperativa Officine Sociali, che oggi gestisce anche le strutture di Macomer (NU) e Trapani, diverse mancanze: l’assenza di un’adeguata copertura da parte dei medici, la somministrazione di farmaci da parte di operatori socio-sanitari e poi la cattiva gestione di alcuni casi critici. Tra cui quello di un giovane che dal 5 agosto è rimasto in isolamento per più di cento giorni. Infine il cibo scadente e le irregolarità nella nomina degli avvocati. Una presunta malagestione interna -Officine Sociali non ha risposto alla nostra richiesta di commento- a cui si aggiungono le criticità strutturali e l’isolamento geografico di cui soffre il Cpr.

Sorge infatti a settanta chilometri a Nord da Potenza, in un luogo isolato dal centro di Palazzo San Gervasio. Dalle 17 in avanti i fari rimangono costantemente accesi per tutta la notte e rendono visibile la struttura anche a centinaia di metri di distanza. Il silenzio che l’avvolge fa emergere, ancora di più, le urla dei reclusi che si susseguono, a varie intensità, tutta la notte. Rompono la quiete della campagna che avvolge questo piccolo centro abitato di circa 4mila residenti.

Famoso prima per la coltura del tabacco, poi per quella del pomodoro, oggi Palazzo San Gervasio resta un importante punto di riferimento nel circondario. “Da sempre la presenza straniera è importante -spiega Rocco Sapienza che ha pubblicato una tesi di ricerca sul tema per il master in Criminologia critica e sicurezza sociale dell’Università di Padova- durante il periodo di raccolta in estate ci sono centinaia di lavori stagionali con numerosi insediamenti informali che si vengono a creare in diversi luoghi. Anche la scelta del sito in cui è stato aperto il Cpr è molto legata a questa presenza nell’ambito della raccolta”. L’economia si regge soprattutto su piccole imprese agricole e, anche per questo motivo, i posti di lavoro offerti dal Cpr sono un polmone importante.

Sulla strada su cui affaccia l’ingresso del Cpr si trova un cartello che invita gli automobilisti a rallentare con la scritta “Centro assistenza immigrati” © Luca Rondi

“Durante l’ingresso realizzato il 10 gennaio 2025 con la consigliera regionale Alessia Araneo ci è stato comunicato che sono 42 i dipendenti assunti in questo momento dall’ente gestore. Sono numeri che in un posto come Palazzo San Gervasio incidono”, sottolinea Sapienza. Molti dei lavoratori infatti non arrivano da fuori ma sono abitanti del posto. E forse anche per questo il Comune non si è mai apertamente schierato sul tema.

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Né oggi, né quando nel 2011 è stata annunciata l’apertura su un terreno sequestrato alla criminalità organizzata. Chiuso nel 2012 a seguito di un’indagine del Tribunale di Melfi, il Cpr è stato riaperto nel 2017 sotto la gestione della società Engel, poi diventata Martinina Srl i cui rappresentanti legali oggi sono sotto processo per la malagestione (le stesse società sono sotto processo anche a Milano). Tra le accuse vi è la frode in pubblica fornitura per il mancato rispetto delle “promesse” fatte nel contratto d’appalto siglato con la prefettura ma il paradosso vuole che proprio il Cpr di Palazzo San Gervasio tra il 2019 e l’inizio del 2024 sia stato il più controllato d’Italia, con 12 visite ispettive che non hanno portato l’ufficio di Potenza del Viminale a intervenire nei confronti dell’ente gestore. Oggi la situazione non sembra essere molto diversa: “Continua a esserci grande chiusura”, sottolinea Covella.

Alla struttura potentina, soprannominata nel 2011 la “Guantanamo d’Italia”, ha dedicato ampio spazio anche il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (Cpt) che nel suo report pubblicato il 13 dicembre 2024 ha denunciato diverse criticità -abuso di psicofarmaci, maltrattamenti, assenza di attività- rispedite però al mittente dalla prefettura. Tramite il ministero dell’Interno, infatti, al Cpr l’ufficio locale del Viminale ha fatto sapere che “oltre alle attività sportive presso il campo di calcetto” ne vengono svolte altre quali “attività musicali, di volontariato e gruppi di psicoterapia secondo una calendarizzazione condivisa con la locale Questura”. Di tutto questo, né l’avvocato Covella né la deputata Scarpa hanno trovato riscontro.

Dalle 17 in poi si accende l’illuminazione del Cpr che è ben visibile anche a centinaia di metri, essendo l’unica struttura illuminata del circondario. I “fari da stadio” disturbano anche il sonno dei trattenuti © Luca Rondi

Infine le problematiche riguardano anche le condizioni in cui versa la struttura, analizzate dal professor Mario Serio, membro del Garante nazionale delle persone private della libertà personale, che ha visitato il Cpr a metà dicembre scorso.

“Non posso entrare nel merito dell’accesso -spiega Serio ad Altreconomia– perché la relazione è ancora in fase di elaborazione in via riservata. Al di là delle singole rilevazioni, però, mi sento certamente di sottolineare l’inadeguatezza della struttura almeno dal punto di vista architettonico che riflette quella detentiva e contenitiva: l’assenza di una condanna da scontare, come nei Cpr, si traduce per le persone recluse in una violazione della convezione dei diritti umani. C’è un problema quindi a monte, oltre a quello che poi succede all’interno”.

Per la deputata Scarpa la presenza di “bagni rotti e riscaldamento spesso non funzionante” rappresentano la conferma che “i Cpr sono luoghi irriformabili che finiscono sistematicamente per produrre sofferenza”.

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