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I risparmiatori hanno imparato ad allungare l’orizzonte dell’investimento. Le scadenze da seguire, a seconda del profilo di rischio, dai 7 ai 50 anni
Un’offerta sempre più differenziata nella vetrina del Tesoro italiano. Con scadenze che vanno da 6 mesi a cinquant’anni. Anche se in quest’era di tassi in discesa, i rendimenti più interessanti, ancora sopra il 3%, si trovano «osando» con l’acquisto delle emissioni che durano almeno sette anni. Non a caso il Btp Più in arrivo ne dura otto (con un’uscita intermedia dopo quattro) e il Btp a 15 anni, collocato da poco, ha totalizzato richieste pari a 10 volte l’offerta.
Chi investe prevalentemente in obbligazioni italiane pubbliche sa bene che l’emittente governativo del nostro Paese ha fantasia da vendere. Bot, Cct, Btp classici e Btp agganciati all’inflazione oppure, nel caso dei Green, legati a progetti di sostenibilità. Negli ultimi anni, poi, c’è stata l’avanzata dei Btp per risparmiatori privati. L’ultimo è sulla rampa di lancio: si chiama Btp Più e sarà seguito, in futuro, da altri strumenti governativi, con caratteristiche ogni volta diverse, ma sempre interessanti e, soprattutto, adatte agli ex Bot people, il soprannome coniato all’estero per noi quando tutti investivano solo nei titoli brevi annuali, in un contesto di tassi ed inflazione piuttosto elevati. La varietà consente ai piccoli investitori di muoversi in un ambito noto, l’emittente governativo, seguendo strade differenti ogni volta e, magari, allargando il campo d’azione e accettando la sfida di un impegno più lungo nel tempo o cedole dalle ingegnerie differenti. Sempre intonate, è ovvio, alla stagione dei tassi e dei mercati.
Rispetto all’epoca dei Bot per tutti, le famiglie italiane — quelle che hanno sottoscritto ben 30 miliardi di Btp Valore nel 2024 — hanno quindi imparato ad allungare l’orizzonte dell’impegno.
Il premio fedeltà, caratteristica tipica di tutti i titoli per famiglie, è certamente un elemento che aiuta e incuriosisce, ma non è sufficiente per giustificare il notevole interesse. La verità è che, forse, i risparmiatori italiani hanno davvero messo il medio-lungo periodo nel loro orizzonte di investimento in titoli di Stato.
La rosa a disposizione nel 2025: dal Btp Valore all’Italia fino al nuovo Più
Negli ultimi due anni, come abbiamo detto, è toccato ai Btp Valore rinforzare le casse del Tesoro, grazie a sottoscrizioni importanti da parte dei risparmiatori. Ma le linee guida del Tesoro pubblicate a dicembre lasciano intendere che nel 2025, oltre all’annunciato Btp Più, potrebbero ritornare i Btp Valore e i Btp Italia che nel 2024 non sono stati emessi. Ma i cari vecchi Bot, anche se ora la parte più consistente finisce nei portafogli aziendali, insieme ai Btp con scadenza breve, fino a tre anni circa, sono in ogni caso ottime tipologie di investimento per i privati cittadini interessati alle obbligazioni, grazie alla discreta redditività che propongono.
Parliamo di rendimenti tra il 2 e il 3%, più elevati di quelli offerti altrove in Europa perché — e questo va sempre tenuto a mente — l’Italia è un debitore affidabile ma con una pagella non certo da prima della classe vista la sempre più enorme dimensione del nostro debito pubblico.
Certo, in questo momento storico, per un titolo con durata inferiore a tre anni, il rischio tassi è molto basso ed è per questo che l’interesse di tutti gli investitori, grandi e piccoli, verso i Btp brevi è sempre molto vivo. La rischiosità va invece pesata quando la scelta si orienta verso le emissioni con durata sette, dieci anni e oltre. Pur considerando che in fase di tassi di mercato calanti — come quella che stiamo ancora vivendo, almeno in Europa— i valori di scambio di queste scadenze galoppano verso l’alto, aggiungendo alle cedole la rivalutazione in conto capitale.
Come costruire il portafoglio, in base ai tempi: dai 7 ai 50 anni
La guerra dei dazi, aperta ufficialmente da Trump, potrebbe a un certo punto far salire i rendimenti. Ma temporaneamente e in misura non rilevante, perché anche questa strategia politica è destinata a fermarsi, a causa delle ritorsioni di chi con i dazi dovrà convivere.
Come orientarsi allora tra le scadenze più lontane nel tempo? Per non eccedere nell’esposizione a lungo termine del portafoglio, meglio optare per un maggior peso da destinare all’emissione con data di rimborso fra sette anni.
Il Btp Più che arriva il 17 febbraio
Non a caso anche la maggior parte dei titoli «formato famiglia» propone durate entro gli otto anni. Un traguardo che lascia tranquilli. Il Btp Più, il nuovo titolo riservato ai privati che debutta il 17 febbraio (ma il valore della cedola sarà comunicato venerdì 14) propone un investimento a otto anni, con pagamento trimestrale delle cedole, e una «fermata intermedia» al quarto anno. Chi vuole potrà farsi rimborsare a metà strada, a 100. Un incentivo diverso per proporre un traguardo lontano, con una sorta di paracadute se si cambia idea. O se quei soldi servono lungo la strada.
Il record del Btp a 15 anni
Se si è propensi al rischio, laddove le quotazioni delle emissioni decennali perdessero terreno, è bene approfittarne. Con moderazione, naturalmente. Nel senso di non destinare gran parte del patrimonio a questa durata. Il lungo delle obbligazioni Made in Italy, comunque, piace parecchio al mercato dove piccoli e grandi investitori convivono da sempre. Negli ultimi giorni il Tesoro ha collocato il nuovo BTp benchmark a 15 anni, che scade il primo ottobre del 2040 con un rendimento annuo lordo del del 3,942 per cento. Sono arrivate richieste per oltre 130 miliardi, dieci volte l’offerta stabilita dal Tesoro
Il traguardo più lontano: il titolo a 50 anni
Il Btp più lungo scade il primo marzo 2072. Un traguardo che sembra lontanissimo. Ma titoli così lunghi non sono fatti per il cassetto. L’attività di compravendita che caratterizza questo titolo è interessantissima, perché richiama quotidianamente un buon numero di investitori, spesso non piccoli, a fare operazioni di mercato. Attività di trading, come per le azioni.
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