Veneto, sul fine vita lo scontro nel centrodestra con FdI che attacca Zaia: «Irrispettoso, specula per fini elettorali»

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di
Martina Zambon

Il presidente della Regione ha rilanciato su un regolamento che fissi tempi certi per i pazienti. Durissimo comunicatodei due europarlamentari veneti di FdI, Daniele Polato e Elena Donazzan.Critiche dalle associazioni cattoliche

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Fine vita, se mai ci fosse bisogno di sottolineare la delicatezza del tema, basterebbe fotografare la bagarre politica che si è scatenata a margine della legge approvata in Toscana e del rilancio del presidente veneto Luca Zaia per un regolamento che fissi tempi certi di risposta ai pazienti in attesa di accedere al suicidio medicalmente assistito.

Ad alzare il livello dello scontro è arrivato un durissimo comunicato dei due europarlamentari veneti di FdI, Daniele Polato e, soprattutto, Elena Donazzan. «Soprattutto» perché Donazzan coltiva da sempre un ottimo rapporto con Zaia dopo i 18 anni da assessore regionale. Ora quella relazione di reciproca stima si è infranta sul fine vita: «Il presidente è irrispettoso della volontà della maggioranza dei veneti – dichiarano i due europarlamentari – È sbagliato speculare sulla sofferenza delle persone per fini elettorali». 




















































Un attacco frontale. «Invitiamo Luca Zaia ad essere più rispettoso della volontà del consiglio regionale che, con una difficile, lunga e sofferta decisione, ha detto no al “fine vita”, facendo prevalere la difesa della vita e la dignità della persona. – proseguono Donazzan e Polato – Così facendo, Zaia si dimostra, appunto, irrispettoso della votazione dell’assemblea e, per estensione, delle istanze della maggioranza dei veneti che nel consiglio regionale sono rappresentate».

Il governatore, da parte sua, resta nel solco tecnico e ribadisce a Sky News 24: «Ho chiesto di muoversi in questo senso ai tecnici della Regione perché, dopo la sentenza della Corte Costituzionale e la legge approvata dalla Regione Toscana sul fine vita, non si tratta di fare una legge ma di codificare con dei regolamenti i comportamenti da seguire».

Zaia sceglie di non incrociare i guantoni con gli avversari politici. La difesa delle posizioni è affidata ai consiglieri regionali che hanno appoggiato, a suo tempo, la legge di iniziativa popolare promossa dal comitato Liberi Subito. E che ora rispondo punto per punto al Pd come a FdI. La capogruppo dem Vanessa Camani punge il governatore: «Mentre Zaia, ad oltre un anno di distanza dall’affossamento da parte della sua maggioranza della legge sul fine vita da lui direttamente sollecitata, si limita agli annunci, la Toscana diventa la prima Regione italiana a garantire ai malati tempi e modalità certi per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Ora, perlomeno, Zaia proceda lungo la strada della delibera di giunta che appronti un regolamento in materia».

La risposta, che rivanga la dinamica di quell’approvazione mancata in consiglio regionale, arriva dal capo dell’intergruppo Lega Alberto Villanova: «Il Pd in Veneto è imploso politicamente sul fine vita. Il provvedimento, che per la sinistra era una bandiera dei diritti, si è trasformato nel più classico degli autogoal politici per i dem di Palazzo Ferro-Fini. A differenza, infatti, del nostro gruppo consigliare, dove abbiamo ritenuto di lasciare libertà di coscienza, il Pd aveva imposto una linea chiara sul testo. 

Che alla fine non ha retto». Il tempo di leggere la nota di Polato e Donazzan, ed ecco che Villanova risponde, tagliente, anche ai meloniani: «Il punto di osservazione di Bruxelles è come quello di Roma: lontano. E quando si osserva da lontano, si rischia inesorabilmente di fare dichiarazioni inopportune. 

Le parole di Donazzan e Polato ne sono un esempio: chi vive in Veneto, sa benissimo che il fine vita è una questione sostenuta dalla maggioranza dei veneti, un diritto sancito dalla Corte costituzionale. Per la mia esperienza professionale sostengo e continuerò a sostenere con tutto il mio impegno il diritto del malato di poter decidere in piena autonomia di mettere fine alla propria sofferenza. Qui non siamo all’interno di uno steccato ideologico, ma etico».

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A dar man forte a FdI arriva la presa di posizione di «Ditelo sui tetti» che riunisce un centinaio di associazioni di stampo cattolico: «Invitiamo Zaia a non regolare con un atto amministrativo l’eutanasia. – dice il coordinatore Domenico Menorello – La Consulta non ha introdotto un «diritto»: si è limitata a depenalizzare alcune forme di assistenza a morte in casi molto circoscritti ed eccezionali. L’unico effetto di una simile, illegittima, scorciatoia sarebbe di ridurre l’orientamento alla vita del servizio sanitario pubblico, così da mettere a rischio anziani e malati più gravi. La politica fa fatica a fare del bene ma le basta poco per fare molto, molto male». 

La sentenza 242 del 2019 da cui discende il tema del fine vita, precisiamo, non si occupa di eutanasia bensì di suicidio medicalmente assistito. Va persino oltre Stefano Valdegamberi, consigliere del gruppo Misto: «È ipocrita usare l’alibi della libera scelta per ridurre la spesa sociale mentre per le armi i soldi si trovano» in una crasi che evoca eugenetica da un lato e il sostegno dell’Ucraina contro la Russia dall’altro.

Diverso il commento della consigliera leghista Milena Cecchetto che, a suo tempo, accompagnò Stefano Gheller, volto del comitato Liberi Subito, a depositare le 9 mila firme in consiglio regionale: «Finalmente! Se non riusciamo a farlo con una legge, lo facciamo con un regolamento. Il presidente Zaia l’aveva anticipato ampiamente che ci sarebbe stato il modo di regolamentare la materia. Una materia che, finora, ha rischiato di essere “logisticamente soggettiva” mentre, invece, data la delicatezza del tema è bene che ci sia un modus operandi uguale per tutte le Usl».

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