Università Bari, Antonio Moschetta, candidato rettore: «Senza unità faccio un passo indietro, non spacco l’elettorato»

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di
Enrico Filotico

L’internista non esclude il ritiro in caso dovessero saltare le primarie. Per medicina rimane in piedi la candidatura di Alessandro Bertolino

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Il medico internista Antonio Moschetta non ci sta a vedere la scuola di medicina con due candidati. E così, al termine dell’assemblea ha annunciato: «Non spacco l’elettorato della scuola di Medicina, o uniti o mi ritiro». Se così fosse, dal polo sanitario rimarrebbe in corsa solo il direttore Alessandro Bertolino; mentre dagli altri dipartimenti i candidati sono Danilo Caivano e i direttori Luigi Palmieri (Bioscienze), Paolo Ponzio (ricerca e innovazione umanistica), Loredana Perla (Scienze della Formazione), Roberto Bellotti (Fisica) e Nicola Decaro (Scuola di medicina veterinaria).
Chi si aspettava i fuochi d’artificio dall’assemblea interna convocata questa mattina, mercoledì 12 febbraio, per decidere se istituire le primarie interne al polo sanitario è stato accontentato. Un dibattito caratterizzato da due diversi stili comunicativi. Da una parte quello più istituzionale del direttore Alessandro Bertolino, al quale ha fatto da contraltare l’intervento corsaro del professor Moschetta.
Poi è stato il turno delle parole arrivate da chi era in platea, l’ex presidente Loreto Gesualdo e Angelo Vacca, già prorettore dell’Ateneo nei sei anni a guida di Antonio Uricchio. Entrambi a favore del candidato unico.
Solo dopo è stato il turno del professor Nicola Laforgia (fratello di Michele Laforgia, già candidato sindaco di Bari) che davanti alla platea ha confessato di non aver sostenuto la causa dei due candidati medici sei anni fa, scegliendo l’attuale rettore Stefano Bronzini.
Moschetta, intervenuto per secondo, è stato diretto nel suo intervento rivolgendosi ai presenti: «L’unica possibilità che abbiamo di eleggere davvero un rettore di Medicina, è che da Medicina ci sia un solo candidato. Per questo sono stato chiamato, con questo intento ho presentato la candidatura al mio dipartimento sottolineando ai colleghi la mia totale disponibilità a raggiungere l’unità in assemblea e a rispettarla nel nome della collettività anche se non scelto». E ancora: «Quando avvenuto in passato, questo appoggio di voti non ha mai portato beneficio per la comunità medica, tantomeno per il candidato stesso. Pertanto, è evidente a tutti, ripeto, che l’unica possibilità che abbiamo di eleggere davvero il rettore dell’università di Bari è che da medicina ci sia un solo candidato». Continua: «Siete voi quindi oggi a dover decidere se ritenete me credibile come potenziale magnifico rettore o il collega prof Bertolino che mi ha preceduto nella presentazione, a cui va tutta la mia stima personale. In caso di mancata scelta, io non rappresenterò una parte danneggiando comunque la mia casa. Non mi presterò a spaccare medicina. È il mio senso di collettività che supera il narcisismo per il ruolo». Poi Moschetta ha concluso: «Io non cambio. La mia forza è la bontà della visione collettiva e non dell’individuo. Io non appartengo a nessuno, sono di tutti e per tutti. E così continuerò ad essere anche dinanzi allo sterile scontro di bande o all’apoptosi della comunità. Io resto di tutti e per tutti».

Bertolino: «Non è un problema presentarsi con due candidati»
Pochi minuti prima era intervenuto invece Alessandro Bertolino. Come da prassi, il direttore del dipartimento universitario di scienze mediche di base, neuroscienze e organi di senso ha presentato la sua proiezione dell’accademia. «Noi dobbiamo avere un’università forte, libera e autonoma che sia in grado di generare valore pubblico. L’ateneo deve essere innovativo e trasmettere le conoscenze, con un attento utilizzo delle risorse», aveva spiegato Bertolino.
«Sono uno psichiatra di professione e quindi avrei un problema di salute mentale se oggi non fossi consapevole di dover essere un rappresentante di tutto l’Ateneo, non certo solo della scuola di medicina», ha continuato. E sul dibattito che ha animato la scuola in queste ultime settimane, Bertolino è stato chiaro: «Non penso che presentarsi con due candidati sia un problema, non significherebbe spaccatura. Siamo tre dipartimenti, non ci sono più le facoltà. Quindi per me primarie no».





















































Solo dopo si sono alzati i toni. I primi due interventi dopo le parole dei candidati sono stati quelli di Loreto Gesualdo e Angelo Vacca, sei anni fa protagonisti entrambi della corsa che costò il rettorato a Medicina. Se Gesualdo, infatti, dopo il primo turno elettorale avesse fatto un passo indietro, avrebbe garantito l’accesso al ballottaggio al collega che fu escluso per poche decine di voti dal voto finale che vide trionfare Bronzini sull’attuale direttore del Dipartimento interateneo di Fisica Roberto Bellotti (ora candidato).

Un botta e risposta tra i due che a distanza di sei anni hanno scelto di capitalizzare quell’errore, invocando l’unità e quindi chiedendo che l’assemblea si esprimesse in favore delle primarie. O per lo meno, di un candidato unico. Richiesta, quella delle primarie, arrivata attraverso una mozione presentata da Gesualdo e respinta dal preside Dell’Erba, poiché – ha spiegato il numero uno della scuola – non era quello il fine dell’assemblea convocata. Dure le parole di Nicola Laforgia, intervenuto dopo il rigetto della mozione voluta da Gesualdo che ha attaccato chi propendesse per il candidato unico per non aver ancora sciolto i dubbi «su cosa significhi medicina unita».

Interventi che hanno portato alla decisione finale di Moschetta. «Non spacco medicina – ha detto il professore – ho imparato molto in questi mesi. Dagli studenti, dal personale tecnico amministrativo e da chiunque sia venuto a parlarmi. Sarò qui altri vent’anni, nella speranza che ci siano aule riempite da persone più mature. L’assemblea non ha scelto, quindi in assenza di una scelta non me la sento. Il professor Laforgia ha già annunciato che l’altra volta non ha votato per un medico, il preside non ha dato la parola al professor Gesualdo che è andato via e i due candidati del 2019 hanno dimostrato che fare la stampella di un rettore e farlo vincere non porta nulla di buono, né per medicina né per la singola persona. Io onestamente la stampella non la faccio, o uniti o faccio un passo indietro».

«Io mi aspettavo prevalentemente un ragionamento di merito – ha detto dell’Erba – sui contenuti e sulle proposte. Anche da parte dell’uditorio. Proposte migliorative per la didattica, per la ricerca e per la visione dell’università. Invece abbiamo fatto una discussione di metodo. Io non sono interessato ad avere uno, due o più candidati, mi sarei atteso un dibattito sui problemi dell’università e della scuola» ha commentato il presidente della scuola. Che poi ha concluso: «Si è trasformato in un confronto su primarie sì o primarie no. Non è una decisione che si può prendere così su due piedi, le persone hanno bisogno di fare un’evoluzione di ragionamento».


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12 febbraio 2025 ( modifica il 12 febbraio 2025 | 18:21)

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