Una pianta di legumi per salvare la Terra

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Anche quest’anno la giornata mondiale dei legumi (10 febbraio), istituita dalle Nazioni Unite a partire dal 2018, è l’occasione per mettere in discussione l’attuale modello di produzione e consumo. Per il 2025 la Fao ha scelto come tema Legumi: portare la diversità nei sistemi alimentari. Si vuole celebrare l’importanza di questi alimenti, essenziali per la sostenibilità dei sistemi alimentari, e promuoverne la produzione e il consumo. In tutte le regioni italiane è in pieno svolgimento la campagna Aggiungi un legume a tavola, portata avanti da Slow Food dal 7 al 16 febbraio. Più di cento cuochi di Alleanza Slow Food stanno proponendo in questi giorni numerose iniziative in cui i consumatori vengono invitati a scoprire i piatti a base di legumi. Ma Slow Food è anche impegnata a stabilire un sistema di relazioni tra i produttori di piccola scala che coltivano rispettando il suolo e l’ambiente e che ha reso possibile la sopravvivenza di numerose specie di legumi che rischiavano di scomparire. Sono circa 40 i Presidi Slow Food dedicati ai legumi in Italia.

LA FAMIGLIA DELLE LEGUMINOSE COMPRENDE circa 13 mila specie e i legumi sono i semi secchi di fagioli, piselli, ceci, lenticchie, fave e altre specie che da millenni sono entrate nell’alimentazione umana. Anche la soia è una leguminosa, ma il ruolo che le è stato assegnato, principale componente dei mangimi animali, determina gravi impatti ambientali ed entra in competizione con le colture destinate all’alimentazione umana. Sono poche le varietà che vengono coltivate e si tratta, soprattutto, di soia geneticamente modificata. Tuttavia, anche i prodotti a base di soia non Ogm potrebbero entrare stabilmente nella nostra alimentazione, come già avviene nei paesi orientali. La crisi climatica che stiamo affrontando ci costringe ad avere un approccio diverso rispetto alle nostre abitudini alimentari.

SECONDO l’IPCC (COMITATO INTERGOVERNATIVO sul cambiamento climatico), per salvaguardare la nostra salute e quella del pianeta è necessario mettere in atto misure urgenti per favorire una alimentazione più sostenibile e un cambiamento nell’uso dei suoli. Le leguminose sono in grado di determinare effetti positivi su entrambi i fronti. La Fao li ha individuati come colture chiave per la sostenibilità alimentare e li considera i più preziosi alleati del suolo.

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I LEGUMI SONO GLI ALIMENTI DI ORIGINE vegetale che hanno il più elevato contenuto di proteine e rappresentano la fonte proteica più economica se rapportati agli alimenti di origine animale. L’obiettivo di rendere più vegetale la nostra dieta, riducendo i consumi di carne, passa attraverso i legumi, che garantiscono un elevato livello nutrizionale e possono consentire l’indispensabile transizione proteica. Coltivare e consumare legumi consente di far fronte alla crescente domanda di proteine, attualmente rivolta in gran parte verso i prodotti di origine animale, ma la cui produzione determina il rilascio di grandi quantità di gas serra.

UNO STUDIO DEL POLITECNICO FEDERALE di Zurigo, pubblicato nel gennaio 2024 su Communications Earth & Environment, mostra che la coltivazione di legumi su aree che in precedenza erano state utilizzate per produrre mangimi animali, consente, a parità di superficie, di nutrire più persone, riducendo considerevolmente i gas serra e il consumo di acqua. Un aumento nella produzione e nel consumo di legumi avrebbe come effetto positivo la riduzione delle terre destinate al pascolo e alla produzione di mangimi animali. Secondo la Fao, la produzione globale di legumi negli ultimi 20 anni, escludendo la soia, è cresciuta del 18%, mentre la popolazione mondiale è aumentata del 20%. Le politiche agricole dovrebbero puntare a invertire questa dinamica. Sono soprattutto i piccoli agricoltori a produrre legumi nelle diverse aree del pianeta, ma devono fare i conti con l’assenza di misure di sostegno a favore delle produzioni di piccola scala, perché in tutti i paesi gli incentivi si indirizzano verso le produzioni industriali.

IN MOLTI CASI I CONTADINI ABBANDONANO la produzione di legumi per sostituirli con piante che danno un reddito maggiore, come patate, barbabietole, mais, colture che richiedono una maggiore quantità di acqua. La grande varietà di legumi consente di coltivarli in ogni tipo di terreno e nelle diverse condizioni climatiche, anche nei climi più secchi.

INOLTRE, LA LORO CAPACITA’ DI CONSERVARSI per lungo tempo riduce lo spreco alimentare e consente di averli disponibili anche nei periodi in cui si registrano cali produttivi di altri alimenti. I bisogni alimentari di una popolazione mondiale in crescita possono essere soddisfatti solo attraverso la valorizzazione delle colture proteiche, non certo da un modello di produzione e consumo basato sull’agricoltura industriale e l’allevamento intensivo. Va favorita con scelte adeguate l’agricoltura sostenibile di piccola scala per la produzione di alimenti vegetali ricchi di proteine.

I LEGUMI SONO DA CONSIDERARE una «potenza nutrizionale» e sono numerosi i progetti che in Europa, Africa e America Latina hanno lo scopo di sostenere filiere agroalimentari sostenibili che includono la coltivazione delle leguminose. Le numerose ricerche condotte in questi anni hanno consentito di comprendere il ruolo fondamentale che svolgono queste piante da un punto di vista ambientale. I legumi sono in grado di migliorare la salute del suolo perché fissano l’azoto atmosferico e lo convertono in materia organica, migliorano la capacità di ritenzione idrica del terreno e favoriscono l’areazione. Un suolo più fertile consente la ridurre i fertilizzanti chimici azotati che rilasciano gas serra. La capacità che hanno le leguminose di fertilizzare naturalmente il suolo può essere sfruttata nei terreni in cui è più difficile coltivare.

MOLTE DELLE VARIETA’ LEGUMINOSE coltivate hanno caratteristiche locali e sono legate al territorio, ma questo rappresenta un elemento di forza perché consente di recuperare terreni marginali o degradati. Quando le leguminose entrano in rotazione con i cereali (grano, mais), apportano sostanze nutritive che migliorano la biodiversità, consentendo alle colture cerealicole di resistere in misura maggiore alle malattie e allo stress idrico legato alle alte temperature.

NEL GREEN DEAL EUROPEO, che viene smontato giorno dopo giorno, la rotazione delle colture con la presenza delle leguminose rappresenta un punto essenziale per favorire l’aumento della

produzione di proteine vegetali. La presenza delle leguminose aumenta la fertilità dei suoli e riduce l’uso dei concimi sintetici, riduce l’impiego di risorse energetiche, determina un minore impatto ambientale e consente la riduzione dei gas serra, contrastando i cambiamenti climatici. Sono tutti obiettivi più difficili da raggiungere, ora che i settori dell’agroindustria hanno preso il sopravvento.

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SECONDO I DATI DELLA FAO, A LIVELLO GLOBALE il consumo medio annuo pro capite di legumi è di 7,8 kg, mentre in Europa è di 3 kg. Secondo una ricerca dell’Istituto superiore di sanità, in Italia il consumo pro capite annuo è di 3,3 kg, 9 grammi al giorno, e solo un quarto degli adolescenti li prende in considerazione. Siamo ben lontani dai valori raccomandati dall’Oms, che fissa in 2-4 porzioni settimanali il livello di consumo.

LA MAGGIOR PARTE DEI LEGUMI CONSUMATI i Italia sono di importazione, dopo il drastico calo produttivo che si è registrato nel nostro paese a partire dagli anni ’60, e per le diverse varietà di legumi la quota importata è compresa tra il 70 e il 90%.



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