SPY FINANZA/ La mossa obbligata e spericolata rimasta a Mps

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#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Mi scuserete se per un giorno non parlerò dei dazi di Trump o della corsa globale per accaparrarsi oro fisico. Vorrei parlare di noi. Intesi come Italia. E quindi, alla vigilia del lancio del nuovo Btp Più e dopo il collocamento con domanda record del nuovo titolo a 15 anni, occorre parlare di banche, più che di Mef.



Vi dirò subito una cosa: se volete capire davvero cosa stia accadendo dietro le quinte del cosiddetto Risiko bancario in atto, vi invito a leggere Il viaggiatore del giorno dei Morti di Georges Simenon. Lì dentro troverete, oltre a una prosa magistrale, tutta la miseria e i giochi di potere che stanno determinando la danza di Opa e Ops cui stiamo assistendo. Sullo sfondo, collocamenti allegri. Allegrissimi. Quantomeno nelle cifre. Benedetti da una Bce ancora presente. E ben lungi dal volere/potere togliere il proprio scudo dal mercato. E da una politica mai come oggi parte in causa. E in vena di assalti al cielo.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 



Partiamo da un dato di fatto poco conosciuto: le banche italiane per ogni 100 euro di debito pubblico domestico detengono 29,2 euro di debito pubblico europeo. Da quando è iniziato questo trend? Dal 2014. Ovvero, post-Whatever it takes. Tanto per capire come ormai il nodo che unisce Roma a Bruxelles sia assolutamente residuale e simbolico, a fronte di quello che lega i destini di Francoforte e Milano. Ovvero, politica versus economia/finanza.

Perché vi faccio questo esempio? Perché quando parliamo di banche, solitamente facciamo riferimento agli stress test della Bce, alle note contenute nelle trimestrali o alle mitologiche quotazioni di Borsa, di fatto un maquillage sempre più marcato, pesante e capace di ingannare. Ora date un’occhiata a questo grafico, il quale ci mostra un meandro poco conosciuto dei conti bancari.



Il totale delle cartolarizzazioni bancarie sta scendendo sotto i 300 miliardi di controvalore, ma occhio alle dinamiche da estrapolare, occhio al cosiddetto breakdown per categoria: quelle sul credito al consumo stanno superando quelle sulle abitazioni. In Italia, signore e signori. Uno switch a dir poco storico. Epocale. E pericoloso. Perché, in prima istanza, sta testimoniando il lento, silenzioso ma inesorabile morphing dell’Italia in una piccola America.

In tal senso, dato un’occhiata quest’altro grafico. Il quale ci dice che nel mese di dicembre il credito al consumo totale negli Usa è salito di 40,8 miliardi, dopo il calo da 5,4 miliardi di novembre. Un’esplosione record di utilizzo di carte di debito e credito, con il controvalore di utilizzo solo di queste ultime (revolving) cresciuto in un mese di 22,9 miliardi. Mentre la voce non-revolving (che include i prestiti per istruzione e acquisto di automobili) ha segnato un aumento di 18 miliardi.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Ovvero, l’americano medio sta combattendo l’inflazione (ancora alta e permanente) indebitandosi sempre di più. Per questo la Fed può tagliare, facendo felici (e profittevoli per Borsa e mercato) le banche. E in Europa, grazie alla Bce, stessa dinamica. Ricordatevene quando andate a fare la spese e, nell’arco di una settimana, vedete il medesimo bene aumentato di prezzo. Attenzione a sottovalutare quel dato delle cartolarizzazioni, poi. Soprattutto in un Paese che come il nostro si sta impoverendo a vista d’occhio. Giorno dopo giorno.

Ed eccoci alla seconda criticità legata a quel trend: quella di nascondere in nuce la natura fallace, artefatta e propagandistica di certe clamorose narrative macro-economiche da parte del governante di turno. La cui manipolazione di base, generalmente, la si scopre soltanto a cose fatte. Come accaduto con il prezzo del gas e la sedicente autonomia dal ricatto energetico russo.

E qui lasciatemi aprire una piccola ma significativa parentesi. Stando a questo articolo di Bloomberg, la situazione dei prezzi del gas e del calo record degli stoccaggi in Germania sarebbe già oggi entrata ufficialmente in modalità 2022. I manager del comparto avrebbero dato vita a intensi incontri e scambi di opinioni con le autorità politiche per dare il via libera a sussidi per famiglie e imprese in vista degli approvvigionamenti delle scorte per l’estate che rischiano di mandare letteralmente alle stelle le valutazioni. Già alte. Al massimo da due anni.

Piccolo interrogativo: al netto di un ministro Pichetto Fratin che ha confermato come un epilogo simile sia già oggi inevitabile anche nel nostro Paese, con quali soldi lo finanzieremo? La Germania ha ancora un po’ di spazio fiscale, nonostante il salasso del 2022. Ma noi? O forse il silenzioso e silenziato doppio aumento dei prezzi delle sigarette in meno di un mese ha qualcosa a che fare con questo raschiamento del fondo del barile per evitare nuovo deficit e creare un tesoretto del gas, visto che mentre Zelensky vende terre rare a Trump e cede territori a Putin, noi continuiamo a pagare bollette stratosferiche e con la prospettiva a breve di sudare per Kiev?

E non pensiate che la questione banche e la questione casse vuote non vadano di pari passo, mano nella mano. Basti vedere l’ennesima mutazione della stampa sussidiata dallo Stato (e in parecchi casi, anche da Usaid) in prospetto informativo e private banker del Mef, visto che la sovraesposizione delle magnifiche sorti e progressive del Btp Più trova concorrenti solo nel Festival di Sanremo e nel campionato di calcio.

Le banche sono strutturalmente esposte al debito pubblico italiano. Il mitico doom loop di cui vi parlo da anni, ormai. E ora anche al debito europeo, visto che il do ut des è la base della nostra stessa stabilità di spread. Dietro tutto questo, si muove il cosiddetto Risiko bancario, appunto. Sul fronte italiano e anche estero.

Ma prendiamo l’ultimo e più clamoroso esempio, ovvero l’Ops (Offerta pubblica di scambio) di Mps su Mediobanca. In particolare, le ultime evoluzioni. Decisamente tacitate dalla stampa, rispetto a certi toni da Terzo polo in arrivo di poche settimane fa. Prendiamo i conti della preda, freschissimi di pubblicazione. Dopo la pubblicazione di numeri record per il primo semestre, Mediobanca ha festeggiato in Borsa con un +2,66%, chiudendo martedì a 16,99 euro per azione. E con picchi intraday oltre i 17 euro, il livello più alto degli ultimi 18 anni.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Questo cosa significa? Che lo sconto implicito dell’Ops di Mps si allarga al 13,3%, creando un divario pari a 1,9 miliardi rispetto alla capitalizzazione di Mediobanca. Quindi, o adesso Mps rilancia cash di almeno 2,5 miliardi (se non 3), cifra che Rocca Salimbeni non può permettersi, a meno di non voler mettere a rischio la propria stabilità finanziaria oppure il vaso di Pandora del bluff si scoperchia. Come certe criticità nei conti. Ad esempio, profitti dopati dalla contabilizzazione a ricavi di circa 500 milioni di crediti fiscali su un utile complessivo di 1.950 milioni. Crescita reddituale? Non pervenuta.

Vuoi dire che questa Ops sia stata un’operazione tutta politica e romana, più che frutto di una logica finanziaria e industriale? Ovvero, l’accusa esplicita e della prima ora mossa da Mediobanca in sede di Consiglio. Ricordate il record di titoli Mps presi a prestito in dicembre per operare al ribasso? Senza un rilancio cash che copra pesantemente lo sconto dell’offerta iniziale (e che rischia di far saltare il banco dei conti dell’ex controllata statale), l’Ops rischia di tramutarsi in un clamoroso fallimento. E quelle scommesse ribassiste in un successo annunciato.

Datemi retta, leggete Il viaggiatore del giorno dei Morti. Vi aprirà gli occhi. Più del mio articolo.

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