La Fondazione Ago Modena Fabbriche culturali apre al pubblico il proprio patrimonio di immagini, uno dei più importanti nel panorama nazionale, con una mostra incentrata sul tema del paesaggio. Chiara Dall’Olio e Daniele de Luigi hanno curato la selezione di 114 fotografie di 87 autori italiani, dagli anni Cinquanta del Novecento all’oggi, coinvolgendo tutti i grandi maestri fino alle ultime generazioni di artisti nati tra gli anni Ottanta e Novanta. Sono i “Passaggi Paesaggi” a Palazzo Santa Margherita di Modena dal 14 febbraio al 4 maggio 2025.
L’allestimento
(nella foto: allestimento della mostra, foto di Rolando Paolo Guerzoni)
Urbano, naturale, umano e dell’immaginario: sono le quattro declinazioni dell’idea di paesaggio che suddividono l’allestimento. Quattro temi che in realtà si intersecano l’uno con l’altro (i “Passaggi” del titolo della mostra) in un percorso circolare che parte idealmente con lo sguardo di autori su paesaggi naturali e, in generale, sul rapporto dell’essere umano con la natura. Ecco allora, in apertura, Luca Andreoni con una immagine del 2007 tratta dai sui “Orridi”, una gola scavata dall’erosione della natura, accanto a una foto di Mario Giacomelli del 1984 tratta dalla serie “Presa di Coscienza della natura”. Si tratta di una ripresa aerea del paesaggio agricolo marchigiano, emblematica nel chiarire come questa immagine – come tante altre – potrebbe essere ospitata in una diversa sezione tematica. “Mi sono poi accorto che fotografavo la mia interiorità, attraverso il paesaggio trovavo la mia anima”, dichiarò Giacomelli. Più avanti la pietra di Bismantova che spunta nella nebbia, opera del 2021, diventa il Purgatorio di Dante per Jacopo Valentini, mentre Paola De Pietri nella serie “To Face” ritrae un paesaggio, quello al confine con l’Austria, solo apparentemente naturale perchè alterato dall’uomo durante la Prima Guerra Mondiale. Walter Niedermayr nel suo trittico “Glaciers des Bossons” (2009) fotografa invece il paesaggio alpino trasformato e deturpato dal turismo di massa.
Passiamo alla lettura del paesaggio urbano e al racconto delle periferie cittadine, spazi abitati colti nella quotidianità (Luigi Ghirri) o spazi abbandonati (Guido Guidi): sono le tracce lasciate dall’uomo nelle zone marginali e antispettacolari della provincia, e Ghirri e Guidi sono stati tra i primi in Italia ad occuparsene. “Andare verso il margine richiede la disponibilità e la volontà di compiere una esperienza di apprendimento”, scrive Guido Guidi. Olivo Barbieri ci mostra come la città si possa trasformare in una scenografia surreale grazie alle luci artificiali (si vedano le foto dedicate a Modena tra il 1994 e il 2008). Gabriele Basilico e Francesco Jodice invece ci fanno riflettere su come gli spazi urbani cambino continuamente per adattarsi a nuove esigenze (esemplare in tal senso il lavoro di Basilico dedicato alla riqualificazione delle aree urbane in Emilia-Romagna).
Continuiamo con il paesaggio umano, fotografie in cui è presente la traccia dell’uomo o in cui sono le persone le vere protagoniste. Dai “frammenti di vita” nel contesto urbano italiano (ancora Basilico con la serie “Dancing in Emilia” del 1978), agli scatti dedicati agli “Zingari a Palermo” di Gianni Berengo Gardin del 1995. “L’impegno del fotografo non dovrebbe essere artistico, ma sociale e civile”, ha dichiarato più volte quest’ultimo. Ci sono poi immagini tratte da set cinematografici (una su tutte, Fellini sul set di “8 e mezzo” fotografato del re dei paparazzi Tazio Secchiaroli). Eva e Franco Mattes smaterializzano l’immagine mostrandoci una canalina portacavi, cornice ideale per tutte quelle immagini tratte dal loro archivio personale che un microcomputer fa circolare prorio dentro i cavi ethernet.
I paesaggi dell’immaginario chiudono il percorso espositivo. La realtà in queste immagini è trasfigurata o costruita ad hoc. Cesare Leonardi, grande architetto qui in veste di fotografo, sperimenta generando forme inedite, come i suoi parabrezza di clomotori del 1958. Ci sono artisti che fissano nel paesaggio le loro performance. E’ il caso di Virgina Zanetti, classe 1981, con l’immagine ribaltata di un salto che evoca caduta e solitudine. Oppure il modenese Davide Bertocchi che realizza immagini possibili di mondi lontani elaborate con gli strumenti in uso agli astrofisici. E la visita potrebbe ricominciare…
(nella foto: allestimento della mostra, sulla destra in alto l’installazione di Eva e Franco Mattes, foto di Rolando Paolo Guerzoni)
Un inedito di Luigi Ghirri
Fa parte del percorso espositivo anche un inedito di Luigi Ghirri, realizzato nei pressi di Correggio nel 1990. A Villa Pirondini di Rio Saliceto i CCCP si sono stabiliti per registrare l’album “Epica Etica Etnica Pathos”. Ghirri fa decine di fotografie, tra cui quella che diventerà la celebre copertina dell’album. Tra queste l’inedita “natura morta” con le stoviglie e attrezzi da cucina posti ad asciugare sul lavello.
Gabriele Basilico e la riqualificazione urbana in Emilia-Romagna
Tra le opere in mostra troviamo uno scatto di Basilico tratto dalla serie “LR 19/98. La riqualificazione delle aree urbane in Emilia-Romagna”. Si tratta di un incarico che il fotografo ebbe dalla Regione Emilia-Romagna nel 2001 per realizzare una campagna fotografica sulle principali aree che sarebbero state oggetto di riqualificazione in regione. Basilico fotografò 78 luoghi industriali dismessi da Piacenza a Rimini. Le foto, che confluirono in una mostra a Bologna poi a Parigi, dal 2020 sono in deposito gratuito all’ex Fondazione Modena Arti Visive.
Informazioni
PASSAGGI PAESAGGI
Fotografia italiana dalle collezioni di Fondazione AGO
a cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi
Palazzo Santa Margherita
corso Canalgrande103, Modena Dal 14 febbraio al 4 maggio 2025
Orari: da mercoledì a venerdì: ore 11-13 / 16/19; sabato, domenica e festivi a orario continuato: ore 11-19
Ingresso: intero 6 euro (ridotto 4 euro). Ingresso libero ogni mercoledì
Visite guidate al sabato alle 16 (su prenotazione)
Informazioni: biglietteria@fondazioneago.it
fondazioneago.it
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