Petrini (Sib – sindacato balneari):«La città è morta, servono investimenti e certezze. Il Comune deve mostrarci un progetto vero, sennò ha fallito»
«Un colpo di teatro» che non eviterà al Campidoglio «una marea di ricorsi». Così Franco Petrini, uno dei balneari ed esponente del sindacato (Sib), furente dopo la presentazione dei bandi per le concessioni. Tra problemi tecnici su tempi e modalità dato che «mancano criteri base». E grane politiche: «Il sindaco vince, ma grazie al populismo».
Franco Petrini, gestore della Nuova Pineta e Pinetina ed esponente del sindacato balneari (Sib), come valuta il meccanismo studiato dal Campidoglio?
«Tra royalties e bandi di un anno, è un po’ strano. Un colpo di teatro: il Comune doveva portare a casa un risultato e ha fatto la sua conferenza. Ma il problema reale è un altro».
E quale?
«Che Ostia è morta, e ha bisogno di grossi investimenti e grandi certezze».
E questo bando non le dà?
«Il lungomare di levante è colpito da erosione e abbandono, messo in ginocchio dall’ incapacità di portare a compimento una semplice opera di bonifica. Ho vissuto sulla mia pelle erosioni e distruzioni, per me ci sono stati dei risultati negativi che, però, ho diluito in trent’anni. Per il Kursaal, ad esempio, solo l’opera di bonifica costa non meno 500 mila euro: ma quale privato può affrontare cifre del genere sapendo che ha un solo anno per rientrare?».
Nessuno dice?
«Beh, nessun imprenditore serio. E comunque non un romano: qua siamo tutti messi male. Certo, qualcuno magari spunta, in Italia non mancano personaggi ambigui. Ma uno serio che possa investire solo per ripartire da zero, non c’è».
Servirebbe una concessione di più anni, insomma.
«Chiunque voglia venire e investire ha bisogno di tanti, tanti capitali e di un lungo periodo. Noi possiamo solo fare la classica “romanella”. Ma ridisegnare la città sarebbe la risposta a tre milioni e mezzo di romani: il Comune deve farci vedere un progetto vero, altrimenti ha fallito».
Per il Campidoglio i bandi sono parte di in un progetto più ampio, però.
«Hanno portato a casa un “risultatino”, buono per chi dice “finalmente, facciamo fuori i soliti noti”. Il sindaco ha vinto con un provvedimento populista. Ma non c’è un progetto vincente per Ostia».
Ci spiega meglio cosa non le va bene di questi bandi?
«Mettiamo che io domani perda la concessione, e supponiamo che mi porti via cabine, ombrelloni e lettini. Chi entra al posto mio? Con che cosa apre? Cosa compra?».
Quindi cosa serve?
«Criteri di assegnazione molto precisi. Se esco, cosa mi verrà riconosciuto? Perché sui bandi il mio lavoro di 40 anni non è citato. Credo che ci sarà un immobilismo totale perché faremo tutti ricorso, saranno una marea le azioni legali. Spenderemo gli ultimi soldi per gli avvocati».
Viste le prospettive, come gestisce ora le sue attività?
«Io ho gli operai che lavorano, compro materiale a scartamento ridotto. Mando avanti la macchina, sapendo che un domani potrei consegnarla a qualcuno, sperando che piaccia il lavoro che sto facendo: ma è una cosa seria?».
Non si può programmare?
«Tra 15 giorni devo far partire la campagna abbonamenti anche se non ho più cabine, il mare se le è prese. Però non so se i soldi miei sono indebitamente spesi, se li dovrò girare a chi subentra e sarò rimborsato, o magari se li ho spesi inutilmente. Se avessero avuto tutto pronto a giugno e a settembre avessimo chiarito questi aspetti, sarebbe stato diverso. Ma far partire adesso i bandi mi pare pazzesco».
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