“Ilaria è stata dimessa per una crisi ansiosa”

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Ilaria Parimbelli è morta l’1 agosto 2021 dopo due anni di agonia in uno stato di minima coscienza. Oggi, il medico Francesco Bagnolo è a processo, accusato di omicidio colposo della ragazza. Secondo l’avvocato della famiglia di Ilaria: “La diagnosi fatta dal medico nel 2019 era sbagliata. Non era ansia ma un’infezione cerebrale”.

Ilaria Parimbelli

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Nessuno ha chiesto scusa né tanto meno fatto le condoglianze alla famiglia. Né il medico né l’ospedale che non ha mai risarcito del danno la famiglia“. A dirlo è Oliviero Mazza, l’avvocato dei genitori e del fratello di Ilaria Parimbelli che si sono costituiti parte civile nel processo contro Francesco Bagnolo, il medico del pronto soccorso accusato di omicidio colposo della ragazza, nel quale è citato anche l’ospedale in qualità di responsabile civile.

Ieri si è svolta l’ultima delle tante udienze che ci sono state negli ultimi mesi. Sono già stati sentiti i testimoni, le parti civili e le consulenze tecniche, quella del pm, della parte civile e quella delle difesa“, ha spiegato l’avvocato a Fanpage.it. “Alla fine dell’udienza di ieri, dopo aver sentito anche l’imputato, il giudice ha deciso di disporre una perizia medico legale. La perizia non riguarderà le cause del decesso sulle quali c’è accordo: la morta di Ilaria è stata causata dell’infezione cerebrale conosciuta con il nome di encefalite erpetica. Gli esami intendono invece indagare se fosse possibile diagnosticare la malattia già al momento dell’accesso al pronto soccorso avvenuto il 23 settembre 2019“.

Arrivata al pronto soccorso di Zingonia, Ilaria manifestava infatti una serie di sintomi tra cui febbre, una forte cefalea, vomito, allucinazioni uditive e visive e febbre a 39. “Il primo medico che la accetta in pronto soccorso, già assolto in giudizio abbreviato, aveva segnalato di aver avuto dei sospetti su una possibile malattia di natura organica, di aver sospettato quindi che ci fosse un’infezione sulla base di quei sintomi. Al cambio turno, ha detto di averlo segnalato a Bagnolo“, ha spiegato ancora l’avvocato della famiglia di Ilaria. “Questa è la prova che la malattia si poteva diagnosticare perché il primo medico aveva rilevato la possibile presenza di un’infezione che andava indagata. Bagnolo però non ha fatto nulla a riguardo, non ci sono state ulteriori attività di tipo diagnostico“.

Come si legge infatti sul documento che Fanpage.it ha potuto visionare, il medico si sarebbe limitato a dimetterla per una “crisi d’ansia” consigliandole di “limitare le attività stressanti“. 

Il problema è tutto lì. Quello che è in discussione oggi è se quel giorno, accedendo al pronto soccorso, non fosse già possibile stabilire la stessa diagnosi fatta dal primo medico e poi confermata al Papa Giovanni qualche giorno dopo dove le hanno diagnosticato, appunto, l’encefalite erpetica. Al Papa Giovanni i medici hanno cominciato a somministrare a Ilaria gli anti virali e l’Aciclovir ma ormai il virus si era esteso nella parte del cervello ed era ormai troppo tardi“.

Il processo? “Sarà una battaglia di consulenze e di perizie”

La domanda da porsi quindi è: sulla base dei sintomi che quel giorno aveva Ilaria, era possibile rilevare l’encefalite erpetica in pronto soccorso? Per i nostri consulenti, tra cui c’è anche Andrea Gentilomo, professore di medicina legale della Statale di Milano e il medico e infettivologo Guido Chichino, assolutamente sì. Perché le allucinazioni, unitamente alla febbre così elevata, alla cefalea acuta e al vomito, sono sintomi di natura fisica, organica, quindi incompatibili con una malattia di natura solo psichica come può essere l’ansia“, ha detto l’avvocato a Fanpage.it.

I consulenti tecnici della difesa hanno invece avanzato tante ipotesi tra cui anche alcune offensive, come l’utilizzo di stupefacenti che sono invece assolutamente esclusi dalla vicenda. Sostanzialmente dicono che l’infezione non fosse rilevabile in quella fase perché da un lato era troppo presto per rilevare la malattia, dall’altro troppo tardi per curarla. Come se fosse un evento ineluttabile. Come se chi fosse colpito dal virus erpetico encefalico fosse destinato comunque a morire e a vivere prima una lunga malattia che riduce a una specie di vegetale. Però, non si deve dimenticare che il primo medico si era accorto. Quindi come fanno a dire che non era rilevabile? Che non fosse possibile avere neanche un sospetto a riguardo?“.

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Ieri il giudice ha ritenuto di voler approfondire il tema medico con una perizia che verrà svolta a partire dalla prossima udienza attesa per il 26 marzo“, ha concluso l’avvocato. “Sarà una battaglia di consulenze e di perizie”.





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