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GUERRA IN UCRAINA, TRUMP SODDISFATTO: “BELLA CHIACCHIERATA CON LA RUSSIA”. PESKOV (CREMLINO): “SONO GLI USA IL NOSTRO VERO INTERLOCUTORE”. KALLAS (UE): “UNA PACE TROPPO RAPIDA NON FUNZIONERÀ”. IL MINISTRO CROSETTO: “MISSIONE DI PACE CON SOLE TRUPPE EUROPEE SAREBBE UN SUICIDIO”. “Una bella chiacchierata con la Russia e l’Ucraina ieri. Buone possibilità di mettere fine a quella orribile e sanguinosa guerra”. Così il presidente Trump scrive sul suo social Truth, dopo il dialogo avuto prima con l’omologo russo Putin, e poi con il presidente ucraino Zelensky. L’entusiasmo è condiviso dal Cremlino, tanto che il portavoce Peskov ritiene che sia necessario organizzare “velocemente” un incontro tra Trump e Putin. Secondo Peskov l’Ucraina “in un modo o nell’altro, ovviamente, parteciperà ai negoziati” sulla fine del conflitto, ma la Russia considera gli Usa “il suo principale interlocutore”. Kallas, l’alto rappresentante Ue, ricorda cosa avvenne con la Germania di Hitler nel 1938: “Qualsiasi soluzione rapida sull’Ucraina è un affare sporco che abbiamo già visto in passato, ad esempio a Minsk, e semplicemente non funzionerà. Non fermerà le uccisioni, la guerra continuerà. Se facciamo un paragone, possiamo fare un parallelo con il 1938: non è una buona tattica di negoziazione se si dà via tutto prima ancora che le discussioni siano iniziate”. Anche il cancelliere Olaf Scholz respinge una “pace imposta” all’Ucraina: “Non è ancora chiaro a quali condizioni l’Ucraina sarà pronta ad accettare un accordo”. Lo stesso presidente Zelensky ribadisce il punto: “Non possiamo accettare, come Paese indipendente, alcun accordo fatto senza di noi”. Sul Fatto di domani leggerete le dichiarazioni dei protagonisti e quelle del ministro Crosetto al vertice Nato, la cronaca della giornata e un focus sulle posizioni tenute in Europa rispetto al conflitto.


LA RUSSA JR. E LA TELEFONATA AL CAPO DEGLI SPIONI: LA PROCURA VUOLE APPROFONDIRE. IL PRESIDENTE DEL SENATO CHIEDE LA DECRETAZIONE DEGLI INTERROGATORI. L’indagine sul presunto stupro commesso da Leonardo Apache, figlio di Ignazio La Russa, si intreccia con quella su Equalize e il dossieraggio illegale. Come abbiamo raccontato oggi, Nunzio Samuele Calamucci racconta di avere assistito, nella seconda metà di maggio 2023 negli uffici della Fondazione Fiera, a una telefonata tra Enrico Pazzali, titolare di Equalize, e “Ignazio” nella quale si sarebbe parlato, appunto, della violenza, notizia che però sarebbe diventata pubblica soltanto un mese dopo. La procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pm Rosaria Stagnaro, che indagano dopo la denuncia della presunta vittima, effettueranno adesso ulteriori approfondimenti: quel verbale non era ancora tra le carte trasmesse, infatti, e tra gli elementi emersi finora non risultavano “contatti rilevanti”. Già a dicembre scorso, comunque, la Procura guidata da Marcello Viola aveva avviato approfondimenti su eventuali connessioni tra le due inchieste. “Lo escludo, ho saputo dell’accusa solo quando ne hanno parlato i giornali”, ha detto ieri a noi La Russa, che oggi è tornato sulla vicenda con una nota: “Non capisco perché avrei dovuto, secondo quanto scrive il Fatto Quotidiano, essere interessato a far rilevare dagli ‘spioni’ la planimetria (‘la logistica’) della mia abitazione che ovviamente conosco benissimo. Né comprendo come sia possibile adombrare chissà cosa anche su di me che, come risulta, sono stato oggetto assieme ai miei figli, di richiesta da parte di Pazzali di informazioni indebite. Mi permetto, infine, di chiedere alle autorità giudiziarie di valutare se non ritengano a questo punto di desecretare gli interrogatori degli imputati e contestualizzare i fatti”. Sul giornale di domani leggerete nuove rivelazioni che emergono dalle carte giudiziarie.

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GERMANIA, NUOVO ATTENTATO COMPIUTO DA UN RICHIEDENTE ASILO. A MONACO 28 FERITI. SCHOLZ: “ATTO ORRIBILE, L’AFGHANO SIA DEPORTATO”. WEIDEL (AFD): “SERVE UN CAMBIAMENTO NELLA POLITICA MIGRATORIA”. Ancora un attentato con la tecnica dell’auto utilizzata come ariete e lanciata sulla folla. Sono almeno 28 i feriti – di cui alcuni gravi – registrati a Monaco di Baviera. Il responsabile, che si è lanciato con la vettura sui partecipanti ad un raduno sindacale, è Farhad N., afghano di 24 anni richiedente asilo, che la polizia aveva attenzionato in passato per furti nei negozi e reati legati alla droga. Per il cancelliere Olaf Scholz si è trattato di un “atto orribile” e il cittadino afghano “deve essere punito, espulso e deportato nel suo Paese”. Dai primi accertamenti, gli investigatori rilevano che l’attentatore aveva condiviso “post filo islamisti” sui social media prima di lanciarsi con l’auto contro la folla; nato a Kabul nel 2001, il giovane è arrivato in Germania alla fine del 2016, presentando la richiesta di asilo, ma l’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati l’aveva respinta. La sua espulsione è stata però sospesa perché gli è stato concesso un permesso di soggiorno temporaneo. Le reazioni politiche sono state veementi, nell’ottica del voto che è in programma il 23 febbraio: Alice Weidel, una delle leader del partito di estrema destra AfD commenta: “Continuerà così per sempre? Serve un cambiamento nella politica migratoria ora!”. Sul giornale di domani leggerete altri particolari sull’attentato a Monaco.


LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE

Corte Costituzionale, dopo 19 votazioni sono stati eletti i giudici mancanti. I partiti hanno finalmente trovato la quadra attorno ai quattro nomi mancanti: diventano giudici della Consulta Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Meloni a Palazzo Chigi, costituzionalista e consulente nella redazione della riforma sul premierato; Massimo Luciani, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico a “La Sapienza” e sostenuto dal Pd; Maria Alessandra Sandulli, ordinaria di diritto amministrativo all’Università di Roma Tre e considerata il nome tecnico; Roberto Cassinelli, avvocato 69enne genovese, già deputato e senatore azzurro con Silvio Berlusconi in quota Forza Italia.

Salerno, otto persone verso il processo per l’omicidio del sindaco Angelo Vassallo. La vittima fu uccisa a Pollica, nel Cilento, il 5 settembre 2010, con nove colpi di pistola. Gli avvisi di conclusione delle indagini contemplano vari reati tra cui omicidio, depistaggio e traffico di droga. I destinatari degli avvisi sono il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, anche lui detenuto, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e l’ex collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, i fratelli Giovanni, Domenico e Federico Palladino e Giovanni Cafiero. Per gli inquirenti, Vassallo fu assassinato perché stava per denunciare un traffico di droga. A nessuno degli indagati è contestato il ruolo di esecutore materiale dell’omicidio.



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