Anno complicato per i tartufai, ma quando mai è stato semplice il loro mestiere? Inoltrarsi prima dell’alba nel fitto dei boschi, vicino ai fossi, con l’umidità che ti mangia le ossa. E ripetere questa operazione quasi mistica, anche più volte al giorno, aspettando la maturazione di un mistero, in compagnia del solo amico fidato e inseparabile, il proprio cane. Questa stagione la raccolta è scarsa, il famoso Bianco, latita. La natura segue moti ciclici convettivi piuttosto oscuri che la gente della zona ha imparato a seguire ed accettare: così vanno le cose e tanto basta. Un po’ come nel calcio. I paesi vivono momenti fantastici e poi annate invece di magra e di sconfitte e vengono sempre rappresentate fedelmente, in questo eterno andirivieni, dalle squadre che portano i colori del proprio campanile. La sfida a distanza Fabro-Ficullese nel Campionato di Prima Categoria Girone D rispecchia abbastanza fedelmente lo stato dell’arte attuale; gli ingredienti ci sono tutti, aggressività, tensione, ribaltamenti di fronte ed occasioni sprecate,è ormi speranze e Domeniche nostalgiche; ma alla fIne il cammino delle due compagini è purtroppo estremamente divergente: il Fabro Valdichiana lotta disperatamente per la salvezza incespicando spesso, mentre la Ficullese veleggia tranquillamente a metà classifica, puntando alle zone nobili. Pure sugli spalti, se vogliamo fare un’analisi prettamente antropolgica, è l’Orda Balorda (straordinaria) giallorossa a farla da padrona, anche lì in qualche maniera ad aggiudicarsi la contesa a distanza. Quello che però emerge con prepotenza è la ruggine, l’acredine che divide i tifosi delle due fazioni, questione ancora più rilevante se pensiamo che le due società condividono da qualche anno lo stesso settore giovanile. Fa riflettere il fatto che gli 8 km dei “tornanti del tartufo”, dividono due società che unite nell’organizzazione dei ragazzini in fondo propongono due modelli societari anche molto simili; fa riflettere che nonostante ciò, alcuni giocatori siano passati tra le fila del paese rivale e risultino ovviamente i nemici più agguerriti. È una situazione abbbastanza diffusa nel mondo dilettantistico, è quello che succede quasi ogni Domenica in giro per i campi sportivi. Che amarezza. Unione dei Comuni, collaborazioni fra provincie, aziende sanitarie riunite, fusioni fra Società sportive: associazioni che collaborano male e controvoglia. E nel caso poi che si intrecciano nei patti, anche alcuni interessi economici dei privati, accordi che saltano e vengono rinnegati immediatamente. Le buone intenzioni che vanno a farsi fottere al cospetto del Dio Denaro. Anche la Polisportiva Chiusi è stata più volte ad un passo dal firmare accordi collaborativi con i Settori Giovanili circostanti. La realtà è che il sistema non ti permette di mantenere dignitosamente i ragazzi del tuo vivaio: o li fai allenare poco e male con istruttori improvvisati (e ti bastano i soldi), o li fai giocare per più ore con allenatori qualificati (e non ti bastano i soldi). Spinte dalla “fame”, dal bisogno o semplicemente dall’ambizione legittima di avere Prime Squadre più competitive, ciclicamente le società della zona si incontrano ripromettendosi lungimiranti collaborazioni. E puntualmente queste buone intenzioni naufragano di fronte all’affitto di questo o quel campo sportivo, al noleggio del mio o del tuo pulmino, del prestito della punta dei Giovanissimi e del difensore dei Pulcini. Ed è tutto giusto, e logico se vogliamo. Perché alla fine le unioni scritte su carta, sono fatte di persone vive e reali con tutto il loro corollario di pregi e difetti. E quando i ragazzi cresciuti nel Fabro, vestiti con la maglia giallo-rossa della Ficullese espugnano il Niciarelli festeggiando, diciamo che il collo ti si torce anche se non sei chiancianese; e mentre i Primi Calci di Sarteano scoppolano i nostri bambini di Chiusi, la nostra bella collaborazione passa in secondo piano. A me girano i coglioni, parecchio. È così non ci posso fare niente, e questo moto dell’anima mi pare abbastanza comprensibile!! Poi certo che il compito di un dirigente è guardare tutto in prospettiva, ma bisogna almeno ammettere che non è così semplice come si vuole raccontare. Pensate dove la gente ci guadagna. Quanto malessere ci può essere all’interno di certe aziende pubbliche. Quanta invidia, quanto malfunzionamento dovuto al campanilismo o all’egoismo. Non è un giudizio, è una fotografia che queste domeniche calcistiche ci lasciano, qualcuno forse avrà una visione diversa o più positiva magari. Non ci resta che investire risorse sui giovani ed offrire il servizio migliore che ci è possibile; e lottare, poi la storia farà il suo corso. Anche le 5 Contrade ddi Chiusi di giorno collaborano per realizzare la Festa dei Ruzzi, e poi la notte si vomitano addosso qualsiasi cattiveria possibile: è la doppiezza umana. Bella? Brutta? Certamente è la nostra natura, è ciò che siamo, è la benzina che accende le nostre travolgenti passioni. Esserne consapevoli, sapere che di fronte a noi stanno persone ugualmente controverse e deboli, magari ci farà saltare qualche progetto di collaborazione, ma indubbiamente ci farà prendere la vita con più serenità. Compresa una “cerca di tartufi” andata a vuoto. Compresa una sconfitta in una partita di Primi Calci.
Francesco Ferretti
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