Dombrovskis: “37,5 miliardi di risparmi per imprese dal taglio dei costi della burocrazia”. Tabarelli (Nomisma Energia): “Il tetto al prezzo del gas non è l’unica salvezza”. Recchi (società Stretto di Messina): “Ponte accelera crescita”. La rassegna Energia
Le imprese europee potrebbero risparmiare 37,5 miliardi di euro dal taglio dei costi della burocrazia. Sono i calcoli della Commissione Europea, che mira a ridurre, da qui al 2029, almeno del 25% gli oneri amministrativi per le imprese, percentuale che sale al 35% per le PMI. Un target che, se raggiunto, secondo i calcoli di Palazzo Berlaymont si tradurrebbe in un risparmio di 37,5 miliardi di euro l’anno per il sistema imprenditoriale europeo. “Dobbiamo rafforzare la nostra competitività e affrontare i fattori che ci fermano: come ha chiarito anche Mario Draghi nel suo report, non possiamo permetterci di continuare come se nulla fosse”, ha detto Valdis Dombrovskis, commissario all’Economia, in un’intervista rilasciata a La Stampa. “L’industria italiana, e anche quella europea, soffre di più, per due ragioni fondamentali. La prima è che manca la crescita economica, quella innescata dal rimbalzo dalla pandemia del 2020, che permise alle imprese di scaricare sui prezzi i maggiori costi dell’energia, peraltro facendo anche ottimi profitti. La seconda è che sono venuti meno i generosi aiuti di stato riconosciuti nel 2021 e 2022”, continua Tabarelli. I lavori per la costruzione del Ponte di Messina procedono secondo i piani, ma mancano ancora le ultime autorizzazioni della Commissione Ue. In caso positivo, la società Stretto di Messina dovrà ottenere il via libera definitivo dalla Presidenza del Consiglio, attraverso il Cipess, spiega il presidente dell’azienda, Giuseppe Recchi in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera. “L’analisi costi-benefici conferma l’impatto positivo del Ponte sullo Stretto, ma l’utilità di un’opera va valutata oltre l’impatto immediato. A beneficiare dell’Autostrada del Sole sono stati anche coloro che non possedevano l’auto”, aggiunge Recchi. La rassegna Energia.
ENERGIA, DOMBROVSKIS (COMMISSIONE UE): “RISPARMI MILIARDI PER IMPRESE DAL TAGLIO DEI COSTI DELLA BUROCRAZIA”
“Il “Monumento alla Burocrazia” (il copyright è di Elon Musk) ha deciso che è arrivato il momento di sburocratizzare. La Commissione europea, vale a dire l’ente più criticato al mondo per eccesso di burocrazia, sta investendo le sue energie per tagliare quello che in gergo viene definito “red tape”. Con un obiettivo chiaro: ridurre almeno del 25% gli oneri amministrativi per le imprese, percentuale che dovrebbe arrivare al 35% per quelle di piccole e medie dimensioni da qui alla fine del mandato, vale a dire nel 2029. Un target che, se raggiunto, secondo i calcoli di Palazzo Berlaymont si tradurrebbe in un risparmio di 37,5 miliardi di euro l’anno per il sistema imprenditoriale europeo. Entro la fine dell’anno verranno adottati cinque provvedimenti omnibus che interverranno per ridurre il carico amministrativo nel quadro di provvedimenti come quello sulla rendicontazione per la finanza sostenibili, sulla tassonomia, sulla due diligence, sugli investimenti, sul digitale e anche sull’attuazione della politica agricola comune. (…) «Queste azioni sono necessarie per liberare il potenziale dell’economia europea – spiega Valdis Dombrovskis, commissario all’Economia che ha anche la delega alla “Semplificazione normativa” –. Dobbiamo rafforzare la nostra competitività e affrontare i fattori che ci fermano: come ha chiarito anche Mario Draghi nel suo report, non possiamo permetterci di continuare come se nulla fosse (…) Il problema che stiamo affrontando è che l’Ue sta uscendo da un periodo di attività normativa molto intensa. Questo dimostra la nostra determinazione nel voler affrontare le trasformazioni radicali portate dal cambiamento tecnologico e da quello climatico. Le regole, però, sono cresciute nel tempo ed è aumentata la loro complessità, dando luogo a sfide di attuazione che stanno limitando il nostro potenziale economico e la nostra prosperità. (…) Gli Stati membri e le parti interessate si stanno rendendo conto che l’Ue sta affrontando seri problemi di competitività, che è in ritardo rispetto ad altre importanti economie come gli Stati Uniti e la Cina. Nella dichiarazione di Budapest, i leader parlano addirittura di lanciare una “rivoluzione della semplificazione” e questa è una delle principali priorità della Commissione. Ogni singolo membro del collegio avrà il compito di lavorarci”, si legge su La Stampa.
“«Sono state sollevate preoccupazioni da parte delle imprese riguardo al carico amministrativo di alcune direttive, come per esempio quella sulla due diligence, quella sulla tassonomia o il meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera. Quindi è logico ascoltare queste preoccupazioni e vedere come andare loro incontro». (…) «Siamo stati molto chiari sin dall’inizio: semplificazione non significa deregolamentazione. Preserviamo i nostri obiettivi politici, compresi quelli del Green Deal, così come i nostri elevati standard sociali e ambientali. Stiamo solo cercando di capire come raggiungerli in modo più efficiente e meno costoso. Se si ascoltano le parti interessate, c’è chi vorrebbe eliminare tutto e chi invece non vorrebbe toccare nulla. Noi abbiamo fissato il cursore su una riduzione del 25%». (…) «Vale la pena notare che la Commissione europea, da anni ormai, opera con severe limitazioni per quanto riguarda il numero di dipendenti, il che dipende dalle restrizioni di bilancio. Per quanto riguarda la regolamentazione, conta molto la tipologia di norme che si preparano: se sono favorevoli o meno al mondo degli affari e della crescita, oppure se la rallentano. Noi ora vogliamo farlo nel migliore possibile». (…) «Deploriamo la decisione del Presidente Trump di imporre dazi sull’acciaio e sull’alluminio europei. Sono ingiustificati, quindi agiremo in modo proporzionato per proteggere gli interessi delle imprese, dei lavoratori e dei consumatori europei. Riteniamo che queste misure siano illegittime rispetto al diritto commerciale internazionale ed economicamente controproducenti. Le relazioni commerciali e di investimento tra Stati Uniti e Unione europea sono le più importanti al mondo. Dal punto di vista economico, la posta in gioco è molto alta”, continua il giornale.
GAS, TABARELLI (NOMISMA ENERGIA): “TETTO NON E’ UNICA SALVEZZA”
Impressiona confrontare i grafici del calo della produzione industriale con i rialzi dei prezzi dell’energia, come che vi fosse un nesso causale che, in effetti, c’è. Nel 2019, prima della pandemia, l’indice della produzione industriale era a 103, oggi è a 91; i prezzi del gas all’ingrosso allora erano intorno ai 20 € per megawattora, mentre la media degli ultimi 4 anni è il triplo, con quello di ieri a 55 €. L’aggravante è stata la crisi causata dalla guerra scoppiata il 24 febbraio 2022. Tre anni dopo continuano le scosse di assestamento del terremoto innescato dall’ammanco del 40%, la quota che copriva la Russia sulle nostre forniture di gas, UE e Italia. Pensare di risolvere nell’arco di qualche mese un ammanco di queste proporzioni su strutture costruite nell’arco di decenni è stato superficiale. (…) preoccupiamoci di passare questo inverno, perché dalla prossima settimana nel nord Europa arriverà una botta di freddo intenso e ridurrà ulteriormente le scorte in Europa, ormai sotto il 50%, contro il 68% dei precedenti due inverni a inizio febbraio. Le curve dei prezzi per le scadenze future si sono appiattite, e anche i prezzi per la prossima estate si mantengono sopra i 55 € per megawattora. Con questi livelli del gas, i prezzi dell’elettricità in Italia in borsa sono di nuovo oltre i 160 €/megawattora, record da fine 2023″, scrive Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia su La Stampa.
“A differenza della crisi del 2022, quando i prezzi furono molto più alti, l’industria italiana, e anche quella europea, soffre di più, per due ragioni fondamentali. La prima è che manca la crescita economica, quella innescata dal rimbalzo dalla pandemia del 2020, che permise alle imprese di scaricare sui prezzi i maggiori costi dell’energia, peraltro facendo anche ottimi profitti. La seconda è che sono venuti meno i generosi aiuti di stato riconosciuti nel 2021 e 2022, concessi o come taglio agli oneri di sistema e delle tasse, o come crediti d’imposta, elargizioni che hanno un po’ viziato sia imprese che consumatori. Per l’Italia si è trattato in totale di aiuti che hanno sfiorato i 90 miliardi di € da confrontare ai mille di tutta l’UE, tutte poste finanziate con maggiore debito degli stati. (…) Che fare? Nell’emergenza chiedere all’UE di allentare i vincoli sugli aiuti di stato. Successivamente, alzare lo sguardo sul medio termine e ritornare sulla diversificazione, che non sia solo rinnovabili, ma anche carbone e produzione interna di gas nazionale. Se la Cina ha prezzi dell’elettricità a 55 €/MWh è per il carbone, se quelli degli USA sono a 60 € è per l’estrazione di gas. Noi europei amiamo cose più complesse, ma è banalmente questo che spiega il vantaggio sull’energia della loro industria”, continua il giornale.
RECCHI (SOCIETA’ STRETTO DI MESSINA): “PONTE DI MESSINA ACCELERA CRESCITA”
I lavori per la costruzione del Ponte di Messina procedono secondo i piani, ma mancano ancora le ultime autorizzazioni della Commissione Ue. In caso positivo, la società Stretto di Messina dovrà ottenere il via libera definitivo dalla Presidenza del Consiglio, attraverso il Cipess, spiega il presidente dell’azienda, Giuseppe Recchi in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera. “L’analisi costi-benefici conferma l’impatto positivo del Ponte sullo Stretto, ma l’utilità di un’opera va valutata oltre l’impatto immediato. A beneficiare dell’Autostrada del Sole sono stati anche coloro che non possedevano l’auto”, aggiunge Recchi.
“Il 2025 pare cruciale per l’avvio della costruzione del Ponte. Cosa manca per iniziare i lavori? «Stiamo rispettando le scadenze di tutti gli adempimenti relativi a budget, contratti e normative ambientali. Ora — spiega Giuseppe Recchi, presidente di Stretto di Messina spa — siamo in attesa delle ultime autorizzazioni della Commissione Ue. Una volta ottenute, sarà presentata la documentazione per l’approvazione finale da parte della Presidenza del Consiglio, attraverso il Cipess, avviando poi la progettazione esecutiva, le opere anticipate e l’apertura dei cantieri principali». (…) «La realizzazione di un’infrastruttura strategica è una scelta politica legata allo sviluppo del Paese, una volta decisa, va realizzata con competenza e dedizione. Il ponte sullo Stretto è una soluzione ingegneristica studiata da anni e riconosciuta a livello internazionale. (…) Il progetto ha ottenuto il parere favorevole della commissione tecnica di valutazione del ministero dell’Ambiente, con prescrizioni da attuare in fase esecutiva. Tutte le osservazioni ricevute vengono attentamente analizzate. In queste ore il comitato scientifico ha ribadito la piena fattibilità dell’opera, mentre il comitato direttivo aziendale continua a monitorare le problematiche settimanalmente, chiedendo nuovi studi ove necessario». (…) «Affermare che un’opera sia irrealizzabile a causa della criminalità è inaccettabile. Adottiamo rigorosi strumenti di controllo: oltre al consiglio di amministrazione e al collegio sindacale ci sono un magistrato della Corte dei Conti e un organismo di vigilanza indipendente. Il responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza è stato nominato per decreto ministeriale. Ogni decisione di spesa significativa è sottoposta alla struttura tecnica di missione del ministero dei Trasporti. Inoltre, il ministero ha incaricato Kpmg di verificare l’aggiornamento economico del contratto col contraente generale (Eurolink, ndr)”, si legge su Il Corriere della Sera.
“«Con una campata di 3,3 chilometri, sarà il ponte sospeso più lungo al mondo. Il medesimo design è stato adottato da progetti in Cina, Hong Kong, Stati Uniti e Turchia. Tra le caratteristiche distintive figura la capacità di consentire il traffico ferroviario, fondamentale per massimizzare i benefici dell’investimento. Si parla molto del ponte, ma il progetto prevede anche 40 km di raccordi ferroviari e stradali a servizio di un sistema metropolitano di 400 mila persone, connettendo 5 milioni di siciliani al continente e al corridoio Ue Scandinavo-Mediterraneo». (…) «L’analisi costi-benefici conferma l’impatto positivo del Ponte sullo Stretto, ma l’utilità di un’opera va valutata oltre l’impatto immediato. A beneficiare dell’Autostrada del Sole sono stati anche coloro che non possedevano l’auto (…) L’Italia vanta una grande tradizione ingegneristica e le sfide difficili fanno crescere il Paese, rafforzano le competenze, alimentano l’ambizione. La Spagna ne è un esempio: ha investito in infrastrutture e energia, sviluppando grandi imprese di costruzione e competenze. Mi dispiace che da noi sia così difficile fare tutti insieme il tifo per vincere le sfide»”, continua il giornale.
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