Da Napoli a Roma con un Long John

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Ehi, Long John. Vi ho fatto divertire al Vomero, dice. Ti portò a Napoli Carlo De Gaudio pagando cento milioni alla Massese tutti in cambiali. Con Pinotto ci rivendette alla Lazio per il doppio, ricorda Long John. Tiravi bordate come ho visto fare solo a Vinicio. Lui ci allenò per un anno. Eravate una bella squadra. Avevamo un centrocampista formidabile, Ermenegildo Valle, e a Pinotto dovevo dire di bere meno acqua perché ingrassava. Napoli non avrebbe permesso una seconda squadra cittadina, gli dico. Con l’Internapoli fallimmo due volte la promozione in Serie B e poi la squadra scomparve. 

Eri un bulldozer. Al portiere Belli del Milan piegai le mani con un calcio di punizione e per poco non gli ruppi un dito, ricorda Long John, i portieri li massacravo. Una grossa palla di cannone, dico. Non ero elegante, ma ho castigato tanti portieri, 140 gol con la Lazio. Pasolini ti definì una mezza punta goffa e delirante. Lascio dire. Prendevi fischi in tutti gli stadi. Li castigavo e loro fischiavano, dice Long John. 

Ce l’hai ancora la 44 Magnum. Alla Lazio una pistola ce l’avevamo tutti. Senza pistola, eri peggio, un gigante cattivo. Ero fatto così. Rifilare calci a Vincenzino D’Amico, un fuoriclasse coi riccioli era pura cattiveria. Eravamo una squadra di guerrieri e lui era pigro, obietta. Allungasti un ceffone a Maraschi. Segnò un gol che non doveva segnare, risponde. Per non parlare della baraonda col Napoli, insisto. 

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Eravamo in corsa per lo scudetto con Milan e Juventus, battemmo il Napoli all’Olimpico tre a zero, ricorda Long John. Diluvio universale e partita cattiva. Proprio così, prosegue Long John, quattro giorni prima avevamo perso pesantemente a San Siro il recupero col Milan. Contro il Napoli senza gol all’intervallo il pubblico vi fischiò sonoramente. Tornammo in campo col sangue agli occhi, il Napoli era tutto chiuso in difesa, cominciammo a menarci io e Vavassori, il Napoli non voleva perdere come se fosse la partita della vita. Era il Napoli di Chiappella, stava messo male, due punti sopra la zona-retrocessione, osservo. Garlaschelli sbloccò il risultato, io feci l’assist a Bombardino per il raddoppio e poi segnai il terzo gol, dice Long John. Bombardino era Nanni, dico, gli azzurri reclamarono un fuorigioco. Sbagliato, gol assolutamente regolare, segnai con un destro formidabile. Carmignani e Vavassori andarono dall’arbitro, dico. Invece Rimbano cominciò ad insultarci, ricorda Long John. Poi la rissa nel tunnel degli spogliatoi. Vavassori e Rimbano mi vennero addosso, reagimmo, i napoletani ebbero la peggio. E promisero vendetta per il ritorno, dico. Vi spezzeremo le gambe dissero, ricorda Long John. 

Ultima giornata, il ritorno a Napoli. Il nostro pullman fu preso a sassate, dice Long John, e negli spogliatoi Vavassori fece il muso duro con Wilson e Maestrelli, proprio Vavassori all’andata aveva detto a Napoli vi spezzeremo le gambe. Brutto clima, dico, partita nervosa. Il Napoli era salvo, ma cominciò un match a gamba tesa, dice Long John, colpi proibiti a più non posso. Quel giorno il Milan di Rocco con Rivera, Prati, Schnellinger, Benetti franò a Verona e si tolse dalla lotta dello scudetto, dico. C’era ancora la Juve in lizza e la Juve stava perdendo a Roma, ricorda Long John. Dopo mezz’ora di gioco, Milan e Lazio 44 punti, Juventus 43. Dovevamo vincere a Napoli in un clima ostile, si lamenta Long John. Dopo un’ora, dico, la Juve pareggia a Roma con Altafini e allora Milan, Juventus e Lazio tutte a 44 punti. Eravamo in corsa, dice Long John, ma il Napoli ci stava addosso, non mollava, ce l’aveva promesso. A tre minuti dalla fine la sentenza, la Juve vince a Roma e due minuti dopo Damiani vi abbatte al San Paolo, Juventus 45, Milan 44, Lazio 43. Maledetti napoletani, esclama Long John, ci segarono lo scudetto. Vinse la Juve di Vycpalek con Causio, Bettega, Capello, Anastasi, Zoff, Furino, Altafini. 

L’anno dopo un’altra storia, dico. L’anno dopo vincemmo lo scudetto e io feci quattro gol al Napoli, uno a Roma, gli altri tre, due gol e un rigore, al San Paolo. La partita a Napoli, 3-3, fu uno spettacolo, ricordo. Annullai per tre volte il vantaggio del Napoli, loro andavano in vantaggio e io pareggiavo, si entusiasma Long John. 

E ora Lazio-Napoli per l’alta classifica. C’è bisogno di guerrieri, le partite si vincono facendo la guerra, dice Long John. Così era ai tuoi tempi, ma oggi. Un calcio di signorine, Vincenzino D’Amico varrebbe Pelé. Andiamo a vedere.




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