Centro direzionale Cibali, «non può essere solo un parco: lì servono case e strade»

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Il vicesindaco La Greca: «Il Comune non può comprare le aree, a questo punto il futuro della zona passa dal prossimo Pug»

«Il Comune non ha risorse proprie per acquistare quell’area. Nel prossimo Piano urbanistico generale, però, sarà necessario prevedere di usarla in qualche modo, per esempio completando la viabilità alternativa al viale Mario Rapisardi e immaginando un po’ di cubatura che adesso non c’è». Il caso del Centro direzionale Cibali di Catania è di nuovo al centro delle attenzioni mediatiche. L’annuncio del nuovo tentativo di vendita da parte del Consorzio (in liquidazione), proprietario di 15,9 ettari (erano 17,4, ma una parte è già stata venduta) è servito a riportare l’attenzione sul polmone verde che si estende da via Sabato Martelli Castaldi a via Damiano Chiesa.

«Non potrà essere tutto un parco», mette il primo punto fermo l’assessore all’Urbanistica e vicesindaco Paolo La Greca. «Sarebbe molto più grande della villa Bellini. E villa Bellini ha attorno piazza Roma, via Etnea… Lei si sentirebbe sicura a passeggiare in uno spazio verde così grande in una zona che non ha le caratteristiche urbanistiche che esistono attorno a villa Bellini?».

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Un passo indietro per farne uno avanti: il Consorzio centro direzionale Cibali accetta offerte, di nuovo, per lo spazio di cui è proprietario (in foto). E che, da piano regolatore attualmente vigente, dovrebbe essere cementificato per costruirci una prosecuzione dell’asse attrezzato e un grande centro direzionale. Un progetto buono per gli anni Sessanta, che tre dei quattro Cavalieri del lavoro hanno tentato di portare avanti fino agli anni Novanta e che poi è caduto in disgrazia insieme ai suoi promotori. Da allora, il Centro direzionale Cibali è solo uno spazio inedificato. Sul quale periodicamente, negli ultimi anni, si sono accesi i riflettori della cittadinanza. Una parte della quale lì sogna un parco, mettendo al servizio dei catanesi quello che adesso è recintato e parzialmente inaccessibile. Per comprarlo, adesso, un punto di partenza sono 4,9 milioni di euro. Quindici anni fa, ce ne volevano 47.

«Ci sono state delle interlocuzioni con la Regione Siciliana affinché acquistasse l’area. Però non se n’è fatto niente. E il punto, per noi, è semplice: il nostro interesse è vendere», afferma il professore Stefano Stanghellini, architetto e urbanista, uno dei professionisti che si stanno occupando di seguire la liquidazione del Consorzio. Venduti i diecimila metri quadrati che danno su via Teano a Fabrica Immobiliare, la società di gestione del risparmio di Francesco Gaetano Caltagirone, affinché ci costruisca sopra palazzine di social housing, rimane tutto il resto.

«Il Consorzio è di Sicilcassa, che a sua volta è vigilata da Banca d’Italia – afferma il professore – L’interesse pubblico è il principale interesse di tutti gli attori in gioco. Quello nostro, in quanto liquidatori, è non produrre ulteriori perdite: paghiamo le imposte municipali, la recinzione, lo scerbamento per evitare il più possibile incendi. Di recente, anche l’installazione di un sistema di videosorveglianza. È chiaro, però, che sarebbe il momento perfetto per interloquire con l’amministrazione comunale. Se non ora, quando?».

La soprintendenza ai Beni culturali di Catania ha avviato un’istruttoria per tutelare una parte dell’area: le cave dette “di Rosso Malpelo”. «Tutelato quello che si può tutelare, con il vincolo ambientale in corso d’opera e quello del prg vigente, si può ragionare sulle prospettive di riempimento di quel grande vuoto urbano», risponde ancora La Greca.

La via maestra sarà il Pug, il Piano urbanistico generale sul quale il municipio sta lavorando. Che potrebbe includere alcune delle zone del Centro direzionale, adibirle parte a viabilità e parte a «completamento» di una zona cresciuta in modo disordinato. Che non si dica, però, che si tratta di edificare un’area verde: «Non tutto è verde e non tutto è terreno vergine – replica il vicesindaco – Aggiungere prospettive significa rendere appetibile per gli investimenti un terreno che al momento non lo è». Per il momento, però, la risposta del professore è tutto tranne che una certezza salda. «Sono temi complicati che attengono alla visione futura della città». E, dato che il Comune i soldi non li ha, c’è tempo per approfondire.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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