Un’Europa più uguale, almeno nei redditi

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Scende la disuguaglianza di reddito nell’Unione europea. Tra i salari, infatti, c’è più convergenza e il miglioramento è essenzialmente legato allo sviluppo dei paesi dell’Est europeo. Tra i sistemi di welfare restano invece molte differenze.

Meno disuguaglianze di reddito in Europa

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La disuguaglianza nella distribuzione del reddito tra i 445 milioni di cittadini europei è una statistica a cui prestare molta attenzione. Gli indicatori di disuguaglianza sono di solito calcolati e discussi a livello nazionale, eppure l’analisi a livello di Unione europea, come se si trattasse di un unico stato, può segnalare tendenze interessanti. Per esempio, l’aumento della disuguaglianza in un’unione di stati può indicare divergenza economica e provocare sfiducia nelle istituzioni comunitarie (vedi qui). In più, in un’area economicamente integrata e a forte mobilità interna come l’Ue, molti cittadini prendono decisioni di mobilità in base alle condizioni di reddito complessive. Viceversa, la riduzione della disuguaglianza di reddito tra i cittadini europei potrebbe essere considerato un indicatore del buon funzionamento delle politiche economiche e sociali dell’Unione.

Eppure, l’analisi della disuguaglianza di reddito tra tutti i cittadini dell’Unione europea, considerata come un unico stato, è ancora nella fase iniziale. Alcuni tentativi di stima sono stati fatti , spesso però valutando la disuguaglianza nell’Ue come la somma di quelle interne ai singoli stati o e di quelle tra i redditi medi degli stati.

Un nostro recente lavoro esamina la disuguaglianza di reddito in Ue prima delle due grandi crisi avvenute tra il 2007 e il 2019, ne quantifica la riduzione e si interroga sui fattori che l’hanno determinata.
La buona notizia è che la distribuzione del reddito nell’Ue è diventata più egualitaria nell’arco temporale che abbiamo considerato: sulla base dei dati dell’indagine EU-Silc (con i redditi corretti per tenere conto della parità di potere d’acquisto), il coefficiente di Gini diminuisce del 9 per cento e l’indice di Theil del 12 per cento.

Meccanismi di riduzione della disuguaglianza europea

Il miglioramento nella distribuzione può dipendere sia dalla dinamica dei redditi di mercato (redditi da lavoro e da capitale), su cui le politiche di convergenza e coesione dell’Unione incidono direttamente, sia dalla redistribuzione, in capo ai sistemi di welfare nazionali.

Una scomposizione della disuguaglianza mostra che nel periodo preso in esame il motore responsabile della riduzione della disuguaglianza è stato il calo tra i divari dei redditi medi di mercato tra gli stati. Mentre la dinamica delle disuguaglianze nei redditi all’interno dei paesi e le imposte sul reddito hanno giocato un ruolo quasi nullo. Quanto ai trasferimenti monetari del welfare, regolati dai sistemi nazionali, la loro funzione redistributiva non si è rafforzata, tanto che il loro contributo nel rendere la distribuzione dei redditi più equa tra i cittadini europei era più significativo nel 2007 rispetto al 2019. A spiegare l’indebolimento del ruolo redistributivo dei trasferimenti non sono solo le riforme attuate nei vari paesi. Anzi, una delle cause principali è che i miglioramenti registrati da alcuni stati, in particolare da quelli dell’allargamento a Est, sono dovuti a un aumento dei redditi di mercato. Il progresso economico non è stato però accompagnato da un rafforzamento della redistribuzione, e rimangono quindi distanti dai livelli dei trasferimenti dei paesi con welfare più sviluppati.

Figura 1 – Scomposizione della variazione di disuguaglianza nei redditi disponibili delle famiglie Ue (2007-2019)

Nota: la disuguaglianza di reddito tra i cittadini Ue è diminuita del 12 per cento (indice Theil). La riduzione è interamente attribuibile (126 per cento) alla componente di disuguaglianza tra i redditi di mercato (pre-tax/transfer) dei paesi Ue. In altre parole, considerando solo la convergenza tra i redditi medi di mercato dei paesi Ue, la riduzione della disuguaglianza sarebbe stata ancora maggiore di quella osservata. Al contrario, la dinamica dei trasferimenti non ha determinato un miglioramento della distribuzione, anzi avrebbe condotto a un aumento della disuguaglianza tra 2007 e 2019. Radice quadrata della dimensione familiare come scala di equivalenza. Redditi corretti per la parità dei poteri d’acquisto. Famiglie pensionate escluse. Croazia esclusa.

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Le disparità tra i redditi di mercato nei vari paesi Ue si sono quindi accorciate, anche a valle del processo di recupero e catching-up delle economie meno sviluppate della transizione post-comunista.
Queste dinamiche riflettono anche tendenze economiche di lungo periodo, tra cui il recupero dei paesi dell’Est Europa, spesso agevolato dalla delocalizzazione di imprese dell’Ovest (manifattura e servizi digitali) e dalla forte attrazione di capitali da parte dei paesi dell’Est contestualmente alla stagnazione economica dei paesi del Mediterraneo.

La rispettiva posizione dei paesi nella distribuzione del reddito Ue (figura 2) mostra il processo di sviluppo dei paesi dell’Est. Mentre nel 2007 erano predominanti nella coda bassa della distribuzione dei redditi Ue (il terzile basso) e rappresentavano solo il 20 per cento della classe media europea (il terzile di mezzo), nel 2019 superano il 30 per cento della classe media. Al contrario, una componente consistente dell’ultimo terzile è composta da famiglie iberiche (20 per cento) e italiane (14 per cento) nel 2019: è il risultato della stagnazione economica dei paesi mediterranei. Anche Francia e Germania sono meno rappresentate tra la classe media dell’Ue, per effetto del miglioramento dei redditi dei paesi dell’Est, ma restano predominanti nella coda alta della distribuzione.

Figura 2 – Distribuzione del reddito disponibile Ue per paese, 2007 (sopra) e 2009 (sotto)

Nota: radice quadrata della dimensione familiare come scala di equivalenza. Redditi corretti per la parità dei poteri d’acquisto ed espressi in termini reali. Famiglie pensionate escluse. Croazia esclusa

Un compito per la Commissione europea

La distribuzione dei redditi europea è quindi migliorata prima dell’arrivo del Covid, soprattutto per effetto della convergenza tra i salari medi dei paesi europei.

Se si è raggiunta una più forte integrazione delle economie europee e dei loro sistemi salariali, resta però ancora molto da fare verso una maggiore uniformità dei sistemi fiscali e una armonizzazione dei trasferimenti monetari in chiave di contrasto alla disuguaglianza dell’Unione. La Commissione europea da poco insediata dovrà affrontare la questione di quale ruolo vuole darsi nella definizione di sistemi del welfare più omogenei e di quale eventuale spazio di intervento fiscale vuole costruire a tal fine.

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Stefano Filauro

paliotta

Stefano Filauro è ricercatore post-doc presso l’Università Bocconi e si occupa di disuguaglianze, povertà, mobilità sociale, tendenze salariali e politiche redistributive. In passato ha lavorato come economista presso la Commissione Europea su questi temi. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Economia Politica presso L’Università la Sapienza di Roma.

Zachary Parolin

tito

Professore Associato di Social Policy all’Università Bocconi e Senior Fellow del Center on Poverty and Social Policy della Columbia University. I suoi interessi di ricerca riguardano la misurazione e le determinanti della povertà e della disuguaglianza sociale nei paesi ad alto reddito. I suoi lavori sono stati pubblicati su numerose riviste specializzate, tra cui l’American Sociological Review, Nature Human Behaviour, Demography, The Annals of the American Academy of Social and Political Sciences e Social Forces. Recentemente, i risultati delle sue ricerche sono stati trattati, tra gli altri, da New York Times, Washington Post, CNN, la Repubblica, The Atlantic, Vox.



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