Summit dell’IA: Ue mette sul piatto 200 miliardi e nasce l’osservatorio sull’impatto energetico

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L’Unione europea investe 200 miliardi sull’intelligenza artificiale, Usa e Regno Unito non firmano la dichiarazione sull’IA, nasce l’osservatorio sull’impatto energetico dell’intelligenza artificiale e Ursula von der Leyen incontra il vicepresidente J.D Vance. Questi i temi principali emersi del summit internazionale sull’IA di Parigi tenutosi il 10 e l’11 febbraio. «Grazie per una proficua discussione sulle sfide comuni che affrontiamo come alleati: dalla sicurezza e stabilità alle grandi opportunità offerte dalla tecnologia e alla sfida critica della sovrapproduzione non di mercato. Non vedo l’ora di continuare la cooperazione con il Presidente degli Stati Uniti e con lei (J.D Vance)». Lo scrive in un post sui social la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sottolineando che i due si rivedranno alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco nel fine settimana del 15-16 febbraio.

Urusla von der Leyen, Presidente della Commissione Ue, incontra durante il Summit internazionale dell’intelligenza artificiale e J.D Vance, Vice presidente Usa

La visita di Vance, che finora ha incluso anche la partecipazione al summit sull’intelligenza artificiale di Parigi, fa seguito a settimane di incertezza riguardo l’approccio della nuova amministrazione Trump nei confronti dell’Ue. Il tycoon, durante la campagna elettorale e il discorso di insediamento, ha infatti ribadito come l’obiettivo sia riequilibrare la bilancia economica americana che, attualmente, risulta essere in profondo rosso: -1.100 miliardi di dollari l’anno. Di questi: 230 miliardi sono imputabili all’Unione europea, mentre altri 290 alla Cina. Ed è proprio per questo motivo che i paesi Ue che hanno il maggior surplus commerciale verso gli Usa saranno quasi certamente anche quelli verso cui Trump riserverà le maggiori attenzioni. In testa alla classifica c’è la Germania con un avanzo commerciale di 80 miliardi di euro, segue l’Irlanda con 73 miliardi e l’Italia con 43. All’estremo opposto troviamo l’Olanda, il Regno Unito e la Spagna che hanno addirittura un deficit commerciale con gli Stati Uniti. Questo significa che non finiranno mai nel mirino della Casa Bianca.

L’Unione europea mette 200 miliardi sul piatto e lancia InvestAi

Arriva InvestAi, l’iniziativa della Commissione che disporrà di 200 miliardi di dollari per sviluppare l’intelligenza artificiale made in Ue. Ad annuncialo è stata la presidente von der Leyen, durante la giornata conclusiva del summit internazionale sull’IA organizzato a Parigi. «Puntiamo a mobilitare un totale di 200 miliardi di euro in investimenti per l’intelligenza artificiale in Europa». L’esecutivo europeo si concentrerà, dice von der Leyen, «sulle applicazioni industriali. Sarà il più grande partenariato pubblico-privato al mondo per lo sviluppo di un’intelligenza artificiale affidabile», aggiunge. InvestAi mira a mobilitare 200 miliardi di euro in investimenti nell’intelligenza artificiale, compreso un nuovo fondo europeo da 20 miliardi di euro dedicato alle gigafactories. Secondo von der Leyen, «l’IA migliorerà la nostra assistenza sanitaria, stimolerà la nostra ricerca e innovazione e rafforzerà la nostra competitività. Vogliamo che l’intelligenza artificiale sia una forza positiva e di crescita».

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Il ruolo della Bei nel progetto InvestAi

«Questa partnership pubblico-privata unica, simile a un Cern per l’intelligenza artificiale – prosegue – e consentirà a tutti i nostri scienziati e alle nostre aziende, non solo le più grandi, di sviluppare i modelli di grandi dimensioni più avanzati, necessari per rendere l’Europa un continente basato sull’intelligenza artificiale». Per la presidente della Banca europea per gli investimenti, Nadia Calviño, «il gruppo Bei sta intensificando il sostegno all’Intelligenza artificiale». Il fondo InvestAi dell’Ue dovrebbe finanziare quattro future gigafactory di intelligenza artificiale in tutta l’Unione e queste «saranno specializzate nell’addestramento di modelli di intelligenza artificiale più complessi e molto grandi: dovrebbero disporre di circa 100mila chip IA di ultima generazione».

Entrando nello specifico dei fondo, la nota della Commissione specifica che il finanziamento iniziale della Commissione per InvestAi arriverà dai programmi di finanziamento esistenti già nell’Ue che presentano una componente digitale, come il programma Europa digitale, Horizon Europe ed InvestEu. Anche gli Stati membri, aggiunge l’esecutivo Ue, possono contribuire mediante la programmazione dei fondi dalle loro dotazioni per la coesione.

Regno Unito e Usa non firmano la dichiarazione di fine summit

Gli Stati Uniti e il Regno Unito non hanno firmato la dichiarazione per un’intelligenza artificiale (IA) “aperta”, “inclusiva” ed “etica”, pubblicata l’11 febbraio al termine del Summit for Action on AI di Parigi. La motivazione, almeno per gli Stati Uniti è che bisogna stare attenti a mettere una «regolamentazione eccessiva» dell’intelligenza artificiale che «potrebbe uccidere un settore in forte espansione». I 61 firmatari hanno chiesto di avere un coordinamento più forte della governance dell’intelligenza artificiale che richiede un «dialogo globale», e di evitare la «concentrazione del mercato» in modo che la tecnologia sia più accessibile. Tra le priorità, viene inoltre citata anche quella di «rendere l’intelligenza artificiale sostenibile per le persone e per il pianeta». A tal fine, durante il summit è stata formalizzata la creazione di un osservatorio sull’impatto energetico dell’intelligenza artificiale guidato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia. «Qui poniamo le basi, insieme all’innovazione e all’accelerazione, di ciò che permetterà all’intelligenza artificiale di realizzarsi e di affermarsi, ovvero le chiavi della fiducia», ha commentato il presidente francese Emmanuel Macron, a conclusione del vertice svoltosi al Grand Palais. Tra i firmatari, però, ci sono assenze di peso: gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Dazi Usa, il 12 febbraio consultazioni fra Paesi membri Ue

I Paesi membri dell’Unione europea si riuniranno il 12 febbraio per discutere le contromisure contro i dazi sull’acciaio e l’alluminio approvati dagli Stati Uniti. Lo ha reso noto il premier polacco e presidente di turno del’Ue, Donald Tusk spiegando che questa decisione è il frutto di un incontro fatto venerdì con von der Leyen dove ha «proposto che la possibile reazione ai dazi, sebbene la politica tariffaria sia compito della Commissione, venga consultata con tutti i Paesi membri, data l’importanza delle nostre relazioni con gli Stati Uniti. So che le consultazioni avranno luogo domani» ha concluso Tusk parlando in Consiglio dei Ministri. Sulla questione ha poi preso posizione anche il Partito popolare europeo (Ppe) che in una nota ha scritto come «l’Ue deve rimanere aperta ai negoziati per allentare le tensioni commerciali, ma deve anche cogliere nuove opportunità di mercato per proteggere il proprio futuro economico in un panorama globale imprevedibile». Per il Ppe, gli Stati Uniti «sono un alleato strategico fondamentale», e «in un’epoca di sfide globali in continua evoluzione, una relazione transatlantica stretta e cooperativa è più che mai cruciale». Il portavoce del gruppo per il commercio internazionale, Jörgen Warborn ha poi precisato come il «mantenere relazioni commerciali stabili e prevedibili è essenziale per le imprese e i cittadini di entrambe le sponde dell’Atlantico, qualsiasi interruzione potrebbe avere gravi ripercussioni economiche».

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