SIN di Priolo, bonifica un miraggio • Legambiente

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato. Quarta tappa in Sicilia, ad Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa, per la campagna nazionale promossa da ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera.  

Protagonista il Sito di interesse Nazionale (S.I.N) di Priolo.

“Dopo più di venticinque anni, oltre il 90% delle sue aree (a terra e a mare) sono in attesa di bonifiche e impegni concreti per la riconversione industriale, nonostante 178.651 cittadini abitino in zone a rischio sanitario elevato. L’ennesima storia di promesse mancate, ritardi burocratici,  tempi incerti e fondi bloccati.
Le istituzioni e i decisori politici accelerino il passo, mettendo al centro 4 priorità di intervento, affermando la giustizia ambientale e sociale ed evitando una condanna all’Italia come quella della Corte europea dei diritti umani (Cedu) per non avere garantito il diritto alla vita  degli abitanti della Terra dei fuochi in Campania” 

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Questa mattina flash mob delle associazioni davanti al Depuratore IAS di Priolo Gargallo (SR), a seguire nel pomeriggio l’assemblea pubblica ad Augusta (SR) per la presentazione del Patto di comunità, con le azioni di intervento. 

 

>> Scheda SIN Priolo

Dopo più di venticinque anni dalla sua istituzione, la bonifica e la riconversione industriale del Sito di interesse Nazionale (S.I.N) di Priolo risultano un miraggio, ostaggio di promesse mancate, ritardi burocratici e fondi bloccati, con le aziende coinvolte che ricorrono strumentalmente al TAR per sfuggire all’assunzione di responsabilità. Il rischio, molto concreto e attuale, è che il principio secondo cui “chi inquina paga”, il diritto alla salute di 178.651 cittadini (censimento 2019) e lo sviluppo sostenibile, ambientale, sociale ed economico del territorio rimangano lettera morta. È quanto denunciano ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera che, in occasione della quarta tappa in Sicilia, nel siracusano, della campagna nazionale Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato, hanno organizzato un flash mob di fronte al depuratore IAS di Priolo Gargallo, per chiedere alle istituzioni, ai decisori politici e alle strutture commissariali un’accelerazione di passo nel risanamento e riconversione industriale del Polo Petrolchimico di Siracusa (produttore del 20% dei carburanti consumati in Italia) e di tutti i territori interessati. 

A qualche settimana dalla storica condanna della Corte europea dei diritti umani all’Italia per non avere garantito il diritto alla vita degli abitanti della Terra dei fuochi in Campaniadichiarano le associazioniricordiamo che il S.I.N di Priolo è dal 1998 in attesa di bonifiche, giustizia ambientale e sociale. L’ennesima storia italiana di promesse mancate, ritardi burocratici, tempi incerti e fondi bloccati, Dei 5.075 ettari di aree a terra (risultanti dopo la riperimetrazione del Decreto del Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica n. 306 del 4 settembre 2024) e dei 10.129 di area a mare, secondo i dati del Ministero dell’ambiente, dal 1998 a giugno 2024 risultano bonificati con certificazioni rispettivamente appena il 2,2% (129 ettari) e il 2,1% (121 ettari). Dunque, ben oltre il 90% del SIN è in attesa di bonifiche, mentre la popolazione continua ad ammalarsi e morire per l’esposizione a sostanze contaminanti quali amianto, diossine, PCB, metalli pesanti e solventi. Non solo la bonifica è in gravissimo ritardo – aggiungono le associazioni – ma sono urgenti anche interventi di riconversione industriale delle produzioni inquinanti verso cicli produttivi più puliti e innovativi, all’insegna dell’economia circolare, fondati sull’uso delle fonti rinnovabili e sul risparmio delle risorse, che dovrebbero auspicabilmente usufruire dell’allargamento dei benefici del Just Transition Fund, previsti ad oggi in Italia solo per il Sulcis in Sardegna e Taranto in Puglia”. 

Quattro le priorità d’intervento individuate dalle associazioni promotrici della campagna “Ecogiustizia subito” e contenute nel Patto di comunità  presentato nel pomeriggio presso l’Oratorio Santa Maria Goretti di Augusta (SR):  1) un approfondimento dello stato di inquinamento dell’area e la ripartizione degli oneri dei costi della bonifica secondo il principio di “chi inquina paga”; 2) la bonifica immediata delle aree, a partire da quelle dove è già possibile, come il vecchio impianto Cloro-Soda e della relativa falda, ostaggio del rimpallo di responsabilità tra enti e aziende; 3) la ristrutturazione, revisione, razionalizzazione ed efficientamento del depuratore IAS, grazie all’utilizzo delle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, rendendolo idoneo al trattamento dei reflui provenienti anche da Siracusa nord e Augusta, così da evitare i prelievi di acqua di falda e la costruzione ex novo di ulteriori depuratori (come quello a Punta Cugno); 4) la riconversione dell’intero comparto industriale metalmeccanico e petrolchimico con la realizzazione di impianti industriali dell’economia circolare e della filiera delle rinnovabili, abbattendo le emissioni climalteranti dei cicli produttivi più energivori e producendo nuovi posti di lavoro.   

Il caso emblematico della “pioggia oleosa” del 2024. Per ricordare l’emergenza, le associazioni rammentano quanto accaduto nell’agosto dello scorso anno: un’anomalia nell’impianto di raffinazione ISAB Sud ha provocato il fenomeno della “pioggia oleosa”, con la fuoriuscita di circa 17 tonnellate di idrocarburi “spruzzati” oltre i confini dello stabilimento nei vicini agglomerati urbani. L’impianto, posto sotto sequestro dalla procura, ha da lì a poco ripreso l’attività. Sull’accaduto è stata presentata un’interrogazione al Parlamento europeo. 

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

La vicenda IAS/ISAB. In risposta al sequestro per disastro ambientale del 2022 del depuratore IAS di Priolo Gargallo, il Governo, nel settembre del 2023, ha messo a punto il decreto “Salva Isab”, disponendo la continuità produttiva dello stabilimento, al fine di salvaguardare l’approvvigionamento di carburante, mettendo in secondo piano le criticità di carattere ambientale. Difatti, il Decreto fu, successivamente, bocciato dalla Corte costituzionale e infine disapplicato dal GIP. Ad oggi il destino del depuratore, e quello di molti lavoratori, è incerto: in assenza di un piano di azione di risanamento tecnico e gestionale e di una lungimirante politica industriale, pare sia inevitabile la sua chiusura.  

L’impatto sanitario. Il Sesto Rapporto SENTIERI riporta un eccesso nella popolazione, in entrambi i generi, di mesoteliomi e tumori pleurici, patologie associate all’esposizione all’amianto. Preoccupanti anche il numero di casi di tumori polmonari e malattie respiratorie, chiaramente legati all’inquinamento atmosferico e alle emissioni industriali; e, per entrambi i generi e specialmente tra bambini e giovani, le malattie polmonari acute e infezioni respiratorie. Eccessi anche per il tumore della mammella, i tumori endocrini e del sistema riproduttivo e patologie renali, associabili all’esposizione a contaminanti presenti nel sito. 

Il S.I.N di Priolo si estende lungo la costa sudorientale della Sicilia affacciandosi al mare per circa 30 km e comprende i comuni di Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa ed è conosciuto per la presenza di impianti di carattere chimico e petrolchimico (prevalentemente raffinerie), cementerie, un inceneritore per rifiuti speciali pericolosi, centrali termoelettriche, un depuratore pubblico consortile (IAS) per il trattamento dei reflui industriali e civili e due privati (TAS e Priolo servizi), discariche, l’impianto dismesso di trattamento/lavorazione amianto della ex Eternit, l’impianto Cloro-Soda della ex Enichem e l’area portuale. La contaminazione ha compromesso sia il suolo (da materiali e sostanze pericolose come idrocarburi pesanti e leggeri, IPA, alifatici clorurati, BTEX, diossine, amianto, metalli pesanti e ceneri di pirite) che le falde (da prodotti petroliferi, cloruri, metalli pesanti, idrocarburi pesanti, esaclorobenzene e diossine). Altre problematiche sono la scadente qualità dell’aria, dovuta alle significative emissioni provenienti dal polo petrolchimico, l’alterazione e impoverimento della falda idrica, causati dalla pressione di emungimento delle industrie nel corso degli anni.   

Le associazioni, dopo il flash mob, hanno visitato la Riserva naturale delle Saline di Priolo: parte del SIN e gestita dalla LIPU, rappresenta una storia di resilienza che, tra ciminiere ed emergenze incendi, riesce ad essere uno scrigno preziosissimo di biodiversità, ristoro per 216 specie di uccelli (circa il 40% di tutte quelle osservate ad oggi in Italia). 

La campagna “Ecogiustizia subito, in nome del popolo inquinato”, è nata con lo scopo di affermare il principio di giustizia ambientale nei Siti d’interesse nazionale da bonificare, chiedere impegni concreti e tempi certi per le bonifiche, l’applicazione del principio “chi inquina paga”, il diritto alla salute e alla transizione ecologica come strategia per garantire lo sviluppo economico e sociale dei territori inquinati. Un viaggio in sei tappe partito il 27 novembre 2024 da Casale Monferrato, proseguito il 15 gennaio scorso a Taranto e il 22 gennaio a Venezia e Marghera. Dopo la Sicilia, seguiranno Brescia (12 marzo) e Napoli (3 aprile). 


 

PATTO DI COMUNITÀ PER L’ECOGIUSTIZIA DEL SIN PRIOLO: 

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

  • Riconversione dell’intero comparto industriale metalmeccanico, dalle attività della filiera petrolifera a quella relativa all’assemblaggio degli impianti eolici offshore, fino ai servizi marittimi (rimorchiatori d’altura) di trasporto, installazione, manutenzione e vigilanza. 
  • Realizzazione di impianti industriali dell’economia circolare (produzione di compost e biometano, estrazione delle materie prime critiche dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, trattamento dei prodotti assorbenti per le persone, etc.) e impianti di produzione di idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili, per abbattere le emissioni climalteranti dei cicli produttivi più energivori e produrre nuovi posti di lavoro. 
  • Misure di accompagnamento al lavoro, la formazione di nuove e necessarie competenze, chiedendo al Governo italiano di trovare le risorse economiche adeguate e all’Europa di estendere i benefici del Just Transition Fund (previsti ad oggi in Italia solo per il Sulcis in Sardegna e Taranto in Puglia). 
  • Monitorare, attraverso forme e modalità di monitoraggio civico: il rispetto dei tempi per le attività previste nell’area da bonificare, il corretto ed efficace utilizzo delle risorse destinate, delle procedure di appalto e dei controlli sui lavori da svolgere, i piani di recupero, riconversione e riqualificazione delle aree da bonificare, l’informazione puntuale dei cittadini sullo stato di contaminazione dei siti, sugli interventi per la bonifica e sullo stato di avanzamento degli stessi.  
  • Promuovere, nelle forme e nelle modalità che saranno definite di comune accordo, la partecipazione attiva di cittadine e cittadini, associazioni e imprese attraverso percorsi partecipati per rendere la comunità protagonista di tutte le attività indispensabili per il risanamento ambientale, la tutela della salute, la conversione industriale, la creazione di lavoro, l’affermazione dei diritti nell’ottica della transizione ecologica per la ripartenza sociale ed economica del SIN Priolo.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link