“Ritardi nella realizzazione delle Case della Comunità finanziate dal Pnrr”

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L’Assemblea Legislativa dell’Umbria ha discusso martedì 11 febbraio l’interrogazione a risposta immediata sui “ritardi nella realizzazione delle Case della Comunità finanziate dal Pnrr” presentata dai consiglieri regionali Francesco Filipponi e Maria Grazia Proietti (Pd). Nello specifico gli interroganti hanno chiesto alla presidente Stefania Proietti “quali misure la Giunta intende mettere in campo per recuperare il grave ritardo accumulato nell’attivazione delle Case della Comunità della nostra regione”.

Illustrando l’atto ispettivo, Maria Grazia Proietti ha ricordato che “Il Ministero della Salute, nel maggio del 2022, ha approvato il Regolamento che introduce il modello organizzativo delle Case della Comunità. Il Pnrr prevede investimenti significativi per il potenziamento della sanità territoriale, tra cui la realizzazione delle Case della Comunità, le quali compaiono all’interno della Missione 6 del PNRR contenente gli interventi a titolarità del Ministero della Salute. Tali case hanno l’obiettivo di migliorare l’accesso ai servizi sanitari e ridurre la pressione sugli ospedali.

La Regione Umbria ha ricevuto fondi specifici per la realizzazione di 17 Case della Comunità, classificate come hub, ossia la principale nell’erogazione dei servizi sanitari, che è chiamata anche a fornire attività specialistiche e di diagnostica di base; ed è tra le poche regioni ad aver avviato alcune di queste sia all’interno del Piano Operativo Regionale (Por) che al di fuori di esso. Tuttavia, si registrano ritardi nell’attuazione dei progetti, con il rischio di non rispettare le scadenze previste dal Pnrr.

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Le Case della Comunità rappresentano un pilastro fondamentale per la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel servizio sanitario regionale. Da contratto istituzionale di sviluppo tra ministero della Salute e Regione Umbria, il target minimo regionale è la ristrutturazione di 17 case della comunità entro il primo trimestre 2026. Dai dati di attuazione del Pnrr, reperibili su portale openpnrr.it per la metà delle case della comunità da realizzare, contenute nel Por, sono stati spesi meno del 10 per cento dei finanziamenti. La mancata realizzazione delle Case della Comunità potrebbe compromettere l’efficacia della riforma della sanità territoriale e penalizzare i cittadini umbri”.

La presidente della Giunta Stefania Proietti ha risposto che: “Il progetto delle Case di comunità nasce per potenziare la sanità territoriale con l’obiettivo di avvicinare i servizi ai cittadini. Dall’approfondimento di alcuni dati emerge un ritardo, per cui il progetto delle 22 case di comunità, di cui 17 finanziate da Pnrr, rischia di restare non solo un’operazione prettamente immobiliare, priva di un’anima organizzativa e funzionale che non è stata ancora data e che dovremo dare noi con il piano sanitario regionale, ma di rimanere incompleta. Nella passata legislatura sono stati avviati i lavori infrastrutturali previsti dal Pnrr, ma lo ha fatto con ritardo.

Per Orvieto, ricordo che la nostra prima Giunta del 23 dicembre ha dovuto ratificare un ritardo di un anno e riprogrammare la scadenza per Orvieto ed altre situazioni. L’impostazione ha riguardato poi le scadenze dei cantieri per la reale capacità di rendere operative le strutture. L’importo assegnato alla Regione Umbria per le 17 Case di comunità è di oltre 24 milioni di euro. Dei 17 progetti finanziati, alcuni cantieri procedono senza particolari criticità e rispetteranno il termine ultimo del 31 marzo 2026. Altri presentano invece ritardi, come evidenziato non solo per Orvieto, ma anche nei report di monitoraggio interni della Regione. Si registra un ritardo anche di Narni dove il completamento dei lavori appare a rischio per i tempi di realizzazione che superano 360 giorni, rientrando già nel limite ultimo della scadenza. In altri casi la costruzione è stata formalmente avviata, ma senza certezze sui tempi di consegna effettiva. Questa situazione impone una riflessione cruciale.

Le Case di comunità non possono essere un mero progetto edilizio, la loro funzione deve essere garantita da un impianto organizzativo chiaro, con personale adeguato e servizi ben definiti in una rete sanitaria regolata dal piano che oggi manca. Su questo si registra un preoccupante vuoto strategico sul quale comunque stiamo lavorando. Al momento non esiste un piano dettagliato che disciplini l’effettiva operatività di queste strutture poiché negli scorsi 5 anni non è stato approntato un piano sanitario regionale. Mancano indicazioni precise sui servizi che verranno erogati, sugli standard operativi e sui modelli organizzativi. Non è stato ancora chiarito il ruolo dei medici di medicina generale, degli specialisti, degli infermieri che chiedono certezze rispetto al loro ruolo. Non è definita la modalità con cui verrà garantita l’integrazione con le cure domiciliari e gli altri servizi sanitari e sociali.

Se questi interrogativi non troveranno a breve risposte, esiste il rischio concreto di ritrovarsi con una rete di edifici nuovi o ristrutturati, ma totalmente privi di una capacità operativa. Delle 17 case di comunità, almeno 5 sono state già evidenziate come rischio medio di andare fuori target al 31 marzo 2026 e sono: Orvieto, Narni, Perugia Monteluce, Città di Castello, Amelia. Per invertire questa tendenza abbiamo già individuato una strategia chiara: superare l’approccio frammentario che ha caratterizzato finora la gestione ed integrare le Case di comunità con telemedicina, ospedali di comunità, centrali operative territoriali. È stato attivato un monitoraggio costante sui lavori più a rischio con interventi diretti per velocizzare i processi burocratici e con il coinvolgimento attivo dei responsabili unici del procedimento che consentirà di ridurre le tempistiche. Allo stesso tempo è in fase di definizione il piano operativo per la messa in esercizio. Questo prevede la chiara individuazione dei servizi che ogni struttura potrà erogare, la suddivisione di competenze tra hub e spoke, la dotazione del personale necessario e l’attivazione di percorsi di formazione per garantire la qualità dell’assistenza.

Se i ritardi accumulati dall’inizio del Pnrr Umbria ad oggi dovessero far emergere evidenze ulteriori di impossibilità di rispettare i tempi per alcune strutture sarà necessario avviare un dialogo con il Ministero della Salute per ridefinire ruoli e funzioni delle Case di comunità per evitare il rischio che non possiamo permetterci di perdere finanziamenti. Il progetto nato per rafforzare la sanità territoriale non può essere ridotto ad un semplice piano di edilizia sanitaria peraltro in ritardo rispetto ai tempi previsti. Questa amministrazione si assume tutte le responsabilità per riportare al centro le persone, la qualità dei servizi, l’efficienza e l’efficacia dell’assistenza sanitaria. L’obiettivo non è soltanto rispettare le scadenze, ma garantire che le Case di comunità diventino concretamente un punto di riferimento per la salute dei cittadini, oltre ai presidi ospedalieri”.

Nella replica, Filipponi ha detto che “siamo di fronte ad un estremo ritardo nella realizzazione delle Case di Comunità, rispetto ad una disponibilità di 24 milioni 570mila euro per le 17 Case. Ce ne sono almeno 5 dove il rischio di rimanere fuori dal target della scadenza è medio. Dai dati Pnrr si evince inoltre che per le Case di Comunità di Norcia, Gubbio, Cascia ed Umbertide siamo allo zero per cento dello stato di avanzamento dei lavori. Bene il monitoraggio che sta mettendo in atto per i lavori più a rischio relativi alle 17 Case di comunità. Noi abbiamo la responsabilità di riportare al centro le persone, i servizi e l’efficacia dell’assistenza sanitaria in un contesto quasi drammatico rispetto ai ritardi della realizzazione delle Case di Comunità”.





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