Perché le bici costano così tanto? O meglio, perché tutto quello che è legato alla bicicletta costa così tanto? La domanda è più che lecita ma soprattutto è quella che tutti si fanno da anni ormai.
Oggi ci occupiamo di un tema caldissimo, ma non aspettatevi dei miei salti pindarici per giustificare una bici che costa 15.000€, perché in questo video non ne troverete. Anzi, troverete sì il motivo dei prezzi alti delle bici, ma nessuna giustificazione.
Innanzitutto sfatiamo la credenza che i prezzi siano diventati alti per colpa del Covid. Indubbiamente quello che è successo ormai 5 anni fa ha contribuito a far alzare la domanda nel settore bici, a cui non è corrisposta un’offerta organizzata per far fronte a quella ondata di richiesta. I prezzi sono dunque sì saliti, ma già prima del 2020 si trovavano in una curva ascendente da tempo. Questo era dovuto al fatto che il ciclismo, in ogni sua forma, era diventato di moda. Uno sport “figo”, con prodotti che diventavano sempre più di tendenza, a partire dalle bici per arrivare fino al pantaloncino in lycra.
Vi ricordate il detto “La bici è il nuovo golf”? Noi lo dicevamo per scherzo, ma una nutrita schiera di investitori esterni al mondo ciclo lo ha preso molto sul serio. Fondi di investimento hanno acquistato diversi marchi, e quando entra un fondo di investimento si sa che vuole vedere una rendita degna del nome. Quindi cosa fa? Alza i prezzi ovviamente, e con lui tutte le aziende, anche in mano ai proprietari originari. D’altronde se il modello di business funziona, perché non seguirlo tutti insieme appassionatamente?
Intendiamoci ragazzi, non è un segreto che ad un innalzamento dei prezzi non abbia corrisposto un innalzamento della qualità tale da giustificare tali prezzi. I telai sono sempre fatti in Oriente, per la maggior parte, così come i vestiti vengono prodotti in posti dove la manodopera costa poco.
L’euforia del “nuovo golf” e dei soldi che entravano allegramente nelle casse ha dato alla testa di tante aziende, soprattutto nelle annate 2021-22. Gamme enormi, ordini altrettanto giganteschi basati su previsioni assurde,, strutture degne di Silicon Valley e una marea di dipendenti.
I prezzi alti sono diventati una necessità per finanziare tutto ciò. Se guardate al margine medio che le aziende ciclo dichiarano nei bilanci pubblici, vedrete che si attesta sull’8%. Un bel numero, a prima vista, ma che diventa piuttosto piccolo se si conta che la maggior parte di queste aziende non produce niente, perché fa affidamento a terzisti orientali. Qui in Europa c’è un grande via vai di scatoloni, qualcuno monta e/o vernicia i telai provenienti dall’Oriente ma, di fatto, non si produce quasi niente. Quindi l’8% per una rivendita di un prodotto acquistato dai Paesi che riescono ad offrirlo al minor costo possibile diventa molto poco, soprattutto perché si è del tutto dipendenti da quello che il fornitore decide.
E qui ci rendiamo conto che le strutture sono troppo grandi per quello che un qualsiasi marchio fa. Strutture che non danno fastidio se tutto va a gonfie vele, ma che diventano un grande fardello quando le cose vanno storte.
Torniamo quindi ai prezzi. Abbiamo scoperto perché sono così alti, adesso scopriamo perché continuano ad esserlo anche in un periodo di crisi come quello in cui ci troviamo. Le strutture di cui vi ho appena parlato sono difficili da ridimensionare, perché significa licenziare delle persone, chiudere delle filiali, rinunciare ad eventi e squadre pro. E questo è esattamente quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi tempi ma, più che un ridimensionamento in vista del futuro, si tratta di un ridimensionamento per la sopravvivenza, cioè per non fallire. Ammetto di essere del tutto stupefatto dalle poche notizie di fallimento che si leggono in questo periodo. Il mercato è super saturo, eppure si trova un modo per stare in piedi. Come, non lo so, probabilmente le riserve degli anni passati non sono ancora finite.
I magazzini però sono ancora pieni e i prezzi di listino sono quanto più distaccato dalla realtà si possa immaginare, perché il mercato è strapieno di merce scontata, cosa che ci dice che i prezzi sono già scesi, anche se sotto forma di sconto.
Ieri su Bike Discount è partita una promozione dove troviamo vestiario a prezzi stracciati. Guardate questi calzini di Shimano, definiti “gravel”, a 2.99€. Ma neanche al mercato del giovedì giù in piazza li trovate a quel prezzo. O questo Met Parachute, sceso da 240 a 80€!
E allora voi vi chiederete: ma perché sui siti dei produttori vediamo i prezzi di listino, quelli che si tirano addosso migliaia di commenti negativi ogni volta che presentiamo qualcosa di nuovo? Beh, perché non c’è ancora una strategia di uscita da questa crisi o, meglio, si aspetta che passi la burrasca per tornare a come si faceva prima. Ieri abbiamo pubblicato una news su una nuova maglietta primaverile di un noto marchio specializzato in ciclismo su strada: 150€ è il prezzo al pubblico.
Sembra che non si sia capito che i commenti ai prezzi non sono un passatempo per chi non sa cosa fare mentre è in bagno seduto sulla tazza, ma una critica feroce al “La bici è il nuovo golf”. Così feroce che sempre meno gente è disposta a crederci e sempre più persone hanno deciso di fare altro. In poche parole: la bicicletta non è più di moda, indipendentemente che si parli di mountain bike, ebike o bici da corsa.
Noi i numeri li vediamo su una serie di canali: i nostri tre siti, i social, questo canale Youtube. Ci confrontiamo con i nostri colleghi italiani e stranieri e siamo tutti concordi nel dire che l’onda di entusiasmo, culminata con il covid, sia finita. Vuoi per moda, ora il padel è lo sport di tendenza, vuoi per aver spaventato tutti con prezzi che non sono giustificabili neanche con la storiella della passione. Ricchi e poveri alla stessa maniera, si compra poco.
Eppure dall’altra parte, quella delle aziende, non vediamo un adeguamento alle condizioni di mercato che sono cambiate. Ogni volta che ci comunicano i prezzi di qualche prodotto nuovo sotto embargo ci guardiamo tra di noi e rimaniamo senza parole. Anzi, una parola ce l’abbiamo “Ma perché?”. Capiamo che ci vuole del tempo per ristrutturarsi, ma che senso ha sparare un prezzo così alto, se dopo pochi mesi tale prezzo verrà scontato, sputtanando tutta la filiera a valle, in particolare i negozianti?
Il problema più grande però è che si lascia il fianco scoperto ad attori che vogliono e possono entrare offrendo prezzi più bassi. Lo sapete di chi sto parlando: i cinesi, o aziende dalle politiche più oculate come Decathlon. Sempre attraverso i nostri siti notiamo come sia cresciuto il numero di acquisti fatti su Aliexpress, e sarei pronto a scommettere che tanti telai S-Works, Pinarello e Cervelo che si vedono sulle nostre strade sono dei tarocchi. D’altronde lo vediamo bene dai nostri fratelli maggiori del settore automobilistico: a furia di tirare la corda, la gente si stufa e compra altro. O non compra del tutto.
Raccontate qui nei commenti come reagite ai prezzi alti, se avete approfittato degli sconti o se credete che i prezzi siano giusti.
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