Pepito Day, l’annuncio della partita d’addio: “Firenze è come casa mia. Ritroverò i tifosi

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L’ex giocatore della Fiorentina indosserà gli scarpini per l’ultima volta il prossimo 22 marzo al Franchi. In campo tante altre leggende ed ex compagni

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È arrivato il momento dell’addio ufficiale, sul campo, e Pepito Rossi lo farà con una partita allo stadio Artemio Franchi di Firenze il prossimo 22 marzo. Hanno già aderito tanti ex compagni, incrociati in carriera, come Luca Toni, Antonio Cassano, Borja Valero, Seba Frey, ma anche Gabriel Batistuta e soprattutto Sir Alex Ferguson perché “non poteva mancare il mio primo allenatore a livello professionistico allo United ed è un grandissimo onore” dice subito Pepito. Sarà una partita ma anche un vero e proprio “Pepito Day” con eventi organizzati in città. Giuseppe Rossi, alla Fiorentina dal 2013 al 2016, rimane nella storia del club per la tripletta alla Juventus del 20 ottobre 2013, una gara che lui definisce “storica” e vinta in rimonta per 4-2 soprattutto grazie alle sue prodezze. Però a tinte viola c’è molto di più.

Giuseppe Rossi, cosa la lega a Firenze? 

“È come casa mia, mi sono trovato sempre bene in città, anche se tre anni non sono tantissimi. Sono stati però vissuti al massimo, momenti intensi fra alti e bassi. Sarà bellissimo ritrovare i tifosi viola quel giorno, io in campo e loro sugli spalti”.

A parte la tripletta alla Juventus, cosa si porta nel cuore? 

“Il coro che mi facevano dalla Curva “il fenomeno” che è stato rarissimo e riservato a campioni come Mutu. Quindi ho capito che mi volevano bene davvero e per loro ero un top. Sarebbe stato bello alzare un trofeo come la Coppa Italia, persa invece in finale con il Napoli”.

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Fra i momenti brutti ci sono stati gli infortuni. Si è mai chiesto, con la sua classe, dove sarebbe potuto arrivare? 

“Mi sono domandato tante volte “perché? perché? perché?” ma sono domande pericolose e pensieri rimasti in testa per pochi minuti, visto che bisogna puntare a qualcosa quando ci sentiamo deboli. Quindi ha prevalso sempre il sogno di continuare”.

Lei e Mario Gomez, insieme, avreste potuto fare qualcosa di incredibile per la città. 

“Ci hanno frenato i problemi fisici, eravamo secondi, potevamo fare qualcosa di straordinario”.

Che Fiorentina è quella di adesso? 

“Costruita sul talento, sulla tecnica e il gioco. Grandi acquisti e poi in panchina c’è Raffaele Palladino che può fare molto bene e trascinare la squadra perfino in Champions. Lo conosco dall’Under 21 e abbiamo giocato insieme al Genoa e devo dire che sta facendo un gran lavoro in panchina”.

In chi si rivede dei viola di adesso? 

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“Moise Kean, ma anche Beltran sono più prime punte rispetto a me, Zaniolo è più esterno. Il più simile a me può essere Gudmundsson che però gioca forse più dietro. Io ero un 9 e mezzo. Di calciatori tecnici, che giocano fra le linee, ce ne sono pochi ora”.

La Nazionale è al sicuro con Retegui e Kean? 

“Sì assolutamente, fanno una valanga di gol. Poi certo la maglia azzurra pesa di più e servono dei veri “animali” perché c’è ancora più pressione. È un discorso un po’ diverso. Nei club tutti giocano per loro, invece in Nazionale bisogna adattarsi di più al gioco collettivo”.

Le posso chiedere un commento sugli insulti razzisti, via social, nei confronti di Kean? 

“È giusto che lui abbia detto la sua, ha fatto bene a scoperchiare ciò che è successo. Può essere importante per far capire chi sbaglia. Speriamo che lui riesca a stare concentrato sia sul campo che in questa battaglia contro il razzismo”. 

Lei in carriera ha giocato la Champions e a Firenze l’Europa League, cosa augura ora alla città? 

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“La Champions è qualcosa di unico, questa città meriterebbe di tornare su altissimi livelli. È un’atmosfera tutta diversa, una vera magia, un’altra atmosfera e Firenze si merita tutto questo”.

Chi vince lo scudetto secondo lei? 

“Dico Inter leggermente favorita sul Napoli, ma proprio di un soffio 51% a 49%. Antonio Conte ha sempre vinto con tanti club, però l’Inter ha quella esperienza in più e un organico fortissimo, credo il migliore”.

Ha un rimpianto in carriera? 

“Avrei dovuto mettere un po’ più di pressione al Villareal quando stavo per andare al Barcellona. Invece sono rimasto perché non volevo mettermi contro la mia società ed eravamo in Champions, quindi alla fine sono rimasto. Ero comunque contento, però sarebbe stato eccezionale andare al Camp Nou e in una formazione così vincente, con giocatori come Messi”.


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