Onlus, imprese sociali e fisco: il 2025 anno cruciale per il Terzo settore

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Il quarto “Rapporto sullo stato e l’evoluzione del diritto del Terzo in Italia – A due passi dalla meta. Verso il completamento della riforma” – viene presentato (vedi la locandina più in basso) quando parrebbe del tutto imminente il rilascio da parte della Commissione europea dell’autorizzazione circa l’adozione sia dei nuovi regimi fiscali per gli Enti di Terzo Settore (Ets), sia di alcuni importanti strumenti di finanza sociale – i Titoli di solidarietà in primis -, nonché di alcune norme di particolare vantaggio per gli investimenti nel capitale sociale delle imprese sociali.

La lunga attesa – a detta del viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci – sembra ormai nella fase conclusiva; per cui l’arrivo della predetta autorizzazione avrà effetti rilevanti sull’intero campo degli Ets. Il Rapporto – realizzato dalla Fondazione Terzjus – , nei due capitoli introduttivi curati da Antonio Fici e Gabriele Sepio, rispettivamente direttore scientifico e segretario generale della Fondazione, ne espone e commenta le possibili conseguenze in modo puntuale e analitico.

In particolare, tale provvedimento obbligherà le onlus a uscire dal limbo in cui sono state relegate in tutti questi lunghi sette anni. È ben vero che delle più di 22mila onlus iscritte all’anagrafe della Agenzia delle Entrate fino all’inizio del 2022, circa 2.500 hanno spontaneamente fatto accesso al Registro unico del Terzo settore (Runts); ma le restanti hanno prudentemente atteso l’autorizzazione comunitaria in modo da scegliere, tenendo conto della natura dell’attività svolta in via prevalente, la sezione del Runts più appropriata e conveniente nella quale iscriversi. Così il Registro, oggi popolato da più di 132mila Ets dovrebbe, a breve, vedere l’ingresso, se non della totalità, certamente della grande maggioranza delle onlus oggi ancora in mezzo al guado.

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Un secondo effetto – ancora più rilevante – dell’autorizzazione comunitaria interesserà la generalità degli enti. I nuovi regimi fiscali previsti dall’art.79 del Codice del Terzo settore (Cts) configurano un trattamento fiscale distintivo e di maggior favore (rispetto a quello previsto dal Tuir per gli enti non societari) proprio in ragione dei requisiti e dei vincoli che il Cts ha previsto per l’accesso al Runts. Requisiti e vincoli che fanno dell’Ente di Terzo settore un soggetto con una qualificazione giuridica ben più riconoscibile e impegnativa della generica organizzazione non profit. Se dunque la Comunità europea riconoscerà questa innovazione legislativa, gli Ets avranno finalmente un quadro fiscale più chiaro e maggiori certezze nell’applicazione della nuova normativa. Si aggiunga che, in questo anno 2025, si dovrà trovare una soluzione al problema del trattamento Iva per i beni e i servizi corrisposti ai soci da parte delle associazioni di promozione sociale-Aps o di altri Ets.

Il rinvio al gennaio 2026 della soluzione alla infrazione della normativa Iva, che risale ormai a più di dieci anni orsono, consentirà di inquadrare tale spinosa problematica anche tenendo conto dei principi che la legge delega per la riforma del fisco ha fissato, opportunamente, anche per gli Ets.

Ancora, l’autorizzazione comunitaria agirà altresì sugli strumenti di finanza sociale e in particolare sui “Titoli di solidarietà”, che potrebbero diventare un importante veicolo finanziario per attrarre e orientare risparmio privato – grazie anche alla equiparazione della tassazione delle rendite ai titoli pubblici (12,5%) – verso gli investimenti effettuati dagli Ets.

La contestuale approvazione da parte della CE dell’art.18 del D.lgs. 112/17, potrebbe incidere in modo significativo sullo sviluppo e la crescita delle nuove imprese sociali che, pur in assenza dei booster fiscali previsti nel citato decreto, sono cresciute – dal 2018 ad oggi – di circa 5mila unità, come si rileva dai dati del Registro delle imprese. Infatti, il D.lgs. 112/17 prevede una significativa detrazione fiscale pari al 30% per i contribuenti che decideranno di investire risorse nel capitale sociale di “nuove” (per qualificazione, ma non necessariamente anche per costituzione) imprese sociali.

Sempre in questo 2025, dovrebbero manifestarsi i benefici effetti della completa applicazione delle norme contenute nella legge 104/2024 che ha introdotto non poche semplificazioni e correzioni di norme del Cts, nonché alcune significative innovazioni. Valga per tutte quella relativa alla possibilità per il presidente di un’associazione di delegare persona qualificata e di fiducia a gestire le procedure sia di prima iscrizione al Runts, sia di aggiornamento annuale dei dati richiesti. Una norma molto attesa specialmente dalle piccole associazioni che, di fronte alla modalità interamente telematica di accesso al registro, avevano incontrato non poche difficoltà a causa della scarsa familiarità delle stesse con l’uso di strumenti digitali.

Dunque il 2025 sarà un anno decisivo per dare soluzione  alle attese e alle urgenze più improcrastinabili, ma anche per mettere a fuoco prospettive di più lungo respiro. Il Terzjus Report 2024 – nel capitolo conclusivo – cerca di darne conto, sia interpretando le istanze e le proposte originate dalle molteplici attività di ricerca condotte dalla Fondazione, sia provando ad indicare agli attori istituzionali alcune policies necessarie per dare particolare impulso alle misure promozionali della riforma, ancora in buona parte scarsamente utilizzate.

Il tempo trascorso dal lancio delle Linee guida – 2014 – fino alla legge 104 del 2024, che ha apportato correzioni e integrazioni al Codice del Terzo settore, consente di cominciare a trarre qualche valutazione circa l’impatto che la nuova normativa ha generato. E il Terzjus Report 2024 lo fa mediante diversi focus. A cominciare dai risultati della survey – condotta insieme con Italia non profit – sugli Enti filantropici, sezione del Runts oggi con ben 339 iscritti; risultati che consentono di intravedere un originale sviluppo della filantropia in Italia intesa come “quarta gamba” del Terzo settore. Una filantropia moderna e strategica che merita di essere sostenuta con misure fiscali di maggior favore. Per proseguire poi, con un focus su un campo ancora inesplorato: la presenza e i caratteri degli enti non profit e di Terzo settore nel welfare sanitario e socioassistenziale. L’analisi dei dati dei Censimenti Istat del 2011 e del 2021- effettuata da Andrea Bassi – insieme ad un’estrapolazione delle risultanze del Rapporto sull’economia sociale di Unioncamere, lasciano trasparire il peso – spesso non riconosciuto – del Terzo settore nei servizi di welfare. Nel decennio 2011-2021 infatti, si registra in questo comparto una crescita – sia delle unità organizzative, sia dei lavoratori e dei volontari – nettamente superiore rispetto alla generalità degli enti non profit. Lo stesso dicasi per il peso occupazionale, in quanto il Terzo settore welfaristico conta più di 500mila addetti. Il focus mira a far capire ai decisori pubblici che senza il riconoscimento e la valorizzazione del Terzo settore sarà difficile realizzare quel “welfare di prossimità” richiamato alla Missione 6 del PNRR, in particolare facendo leva sull’avvio delle Case e degli Ospedali di Comunità.

In ultimo, il Rapporto esonda dal perimetro del Terzo settore normato dal Cts, allargando lo sguardo al campo più largo dell’economia sociale. La scelta è chiaramente correlata a quanto previsto dalla Raccomandazione approvata dal Consiglio europeo nel novembre del 2023, che richiama tutti i governi dei Paesi dell’Unione ad adottare entro il novembre 2025 un Piano d’azione dell’economia sociale. Grazie al contributo di Claudio Gagliardi, che ci propone una sintesi del Rapporto sull’economia sociale pubblicato da Unioncamere nell’agosto scorso, si può ben capire come il varo del Piano sia decisivo per rafforzare i soggetti dell’economia sociale che promuovono buona occupazione, inclusione sociale e sviluppo economico nelle zone interne e svantaggiate.

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Non è difficile comprendere che l’intento del Governo italiano di adottare questo Piano entro fine del 2025, sarà oltremodo rafforzato dal completamento non solo della nuova regolazione degli Ets, ma soprattutto dalle azioni che si intraprenderanno perché gli stessi sappiano cogliere al meglio tutte le nuove opportunità offerte dal Cts. Infatti, negli anni successivi alla riforma, le risorse che erano state messe a disposizione, per una parte non irrilevante – circa 350/400 milioni – non sono state fruite dagli Ets, ma sono ritornate al bilancio dello Stato. In conclusione, il Terzjus Report 2024 – mediante un ampio caleidoscopio di norme, dati, tendenze ed esperienze sul campo – mira sempre più a mettere fuoco le policies necessarie affinché’ gli ETS siano effettivamente riconosciuti – come dice la Corte costituzionale – in quanto “ soggetti della società solidale”.

Foto: una volontaria alla mensa per i poveri di Opera san Francesco

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