L’ex ministro dell’Economia e attuale presidente della Commissione Affari esteri e comunitari del Senato, Giulio Tremonti, ha rilasciato un’intervista in cui esprime preoccupazioni riguardo alla situazione economica globale attuale. Il suo libro, ‘Guerra o Pace’, edito da Solferino, delinea una visione critica della finanza contemporanea e delle politiche economiche in atto. Tremonti avverte che l’equilibrio economico e politico mondiale è precario e potrebbe portare a una crisi ancor più devastante di quella del 2008.
Le origini della previsione di crisi economica
Giulio Tremonti fonda la sua previsione di una nuova crisi finanziaria sulle esperienze passate e sulle analogie con le situazioni economiche attuali. Ricorda che nel 2007 aveva previsto l’imminente esplosione della crisi nel 2008, identificando la natura della crisi come finanziaria e derivante dalla globalizzazione. La sua analisi risale a scritti come ‘Il fantasma della povertà’, pubblicato nel 1994, dove anticipava l’emergere di problemi sociali e lavorativi legati alla delocalizzazione e alla competizione con i mercati emergenti.
Tremonti mette in evidenza l’uso di mutui subprime negli Stati Uniti nel 2006, descrivendoli come una risposta necessaria per sostenere la classe lavoratrice ma che ha finito per minare l’intero sistema finanziario. Sostiene che oggi la situazione è ulteriormente complicata, con fenomeni come il cosiddetto “sistema finanziario artificiale”, in cui la tecnologia, come l’intelligenza artificiale, gioca un ruolo cruciale nel determinare stati di salute economici instabili. La previsione di Tremonti si basa su una realtà in cui si sommano rischi finanziari, instabilità e vulnerabilità strutturale del mercato.
Il ruolo dei dazi e la risposta politica
Spostando la discussione verso il contesto politico, Tremonti si concentra sulla dinamica dei dazi imposti dall’amministrazione Trump. Secondo lui, il tema dei dazi ha una duplice agenda che va ben oltre il mero aspetto economico. Rappresentano un tentativo di controllo su fenomeni come il traffico di droga, ma anche una strategia per rilanciare la manifattura nazionale, ormai compromessa.
Collegando a questo argomento, Tremonti fa riferimento a una frase del passato: “I confini non attraversati dalle merci sono attraversati dagli eserciti”. Questa frase suggerisce quanto sia delicato il bilanciamento tra economia e politica. La preoccupazione principale è che le guerre commerciali possano degenerare in conflitti più ampi, minando le fondamenta della cooperazione e del commercio internazionale.
Le sfide dell’Europa e la crisi di identità
Un altro tema centrale nell’intervista riguarda l’Europa e gli errori strategici che ha commesso negli ultimi anni. Tremonti sottolinea che le istituzioni europee devono riconoscere le proprie responsabilità, iniziando da un’analisi critica delle politiche fiscali e dell’eccesso di burocrazia. In questo contesto, fa notare come la regolamentazione e l’austerità abbiano reso l’Europa uno dei continenti più rigidi del pianeta, soffocando l’innovazione e il dinamismo economico.
La nascita dell’Euro e il modo in cui è stato concepito rappresentano un errore strategico nella visione di Tremonti. L’Euro non doveva semplicemente contrapporsi al Marco tedesco. Secondo lui, l’intento di creare una moneta forte dovrebbe essere stato orientato a far emergere una vera e propria opportunità per competere a livello globale, piuttosto che a evitare conflitti di potere monetario.
L’eredità della globalizzazione
Infine, Tremonti offre la sua visione sulla globalizzazione e l’ideologia che l’ha accompagnata. Sostiene che la globalizzazione, come concezione idealistica, ha fatto flop. Invece di creare armonia e pace tra le nazioni, ha generato divisioni e conflitti, identificandosi con quello che definisce ‘Mundus furiosus’. Questo termine rappresenta un mondo che, pur essendo interconnesso, è anche caratterizzato da fratture politiche e conflitti.
Nonostante la crisi ideologica, Tremonti afferma che il mondo rimane globalizzato nel suo insieme. Gli scambi commerciali continuano a fluire e le informazioni circolano liberamente grazie alla tecnologia. Tuttavia, i ritorni delle potenze nazionali segnano un cambio di rotta rispetto a un’era di fiducia universale nel mercato e nelle sue dinamiche. L’approccio dell’amministrazione Trump, secondo Tremonti, è una manifestazione di questa nuova realtà geopolitica, dove le nazioni cercano di affermare il proprio potere in un contesto sempre più complesso.
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