di FRANCO BARTUCCI – La commissione istituzionale del Senato ha bocciato l’emendamento presentato da tre senatori di Forza Italia e sostenuto dal Presidente della Giunta regionale della Calabria, Roberto Occhiuto, avente come obiettivo la proroga del mandato del Rettore Nicola Leone, in scadenza il prossimo 31 ottobre 2025, fino al 31 dicembre 2027, imponendo all’intera comunità universitaria (studenti, docenti e non docenti) una presenza dirigenziale nell’Ateneo fuori dal comune, dalle regole e in contrasto con le leggi sull’autonomia 9 maggio 1989, n. 168, sugli Statuti dell’Università del 1997 e del 2004, nonché della legge di riforma universitaria, nota come legge Gelmini, n° 240 del 30 dicembre 2010, che fissava la durata dei mandati rettorali in due (tre più tre) con durata massima di sei anni.
Il pomeriggio di ieri sono state ore di attesa, di ansia e forte preoccupazione sull’esito dell’approvazione o meno dell’emendamento, il cui risultato era incerto per il fatto che giungevano notizie preoccupanti, dovute ad un interessamento di sostegno dello stesso governo.
Non avevamo la certezza di appoggi in quanto a denunciare con articoli quasi quotidiani la gravità e la illegalità dell’emendamento e il danno che si arrecava all’Università e alla sua storia, grazie a Calabria live, siamo stati quasi da soli, trovando nei quotidiani un disinteresse quasi totale nel non interessarsi della vicenda, se non il Quotidiano, attraverso la rubrica di Opinioni e Commenti, con interventi prima di Annarosa Macrì, che ringrazio pubblicamente, ed in ultimo del direttore Massimo Razzi; mentre ho trovato attenzione soltanto in due giornali web Corriere della Calabria e Quicosenza. it, che si sono interessati della lettera appello rivolta all’intero corpo accademico dell’Università dai professori Domenico Cersosimo e Antonello Costabile, che hanno trovato il modo di spiegare ai colleghi la gravità che si creava con quell’emendamento e quindi di mobilitarsi nel respingere quell’azione politica a tutela della propria autonomia e della buona immagine dell’Università della Calabria.
Una lettera che mi porta a ringraziare i due professori onorari, che non mi ha fatto sentire solo nel perorare la causa della legalità e della coscienza democratica all’interno dell’Ateneo e per questo andrebbero ringraziati dall’intera comunità universitaria in quanto, di fronte ai pensieri dell’opinione pubblica, ha salvato la loro dignità e la stessa immagine dell’università di fronte il silenzio quasi totale, anche se in diversi si sono mobilitati riservatamente. Un grazie ai sindacati Cgil, Snals e Unione Sindacale Autonoma, che hanno fatto conoscere la loro posizione di forte condanna dell’emendamento proroga mandato del Rettore.
Sono state ore di attesa, che mi hanno portato a ripensare ai miei trentasei anni di lavoro nell’UniCal ed alle varie situazioni che sono intervenute nell’arco di questi lunghi anni, a partire dal Rettore Beniamino Andreatta, per finire al Rettore Giovanni Latorre. Ho avvertito fortemente la vicinanza dei pensieri e del lavoro svolto dal Magnifico Andreatta, maestro e progettista, che in quattro anni di permanenza tra di noi ci ha creato e lasciato in eredità un meraviglioso progetto di Campus inserito nel contesto di una “Grande Cosenza”.
Come avrebbe reagito di fronte a tale scempio politico? Mi è ritornato in mente l’Andreatta politico, ministro, docente e Rettore, visto il 5 aprile 1991 nell’aula “Umberto Caldora”, in occasione delle celebrazioni del 20° anniversario della nascita della nostra Università, che parlando delle finalità e specificità dell’Università, quale luogo di discussione, dialogo e lotta, nella salvaguardia della sua identità, ebbe a precisare la necessità di creare manifestazioni in forma attiva, contro la degenerazione della criminalità organizzata: «Mi piacerebbe vedere il Rettore dell’Università della Calabria – disse in quella circostanza – dietro ogni feretro di morto ammazzato in Calabria; così come vorrei vedere un drappello di studenti partecipare al dolore ed ai funerali dei morti uccisi come risposta e manifestazione di lotta al cambiamento per l’affermazione dei diritti civili e per la costruzione di una società moderna e umana. Non mi dispiacerebbe che nello Statuto si dica che un presidio dell’Università parteciperà a qualunque funerale di persona uccisa per dimostrare che l’Università è il mondo del futuro e che le forze migliori del Paese esprimono la propria negazione al sistema di violenza e di morte, impegnandosi nelle grandi battaglie civili per la costruzione di una società moderna e migliore».
Ecco il migliore Andreatta che ricordo: la sua umanità e la sua bontà che si legavano al grande progetto di legame forte tra l’Ateneo ed il territorio in cui essa operava per una società giusta ed anch’essa umana. Un emendamento che in prospettiva portava all’annullamento del grande progetto e del suo grande sogno di vedere in essa una comunità viva e socialmente attiva nella frequentazione dei rapporti per la creazione di una comunità, avendo il suo campus residenziale, chiamata a dare prova di buon governo e partecipazione attiva nella sua gestione.
Di fronte al pericolo di distruzione di quel disegno innescato da tre senatori di Forza Italia e dal presidente della Regione, stranamente il mio pensiero è andato, guarda caso a Silvio Berlusconi, che a distanza di poco più di sette mesi di quello stesso anno e precisamente il 27 novembre 1991, la Facoltà di Ingegneria, con preside il prof. Jacques Guenot, e Rettore il prof. Giuseppe Frega, gli conferiva la laurea “honoris causa” in Ingegneria gestionale, lasciando alla fine della cerimonia ai giovani, al mondo universitario e alla Calabria, delle parole e dei pensieri, che avrebbero potuto essere di aiuto ai promotori forzisti dell’emendamento in questione a capire che non si poteva infangare quei luoghi e l’istituzione stessa universitaria, adducendo dei motivi non attinenti al ruolo e funzioni della stessa Università.
«Queste opere vanno fatte vedere, vanno portate all’attenzione nazionale in primo piano. Certo forse fanno meno notizia, non fanno vendere tante copie di giornali così come parlare dei delitti di mafia. Sono stupito e felice. Complimenti. Auguri Calabria».
«Preparatevi bene, non temete di osare e battetevi per raggiungere quello che sembra impossibile raggiungere. Provate, riprovate, lavorate anche quando gli altri riposano e vedrete che il successo sarà vostro. Io, da oggi, vi sarò più vicino, sarò più vicino a questa Università del profondo Sud. La materia uomo qui non manca, la vostra intelligenza, la vostra cultura saranno le armi vincenti di questa bellissima terra di Calabria».
Dopo le 20 ho avuto conferma che l’emendamento proroga Leone ad “hoc” era stato bocciato dalla commissione istituzionale del Senato e che comunque Forza Italia non lo aveva ritirato. Stamani sul giornale leggo che Fora Italia è orientata a ritirarlo. Spero che lo faccia per come avevamo scritto nel servizio di ieri. Perché l’Università deve essere messa nelle condizioni di creare quello spirito augurato di Andreatta: «Come vorrei vedere un drappello di studenti impegnati in manifestazioni di lotta al cambiamento per l’affermazione di diritti civili e per la costruzione di una società moderna e umana. Bisogna dimostrare che l’Università è il mondo del futuro e che le forze migliori del Paese esprimono la propria negazione al sistema di violenza, impegnandosi nelle grandi battaglie civili per la costruzione di una società moderna e migliore».
Non di meno anche Berlusconi ci ha lasciato una sua testimonianza per il presente, il futuro. Ci ha lasciato un messaggio che bisogna osare per il raggiungimento degli obiettivi giusti e che bisogna amarla. Ecco Presidente Occhiuto, compia questo ultimo gesto di amore e rispetto verso la comunità universitaria ritirando l’emendamento Leone prima dell’approvazione finale del Decreto milleproroghe, che dovrebbe avvenire entro stasera o domani. (fb)
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