Intervista a Fausto Bulgarini, viticoltore d’altri tempi

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La splendida cantina, le cui fondamenta furono gettate nel 1930 da Emilio Bulgarini, è tutt’oggi incastonata in un territorio cerniera tra Lombardia e Veneto, nel borgo bresciano di Pozzolengo, da sempre crocevia tra le province di BresciaMantova e Verona, una cittadina con quasi 3600 abitanti, situata tra il lago di Garda e le sue colline moreniche.

Pozzolengo è un luogo affascinante, dalla storia millenaria, con un territorio prevalentemente collinare, ricco di acque e torbiere, attraversato dal torrente Redone: un vero e proprio ecosistema caratterizzato da una  biodiversità  piuttosto caratteristica delle aree umide. Un tempo il paese vedeva una profusione di pozzi su tutto il territorio comunale, tanto che l’antico toponimo cittadino era Pocelengo, appunto paese dei pozzi. Questo incantevole luogo costituisce la terrazza naturale esposta direttamente sul lago e una tra le zone vitivinicole più ampie e vocate del Lugana.

Dopo gli esordi agli inizi del ‘900 del padre, vinificando le uve dei vigneti familiari per condividerlo tra parenti e amici, sarà Bruno Bulgarini a contribuire all’ampliamento produttivo della cantina e darvi l’impronta commerciale che contribuirà al successo economico e alla fama del territorio.

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Oggi, al timone della Cantina Bulgarini, vi è Fausto Bulgarini e sua moglie Virginia, eredi e al tempo stesso innovatori. Una tradizione vitivinicola familiare che hanno saputo proiettare verso la modernità e l’internazionalizzazione, lasciando intatta l’autenticità dei loro vini e contribuendo a dare maggior caratterizzazione al vitigno Turbiana.

Interpreti fedeli dei grandi vini di tradizione veneta, come ad esempio l’Amarone della Valpolicella, prodotto soltanto con uve provenienti dai tenimenti aziendali di San Pietro in Cariano in provincia di Verona.

Per Fausto Bulgarini, persona riservata e introspettiva, non è semplice parlare di sé stesso, anche perché totalmente estraneo all’aria da viticoltore parificato ad attore hollywoodiano tanto in voga oggi. Fausto è coerente con la sua personalità e i suoi valori, cresciuto in un ambiente contadino. Si definisce, molto semplicemente, una persona che ama profondamente il suo lavoro. Classe 1968, figlio di un’epoca tumultuosa di grande cambiamento, un’epoca in cui c’era poco spazio per lo studio e il divertimento e la gente si limitava a lavorare per vivere.

Ha avuto la possibilità di studiare fino ai 15 anni, poi la vita ha preso il sopravvento e ha lasciato la scuola, senza spegnere la curiosità, sempre viva e grande motore per approfondire tutto ciò che per lui costituisce interesse e meraviglia. Non gli è facile parlare di aforismi, libri preferiti o cose simili, reputandoli aspetti che fanno parte della sua intimità; preferisce invecr il riserbo e l’autenticità.

Ha visto mutare il volto del territorio in cui è vissuto nel corso degli anni, lungo le sponde del Garda, ove il turismo ha preso il sopravvento, ecco perché, al fine di ritrovare quella genuinità contadina, consiglia di spingersi nell’entroterra, dove il tempo sembra scorrere ancora a un ritmo diverso, un ritmo a misura d’uomo.

Testimone di questi cambiamenti, persona pragmatica, riconosce che fare vino oggi è molto diverso rispetto a un tempo: non basta essere un buon contadino che ama e lavora la sua terra, ma occorre essere anche un po’ avvocato, un buyer, un commercialista, un fiscalista. Insomma, per Fausto Bulgarini il mestiere del vino è un percorso difficile e faticoso di cui si parla davvero poco e significa dover indossare un’armatura con la calcolatrice in mano e un sacco pieno di pazienza, senza mai smarrire l’ardente passione con la quale si è cominciato.

Bulgarini, una storia di famiglia. Ce ne parlerebbe?

Provengo da una famiglia contadina, umile, che ha sempre vissuto dei frutti della terra. I ricordi di famiglia risalgono agli anni ’30, quando vennero acquistati i primi casali e terreni. Per molti anni ci siamo dedicati all’allevamento di bestiame, in particolare mucche da latte, e alla coltivazione di cereali. Ricordo che abbiamo sempre avuto anche vigneti per produrre il vino destinato al consumo familiare. In quegli anni, la sopravvivenza dipendeva dall’autoproduzione delle risorse essenziali, e possedere terreni significava garantire un futuro sicuro. Tuttavia, fu grazie alla passione di mio nonno che la coltivazione della vite assunse un ruolo sempre più centrale. Ben presto, la domanda superò la nostra produzione domestica e, quasi per destino, ci trovammo a dover aumentare la produzione anno dopo anno.

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Quali sono le ragioni che l’hanno spinta a perseguire il mestiere di produttore?

A volte il retaggio familiare e l’eredità della terra non sono abbastanza: devo tutto a mia moglie Virginia che mi ha sostenuto nelle scelte che mi hanno portato a diventare un produttore affermato.

La peculiarità di un territorio che imbriglia due regioni del vino a suo dire…

Potremmo discutere a lungo su questo argomento, ma in tutta onestà sono grato alla vita. Sono nato e vivo in un luogo che racconta millenni di storia, un territorio ricco di laghi e montagne, con un clima ideale per molteplici coltivazioni. Il terroir è straordinariamente ricco di minerali e falde acquifere, un elemento fondamentale per la viticoltura di qualità. Certo, i cambiamenti climatici ci stanno mettendo a dura prova, ma credo che siano il monito della terra nei confronti dell’umanità. La storia ci insegna che l’uomo ha sempre bisogno di essere scosso per apportare cambiamenti e trovare nuovi equilibri.

Il suo personale modello agronomico, la sua filosofia produttiva e le peculiarità di Vini Bulgarini…

La mia vita si svolge nei vigneti. La nostra filosofia produttiva si basa sul rispetto dell’equilibrio tra terra e pianta, promuovendo sinergie ecosistemiche con le erbe spontanee, la fauna locale e le vigne. Abbiamo la fortuna di possedere vigneti di Turbiana con oltre 50 anni di età, piante robuste e di elevata qualità produttiva. Un focus sulle varietà autoctone ad alta tipicità territoriale, in particolare il Lugana DOC in tutte le sue espressioni. Negli ultimi anni, abbiamo intrapreso importanti ricerche enologiche sul metodo classico, con affinamenti sui lieviti fino a 40 e 60 mesi, ottenendo risultati straordinari. Il Trebbiano di Lugana, in combinazione con il terroir argilloso, conferisce ai nostri vini una straordinaria mineralità, freschezza e finezza, che permettono un eccellente potenziale di invecchiamento.

Cosa attende al winelover che sceglie di fare una visita alla sua cantina?

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La nostra cantina oggi è completamente trasformata rispetto al passato. Abbiamo realizzato una barricaia scavata nel cuore della terra e una moderna area di vinificazione dotata delle più avanzate tecnologie. Inoltre, ci siamo orientati verso la sostenibilità, con impianti di autoproduzione energetica a basso impatto ambientale. Sebbene io sia profondamente legato alla tradizione, credo che essa debba rappresentare una solida base per sviluppare nuovi concetti e visioni. Gli ospiti che visitano la nostra cantina possono vivere un’esperienza completa, con un tour che illustra l’intero processo produttivo, culminando in una degustazione dei nostri vini abbinati a specialità gastronomiche regionali. Vi aspettiamo con piacere per condividere con voi la nostra passione e la nostra storia.



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