Intelligent healthcare, la corsa all’innovazione

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Visione, competenze dedicate e soluzioni all’avanguardia per proteggere l’integrità di dati e sistemi. Il punto di vista dei vendor e delle principali realtà che operano nel settore dell’assistenza sanitaria in Italia. Con la partecipazione di Gyala INGO, ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Gruppo San Donato, Humanitas Research Hospital, Fondazione Lega del Filo d’Oro e SYNLAB

Nel punto di intersezione fra medicina, assistenza sanitaria, nuove tecnologie e stili di vita si sta sviluppando il futuro del mondo healthcare. Il percorso di digitalizzazione è probabilmente arrivato a una nuova svolta decisiva, che trova forma e concretezza in due componenti assai note: l’intelligenza artificiale (e le sempre più avanzate capacità di elaborazione e analisi degli algoritmi) e i dati, la cui gestione (intelligente e sicura) è più che mai un tassello imprescindibile per migliorare l’efficienza dei processi di cura in ospedale e la qualità dei servizi offerti. Sono tante, oggi, le domande sul tavolo di chi dirige le strutture sanitarie e di coloro che hanno la responsabilità di farle funzionare al meglio con l’ausilio degli strumenti informatici.

Proviamo a metterne in fila alcune: l’AI applicata al mondo della sanità ha già raggiunto un livello soddisfacente (o addirittura eccessivo) o ne stiamo pagando il sottoutilizzo? E quali sono i rischi legati al suo impiego sistemico? E come prevenirli? Come si possono sfruttare in modo aperto e condiviso i dati provenienti dal mondo esterno (social media, dispositivi mobili, apparecchiature stradali e satellitari…) per migliorare l’offerta di cure? Mancano regole e competenze o è solo una questione di scarse risorse da investire nell’adozione del digitale? Autorevoli esperti e numerosi studi hanno ribadito in più occasioni come l’intelligenza artificiale sia da intendere come un vero e proprio “game changer” da mettere a fattor comune per potenziare l’intero ventaglio di interventi a beneficio della persona, dalla previsione dell’insorgenza di una malattia grazie alla radiologia diagnostica per immagini allo sviluppo di nuovi e più mirati trattamenti farmacologici, dalla stesura delle lettere di dimissione al supporto clinico per la valutazione di un ampissimo ventaglio di parametri da cui derivano strategie terapeutiche.

L’obiettivo a cui tendere, sin da quando ha preso avvio il processo di trasformazione digitale del settore sanitario, è quello di arrivare presto a una nuova era dell’assistenza medica, più personalizzata e partecipativa, predittiva e preventiva, per alzare sensibilmente il livello dell’esperienza di cura e ridurre contestualmente i costi di gestione pro capite dei pazienti. L’applicazione delle tecnologie di machine learning ad alcuni processi clinici chiave e la capacità di “imparare” dall’enorme mole di informazioni disponibili di questi strumenti sono però solo un aspetto della rivoluzione che sta vivendo il mondo healthcare. I dati, come abbiamo già scritto, sono la materia prima che (se ben lavorata e valorizzata) permette di affrontare in modo più strutturato i bisogni sanitari delle persone rispetto all’ambiente in cui vivono e lavorano e di ripensare in una prospettiva digitale gli scenari di assistenza e benessere che le riguardano. Servono quindi modelli di governance in grado di assicurare la piena interoperabilità del patrimonio informativo messo a disposizione dalle infrastrutture tecnologiche abilitanti e, non in ultimo, occorre tenere sempre in cima alla lista delle priorità il tema della sicurezza informatica.

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Le conseguenze sociali dell’interruzione dei servizi di cura a causa di disservizi e malfunzionamenti provocate da terzi (la frequenza e la pervasività degli attacchi ransomware diretti contro gli operatori della sanità ha raggiunto nel 2024 il livello più alto degli ultimi quattro anni) o la diffusione di informazioni sullo stato di salute dei cittadini sono particolarmente rilevanti e per garantire la massima integrità dell’intero ecosistema (infrastrutture IT, dati, operatori e pazienti) è necessario che ciascun attore sia pienamente consapevole degli impatti e delle opportunità legati all’adozione delle tecnologie innovative. A questi temi è stata dedicata la tavola rotonda “Intelligent Healthcare” di Data Manager, con la partecipazione al dibattito di un variegato panel di esperti in rappresentanza di tech provider e system integrator specializzati e delle più importanti aziende italiane del settore.

LA SANITÀ DEL FUTURO

Non è semplice tratteggiare il complesso scenario dell’evoluzione della sanità in chiave tecnologica e dell’effettiva portata del cambiamento in atto. Antonio Fumagalli, CIO e CISO dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, parte da una precisa premessa: «La sanità è pervasa dall’informatica, e per questo motivo non possiamo sottovalutare nessun aspetto che riguarda la progettazione, la costruzione e la gestione dei sistemi informativi e delle soluzioni che utilizziamo per assicurare la necessaria assistenza ai pazienti. Oggi, molti italiani accedono ad alcuni servizi in forma digitale attraverso i portali della propria Regione o app dedicate e acquisiscono online ricette, referti e quant’altro. È un percorso di trasformazione avviato da parecchio tempo e sicuramente andrà sempre più ad allargarsi a nuove fette di popolazione, anche se non tutte le aziende sanitarie possono esibire lo stesso grado di sviluppo in fatto di digitalizzazione. La semplicità di accesso ai servizi è però un qualcosa che tutti o quasi i pazienti-cittadini ormai si aspettano e per questo il nostro compito è quello di garantire la piena fruibilità di questi servizi». Interagire in qualità di utente cittadino con la sanità in forma digitale è dunque una frontiera raggiunta, e non solo da chi è più avvezzo all’utilizzo degli strumenti tecnologici. La vera sfida per gli operatori è di garantire una risposta (e una prestazione) che sia veloce: ed è proprio questo il punto in cui la tecnologia diventa componente critica e strategica per garantire l’accesso in sicurezza ai servizi.

Antonio Fumagalli CIO e CISO dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo

«Se non parliamo di resilienza, di dati, di cybersecurity e di tutela della privacy del cittadino – sottolinea Fumagalli – non stiamo facendo bene il nostro lavoro. Il tema di come gestire tutti i dati che salviamo nei nostri sistemi e che provengono anche dall’esterno della struttura sanitaria deve rimanere centrale. Una buona notizia in tal senso è che la tecnologia ci sta aiutando a trasformare il fascicolo sanitario elettronico in uno strumento di facile accesso per tutti, personale clinico in testa, oltre che in uno strategico tassello per continuare ad alimentare il processo evolutivo delle cure. La sanità del futuro, grazie alla telemedicina, valica le mura dell’ospedale per abbracciare il territorio, le strutture del territorio e l’abitazione del paziente, che potrà essere visitato a distanza da più medici e specialisti, che già oggi possono condividere fra di loro su un monitor, in tempo reale, i parametri vitali della persona. Tutti questi dati vanno messi insieme, trattati in modo adeguato e stoccati in sicurezza da qualche parte – va in questa direzione il nostro nuovo progetto di Data Science Lab – e preparati per essere lavorati con l’intelligenza artificiale, così da sfruttarne appieno il valore a supporto di una medicina sempre più predittiva».

L’importanza che riveste la tecnologia nel miglioramento e nella razionalizzazione dei processi di una struttura sanitaria è evidente anche per quanto riguarda un aspetto molto concreto, vale a dire la mancanza di personale. Possono i software e le applicazioni sopperire in qualche modo al deficit di professionisti che hanno in carico i pazienti e le attività di front end e di customer service? Può l’AI essere la soluzione per intervenire su questi processi e renderli più flessibili e più facilmente gestibili? La risposta è affermativa e – come conferma Laura Di Dio, direttore operativo di Humanitas Research Hospital – trova concreta applicazione in diversi ambiti, dalla completa automazione del flusso di lavoro relativo al referto alla riduzione della latenza di risposta, passando per l’aumento di efficienza necessaria per liberare tempo ai medici. «La carenza di personale nelle strutture sanitarie è un aspetto sicuramente problematico, ed è probabile che diventi ancora più grave in futuro, in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione. Per contro, è inconfutabile il fatto che la tecnologia può aiutare a contenere le dimensioni di questo problema, abilitando la gestione proattiva delle cure: la possibilità di attivare servizi a distanza come la televisita, che ha permesso di garantire più servizi ottimizzando e massimizzando il fattore tempo, ne è un esempio concreto» – spiega Di Dio, assicurando come i margini di ulteriore miglioramento non manchino, a cominciare dalle attività indirizzate ai pazienti che hanno bisogno di tantissimi contatti con il personale medico e infermieristico. Grazie al supporto di piattaforme digitali, infatti, si potrà rilevare a distanza, in modo sistematico e continuativo, parametri come la pressione, il peso e lo stato di salute generale del paziente, organizzando al meglio le attività di assistenza e sfruttando i dati raccolti per gestire in modo più proattivo e funzionale i contatti e le chiamate a domicilio degli operatori.

«Efficienza ed efficacia, e di conseguenza minore complessità e maggiore flessibilità operativa, sono quindi le parole d’ordine, strettamente collegate fra loro, che devono sostenere il percorso di digitalizzazione del paziente e che, di conseguenza, non devono mancare nelle strategie di innovazione di un’azienda sanitaria» – continua il direttore operativo di Humanitas – precisando come la disponibilità di strumenti digitali in grado di supportare in modo strutturato i percorsi di diagnosi e i processi di refertazione sia già qualcosa di reale e vada nella direzione di una maggiore sostenibilità. «La nostra missione è di garantire a tutti, anche in futuro, l’accesso alle cure e ai servizi sanitari, riducendo i tempi di attesa e superando il limite costituito dalla carenza di professionisti specializzati». La sfida da vincere si gioca quindi su due piani, uno di natura culturale e organizzativa –legato alla trasformazione dei processi, all’aggiornamento delle competenze e alla gestione del cambiamento – e l’altro di natura economica che chiama il management a definire delle priorità di investimento ben definite.

Laura Di Dio direttore operativo di Humanitas Research Hospital

LA GESTIONE DEL RISCHIO

Il tema della protezione e della governance dei dati (e dei metadati) è quanto mai centrale nelle linee guida del processo di costante digitalizzazione del settore healthcare e lo è per motivi legati al nuovo quadro regolatorio (la NIS 2 e l’AI ACT per quanto concerne l’utilizzo dei dati sanitari per allenare i modelli di intelligenza artificiale) e per fattori contingenti quali la necessità di gestire gli incidenti informatici, in considerazione del fatto che la sanità, e quella pubblica in particolare, è da sempre fra i settori più colpiti dagli attacchi cyber. Mario Garofano, chief information security officer di Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, spiega l’impatto sui processi delle nuove normative in vigore su scala europea. «Se parliamo di compliance, le strutture erano già soggette alla precedente normativa.

La NIS 2 intensifica alcuni aspetti di vigilanza di processo e introduce il tema della supply chain, e cioè il governo dei fornitori che operano nell’ambito della sanità attraverso un’attività di controllo e di verifica dei requisiti necessari da possedere per poter introdurre un prodotto o un servizio. Dal punto di vista delle procedure – aggiunge il CISO di Campus Bio-Medico – la nuova normativa non determina alcun impatto disruptive, in quanto impone un aggiornamento dei parametri di verifica della conformità dei fornitori che appartengono all’ecosistema dell’azienda sanitaria, ma costituisce un grande cambiamento di approccio e di sistema». L’introduzione della norma è importante perché non tutte le forniture, a cominciare da quelle critiche sotto l’aspetto delle operations, sono regolate allo stesso modo e l’obiettivo di tutto il comparto sanitario è necessariamente quello di arrivare a un livello in cui la catena è sicura dall’inizio alla fine, dalla sensoristica alle attività di manutenzione degli apparecchi, dagli aggiornamenti dei software alla gestione delle patch.

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«Per avere certezza di dati sicuri, abbiamo bisogno di una gestione del rischio che sia completamente trasparente» – sottolinea Garofano, che riassume così lo scenario attuale: «L’aspettativa più che legittima dei cittadini è di prenotare un servizio sanitario e consultare la propria posizione ovunque, in modo completamente integrato con il fascicolo sanitario elettronico e con gli strumenti per il teleconsulto e la televisita. E per fare questo, è necessario avere la garanzia dell’integrità del dato sia a riposo che in transito». Il dato sanitario, in altre parole, è un asset pregiato e come tale va debitamente tutelato, perché l’impatto dannoso a cui sono esposte le strutture minacciate dalle azioni dei cybercriminali (attacchi ransomware in primis), se prive di adeguati strumenti di protezione e controllo, è potenzialmente molto elevato e può avere delle conseguenze catastrofiche. «Per mettere in sicurezza i dati – spiega Garofano – abbiamo bisogno di processi, di tecnologie, di una precisa governance della catena di fornitura e di una gestione accurata di tutto quello che ruota intorno all’accesso delle informazioni. E prima ancora delle tecnologie, abbiamo bisogno di persone con un’adeguata formazione e di un’adeguata sensibilità a livello di intera organizzazione. La gestione del rischio non rappresenta una fonte diretta di ricavi e, per ragioni evidenti, non è facile da implementare dall’oggi al domani con strumenti avanzati che richiedono ingenti investimenti. Tuttavia, è fondamentale individuare un equilibrio tra costi ed efficienza per garantire una protezione efficace contro ogni tipo di minaccia. In questo senso la normativa, che ha dei tempi di attuazione nel medio termine, non va intesa come uno spauracchio bensì come un aiuto, come un modo di fare ordine laddove ci sono una molteplicità di esigenze di correlazione ancora da completare, perché la condivisione di dati, esperienze e progettualità può essere un fattore di miglioramento decisivo e irrinunciabile per il settore sanitario».

Mario Garofano CISO di Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma

DATA LAKE CENTRALIZZATI

La sfida di migliorare i processi con il digitale è una prerogativa anche di un’azienda sanitaria “particolare” come la Fondazione Lega del Filo d’Oro, ente non profit del terzo settore attivo in undici regioni italiane, che si occupa della riabilitazione delle persone con sordocecità e con pluridisabilità psicosensoriali. Lo conferma in prima persona il direttore ICT Antonello Baldini: «Da informatico mi ritengo molto fortunato perché tutte le figure apicali della nostra organizzazione vedono la tecnologia come un’opportunità per lo sviluppo e per il progressivo miglioramento dei servizi». Il percorso di digitalizzazione dell’Ente – come spiega Baldini – è iniziato dieci anni fa per rispondere a una precisa esigenza di efficientamento di alcuni processi, e in modo particolare quelli che riguardano la storia personale del paziente-utente e la sua evoluzione in termini riabilitativi. La possibilità di ripescare i dati all’interno della rete e ricostruire in modo adeguato ogni storia si deve all’intuizione di trasferire tutte le informazioni disponibili (dati clinici e sanitari, immagini, video dei trattamenti educativi e riabilitativi, documentazione relativa ai test) all’interno di un’unica grande banca dati e renderle accessibili attraverso un unico software, così da permettere agli specialisti, in qualunque sede essi si trovino, di risalire in qualunque momento al profilo dell’utente, semplificando in modo sostanziale tutti i processi. Una sorta di “data lake” centralizzato, insomma, che non solo facilita l’adeguamento in chiave normativa dei sistemi e l’accesso ai dati da parte degli operatori delle varie strutture della Lega del Filo d’Oro, ma fa anche da base portante per creare efficienza in sinergia con gli altri gestionali dell’Ente.

«Quella che noi chiamiamo cartella utente – spiega Baldini – deve continuamente evolversi per rispondere agli obblighi di legge e all’adeguamento tecnologico. E per soddisfare questi requisiti stiamo portando avanti varie sperimentazioni, anche nel campo dell’intelligenza artificiale generativa, per cercare di estrarre in maniera più semplice le informazioni, mantenendo il massimo livello di protezione dei dati». Questo appena descritto costituisce un passo in avanti estremamente importante per l’Ente, che non si limita ai soli ricoveri e alla gestione dell’utente all’interno delle sue strutture ma rende disponibili servizi su base territoriale: è quindi fondamentale che gli operatori possano inserire, in totale sicurezza, dati all’interno della cartella tramite una semplice app o attraverso un portale web, direttamente da remoto. «Negli investimenti dedicati al digitale – conclude Baldini – riserviamo molta attenzione alla cybersecurity, anche per quanto riguarda la formazione di tutti i dipendenti, e guardiamo con estremo interesse a tutte le nuove tecnologie che possono portare miglioramenti ai flussi di lavoro e all’organizzazione nel suo complesso. A cominciare proprio dall’AI, che per noi rappresenta uno strumento di innovazione a supporto sia dell’amministrazione dell’Ente sia della riabilitazione degli utenti».

Antonello Baldini direttore ICT Fondazione Lega del Filo d’Oro

SICUREZZA E CONTINUITÀ

Fra i tanti aspetti che stanno caratterizzando l’evoluzione tecnologica del servizio sanitario, la resilienza dell’infrastruttura non occupa certo una posizione di secondo piano, vuoi per l’obbligo di conformità con i parametri definiti dalla normativa NIS 2, vuoi per la non sempre perfetta unità di intenti fra il reparto informatico e l’ingegneria clinica che si occupa di erogare i servizi. Secondo Nicola Mugnato, CTO e co-fondatore di Gyala, azienda italiana che ha sviluppato un software di cybersicurezza basato su algoritmi proprietari di intelligenza artificiale, la qualità del servizio erogato agli utenti dipende da due componenti fondamentali: la correttezza e l’immodificabilità dei dati rilevati dagli apparecchi medicali e gestiti attraverso i sistemi informativi e l’affidabilità degli strumenti utilizzati nelle attività diagnostiche e di cura.

«Ci troviamo di fronte a un problema di natura strutturale: la necessità di proteggere dati e informazioni in conformità con le direttive del GDPR, in un contesto dove (purtroppo) spesso gli investimenti per garantire la resilienza dell’intero comparto tecnologico sanitario compresi i sistemi elettromedicali, che sono il punto di ingresso più vulnerabile agli gli attacchi cyber. L’ingegneria clinica ha come priorità quella di erogare il servizio, mentre la componente IT quella di difendere l’integrità degli apparati attraverso precise best practice. Serve quindi trovare un giusto bilanciamento tra le due componenti, privilegiando, come giusto che sia, l’erogazione del servizio ma garantendo contemporaneamente la configurazione ottimale per mettere in sicurezza l’infrastruttura sanitaria».

Inoltre, bisogna considerare il valore del dato sanitario che sul mercato del dark web viene pagato dalle dieci alle trenta volte in più rispetto a una carta di credito. Secondo Mugnato – il settore healthcare deve trovare il giusto compromesso tra resilienza e protezione, garantendo innanzitutto la disponibilità dei servizi erogati. Un problema, quello della dilatazione temporale del blocco dei sistemi post violazione, che ha una spiegazione logica, insita nella maggiore complessità delle infrastrutture sanitarie (chiamate a erogare un’infinità di sottoservizi diversi fra loro): nel momento in cui si manifesta un attacco, per quanto si siano adottate anche le procedure migliori per il disaster recovery e la business continuity, il ripristino delle infrastrutture di un’azienda ospedaliera richiede l’interazione di moltissimi attori e di conseguenza tempi mediamente più lunghi.

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Nicola Mugnato CTO e co-fondatore di Gyala

FRONT END PROATTIVO

La capacità delle aziende sanitarie di introdurre innovazione nei processi deve trovare applicazione anche prima che il paziente entri nella struttura ospedaliera, al momento del primo contatto e del cosiddetto “onboarding”. Ed è questo il campo di azione di INGO, società benefit con oltre 25 anni di esperienza nel campo delle soluzioni di customer experience per il mondo healthcare basate su tecnologie AI proprietarie. Per il CEO Martino Carrera, il costo delle tecnologie nella sanità non dovrebbe essere considerato vincolante rispetto all’adozione di strumenti innovativi per la protezione della salute. «Per assicurare la migliore accessibilità del paziente ai servizi sanitari e garantire la sostenibilità economica della struttura, pubblica o privata che sia, è necessario canalizzare i budget di investimento verso provider con competenze molto specifiche e un know-how approfondito dei processi e delle procedure che interessano tutti gli operatori coinvolti.

Come INGO – spiega Carrera – lavoriamo sul perimetro esterno della struttura sanitaria, conosciamo in modo dettagliato le dinamiche dell’organizzazione e di conseguenza andiamo a confezionare soluzioni che sfruttano le capacità dell’intelligenza artificiale per non incrementare i costi operativi, agendo su tutti quei processi ripetitivi e a basso valore aggiunto che generalmente generano oneri di gestione particolarmente rilevanti». La chiave per introdurre innovazione nel settore sanitario risiede in un uso bilanciato tra nuove tecnologie e risorse umane, che continuano a rappresentare il costo più elevato. Questo approccio dovrebbe assicurare un’esperienza utente fluida e inclusiva, in cui l’interazione con un chatbot risulti del tutto naturale e indistinguibile da quella con un operatore umano. L’intelligenza artificiale comprende le esigenze dell’utente e guida il sistema di back-end nell’elaborazione dei dati, profilando l’utente in modo del tutto naturale. Al tempo stesso, accoglie e gestisce simultaneamente le richieste provenienti da diversi canali – telefono, WhatsApp, e-mail, app e altri – attraverso una piattaforma tecnologica dedicata.

«Uno degli aspetti sottovalutati, ma che dal nostro punto di vista è di importanza prioritaria – spiega il CEO di INGO – è quello di rendere la struttura sanitaria pienamente consapevole di ciò che accade sul perimetro esterno, e quindi di comprendere le esigenze delle migliaia di persone che interagiscono quotidianamente con la struttura stessa. Attraverso una dashboard avanzata, è possibile restituire una panoramica dettagliata degli eventi su base giornaliera, settimanale o mensile, con l’obiettivo di ottimizzare i processi, allocare correttamente le risorse umane e pianificare lo sviluppo futuro delle tecnologie».

Si arriverà al punto in cui un sistema basato sull’intelligenza artificiale sarà in grado di gestire in modo completamente automatizzato il 100% delle richieste inoltrate dagli utenti al front office di una struttura sanitaria? A precisa domanda, la risposta di Carrera è realistica e propende per un customer service che continuerà a mixare anche in futuro intelligenze digitali e intelligenze umane, così da assicurare continuità all’esperienza positiva del paziente e miglioramenti progressivi della tecnologia. Ma se è molto difficile pensare a un futuro in cui la prima fase della relazione fra utente e struttura sanitaria sia completamente demandata al software e agli agenti AI, è indubbio – come confermano da INGO – che la percentuale di interazioni gestite in modo completamente automatico sia cresciuta in modo esponenziale negli ultimi 18 mesi, arrivando nell’ordine del 70% del totale. E si tratta di una percentuale doppia rispetto al recente passato.

Martino Carrera CEO di INGO

MEDICINA PERSONALIZZATA

La corsa all’innovazione del settore sanitario, come emerge dalle testimonianze degli addetti ai lavori, si gioca quindi su più fronti, dentro e fuori i confini delle strutture. Il pensiero comune dei partecipanti alla round table di Data Manager riflette la convinzione che la tecnologia è sempre di più un motore per la creazione di opportunità di miglioramento (a livello di processi, relazioni, servizi, gestione dei dati, infrastruttura) ma evidenzia nel contempo come il percorso verso la completa digitalizzazione del mondo healthcare presenti ancora delle criticità, soprattutto in termini di integrazione e di razionalizzazione dei processi. È di questo avviso anche Emanuele Fresa, regional director Lombardia del Gruppo SYNLAB Italia, leader europeo nella diagnostica medica, con una presenza capillare sul territorio e una copertura pressoché completa dei bisogni di salute dei cittadini.

Molteplici sono i fronti – spiega il manager – su cui porre maggiore attenzione quando si parla di sanità digitale: «Il primo è adeguare il livello di digitalizzazione della sanità a quello degli altri settori a cui i pazienti sono ormai abituati quando usufruiscono di altri tipi di servizi: servono percorsi digitali centrati sul paziente, accessibili e di facile utilizzo. Il secondo è poter beneficiare del valore dei dati, aggregare le informazioni in modo profittevole e sicuro, per il paziente e per gli erogatori». Un altro tema caldo è ovviamente l’intelligenza artificiale, o per meglio dire le sue applicazioni per la personalizzazione di cura e assistenza. «L’intelligenza artificiale – sottolinea Fresa – non è una scatola magica, non è una panacea dei mali, ma possiede enormi potenzialità, che stiamo progressivamente esplorando nei settori centrali della nostra attività, mettendo la prevenzione in primo piano. Se i dati vengono gestiti in modo appropriato e nel pieno rispetto delle normative, il loro valore deve essere restituito ai pazienti. Se aspiriamo realmente al paradigma della medicina personalizzata, il primo obiettivo deve essere la costruzione di un sistema di prevenzione su misura per il paziente, basato su una gestione ottimale delle informazioni disponibili».

Emanuele Fresa regional director Lombardia del Gruppo SYNLAB Italia

L’intelligenza artificiale può avere anche applicazioni sulla gestione delle strutture sanitarie – evidenzia il direttore operativo di SYNLAB – come ad esempio quello della misurazione del livello di efficienza degli asset (vedi Diagnostica per Immagini), o in ambito clinico, come per le applicazioni a supporto dell’Anatomia Patologica, ambito nel quale la società sta conducendo diverse sperimentazioni. Un ultimo tema strategico, non meno importante degli altri, riguarda la riduzione dei tempi di attesa per gli esami specialistici: «L’intelligenza artificiale – conclude Fresa – è uno strumento per aiutare gli operatori a lavorare e a ottimizzare i processi, stratificando il rischio dei pazienti e identificando con più precisione e velocità i casi sui quali porre l’attenzione e verso cui indirizzare le cure».

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VALORE DA PROTEGGERE

Ottimizzare le operations, efficientare i processi, applicare le nuove tecnologie, ripensare i modelli organizzativi, assicurare le competenze necessarie: coltivare e scaricare a terra i benefici dell’innovazione nel mondo sanitario è una combinazione di fattori che interessano l’aspetto clinico e medico, la sostenibilità economica e, nondimeno, la componente relativa alle persone e al capitale umano a disposizione. Un lavoro complesso – come sottolinea Andrea Valentino, operations manager della Direzione Operativa IRCCS Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio – Gruppo San Donato. La velocità del cambiamento che sta interessando la sanità è esponenziale rispetto ad altri settori più industrializzati. L’interazione con le persone e con l’utenza finale, rappresentata dai pazienti da curare, costituisce un aspetto tanto cruciale quanto critico. «Le necessità del paziente sono assolutamente centrali, ma altrettanto importante è anche ciò di cui necessita l’organizzazione, perché se l’organizzazione migliora grazie a un’adeguata digitalizzazione si creano le condizioni per offrire servizi ancora migliori e garantire una maggiore qualità di cura delle persone.

Andrea Valentino operations manager Direzione Operativa IRCCS Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio – Gruppo San Donato

Negli ultimi dieci anni – continua Valentino – il processo di cambiamento guidato dalle tecnologie digitali è cresciuto esponenzialmente e sta assumendo un ruolo sempre più importante, anche se ci sono ancora ampi margini di sviluppo». L’intelligenza artificiale è una delle voci più importanti di questa nuova frontiera e nel caso di Gruppo San Donato l’applicazione degli algoritmi interessa in modo particolare la diagnostica per immagini, ambito nel quale la capacità di riconoscimento dell’AI di una possibile lesione arriva al 99,2% rispetto al 97% dell’essere umano. L’impiego di questa tecnologia – come ricorda a chiare lettere Valentino – risponde però a un principio preciso: «L’intelligenza artificiale non ha lo scopo di sostituire il medico o lo specialista, ma di supportarli nella definizione della diagnosi e del trattamento, offrendo un aiuto che può fare la differenza in termini di rapidità nelle risposte, maggiore capacità di individuare eventuali altre patologie e maggiore precisione nell’analisi delle lesioni, come ad esempio in campo ortopedico le fratture. Sebbene questo tema possa sembrare semplice, per noi è di fondamentale importanza, considerando che siamo uno degli ospedali ortopedici più importanti a livello nazionale, con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento nazionale anche in ambito cardiologico».

La sfida a cui tutto l’ecosistema della sanità deve concorrere è dunque quella di creare i presupposti per rendere le tecnologie più innovative e facilmente accessibili su larga scala, intelligenza artificiale in testa, con l’obiettivo di gestire in maniera più rapida ed efficiente i pazienti anche in strutture in cui vi sono difficoltà a reperire personale formato e qualificato. La premessa per affrontare al meglio questa sfida è chiara. La massa di dati che deve essere analizzata, elaborata e stoccata per ottenere risultati efficaci e di valore è davvero impressionante. Per questo motivo, è fondamentale proteggere questi dati e assicurarne il transito da un sistema a un altro, garantendo accessibilità, trasparenza e sicurezza.

Foto di Gabriele Sandrini


Point of view

Intervista a Nicola Mugnato CTO e co-fondatore di Gyala: Apparati medicali e dati protetti

Intervista a Martino Carrera CEO di INGO: Sanità inclusiva, accessibile e multicanale

 

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