Gianazza non si accontentaWaterpolo Development World

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Legnano non ha il mare, né una gloriosa tradizione nella pallanuoto, eppure è da questo paese nella cintura metropolitana di Milano che viene il più giovane dei centroboa del Settebello: Parigi 2024 è stato il primo grande torneo con la Nazionale per Tommaso Gianazza, che ha conquistato la convocazione olimpica al termine di un triennio che l’ha visto guadagnare sempre più spazio nel Brescia, fino a diventarne un pilastro e a vincere a sorpresa l’ultima Coppa Italia. Il 22enne mancino non è un talento che esploso all’improvviso, ma un atleta che si è migliorato nel tempo, con impegno, sotto la guida di Sandro Bovo e di tutto lo staff tecnico del club lombardo, a cominciare dal compianto Aldo Sussarello, il suo allenatore nella Brescia Waterpolo, la squadra satellite dell’AN in A2.

Tommaso Gianazza con la calottina del Brescia (foto I. Piacentini). In alto l’esultanza dopo un gol a Parigi 2024 col Settebello (foto DeepBlueMedia).

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Dagli inizi all’Amga Sport di Legnano al passaggio al Varese Olona, il percorso di Gianazza non ha compiuto alcun salto, anzi il centroboa mancino è stato protagonista di una crescita graduale fondata sulla passione per la pallanuoto e la voglia di mettersi costantemente in discussione. Quella stessa voglia che spinge Gianazza a non accontentarsi neanche oggi che il Brescia comanda sorprendentemente la classifica di A1 maschile insieme alla Pro Recco e brilla in Euro Cup, dove ha raggiunto senza difficoltà i quarti di finale. Risultati di rilievo per una formazione al 2° anno di un nuovo progetto tecnico che poggia anche sui ragazzi del settore giovanile: la stessa trafila di Gianazza è stata compiuta dai portieri Tommaso Baggi Necchi e Francesco Massenza Milani e dagli attaccanti Alessandro Balzarini, Mateo Giri e Nicolò Casanova. Oggi la prima squadra dell’AN ha 6 giocatori cresciuti interamente o parzialmente nel proprio vivaio, un traguardo che sarebbe parso straordinario anche a Piero Borelli, l’illuminato dirigente scomparso nel 2019, il primo a credere che si potesse fare pallanuoto ad alti livelli nella città della Vittoria Alata.  

“Siamo partiti con gruppo giovane dopo aver perso giocatori importanti come Petar Tesanovic, Djordje Lazic, Vincenzo Renzuto, Edoardo Manzi – spiega Gianazza a Waterpolo Development – La società ha puntato su nuovi giocatori, giovani, che stanno anche dimostrando il loro valore valore. Noi credevamo di poter fare bene, ma stiamo crescendo rapidamente e spero che continueremo a farlo”. 

Vieni da una stagione spettacolare: dopo la Coppa Italia e la convocazione olimpica hai anche giocato un ottimo torneo a Parigi 2024.

È stato un grande anno, ma non è arrivato per caso. Nelle stagioni precedenti ho avuto grandi giocatori come compagni di squadra e Sandro Bovo ha sempre creduto in me. Sono molto soddisfatto e orgoglioso delle Olimpiadi, così come della conquista della Coppa Italia, che è stata importantissima. Nessuno si aspettava vincessimo la finale contro la Pro Recco, è stato un grande risultato.

Cosa ti ha detto Bovo quando è arrivata la convocazione olimpica? 

Gianazza ha vinto la Coppa Italia 2023/24 col Brescia.

Gianazza ha vinto la Coppa Italia 2023/24 col Brescia.

All’inizio della scorsa stagione Sandro mi disse che secondo lui potevo avere una possibilità per le Olimpiadi e che avrei dovuto crederci. Poi in Champions League abbiamo affrontato top club come Novi Beograd, Ferencvaros, Olympiacos, Barceloneta, squadre con pallanuotisti di rango internazionale: lui mi ha sempre motivato, mi diceva di mostrare in queste partite di poter affrontare giocatori di quel livello. Quando è arrivata la convocazione lui era orgoglioso e io molto felice.  

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Tu hai fatto a lungo parte delle nazionali giovanili, hai vinto gli Europei U17 di Tbilisi 2019 e conquistato l’argento ai Mondiali U20 di Praga 2021. Alcune delle tue doti erano evidenti – Nando Pesci, Bruno Cufino e Massimo Tafuro sottolineavano spesso la tua buona manualità col pallone – ma non sei mai stato considerato un talento puro. Hai dovuto lavorare tanto per importi ai massimi livelli. 

Il lavoro è stato l’aspetto più importante, a Brescia sotto l’ala di Sandro mi sono allenato tanto per riuscire a migliorare. Ma questo credo valga per tutti: il lavoro e l’impegno che metti negli allenamenti sono parte fondamentale per emergere nello sport ad alto livello.  

La tua trasformazione fisica negli ultimi anni è stata evidente: pur essendo stato sempre alto (oggi 194 cm), ai tempi delle nazionali giovanili eri reputato “leggerino” come centroboa. È stato questo l’aspetto su cui ti sei concentrato maggiormente? 

Per fare il centroboa l’aspetto fisico è fondamentale, prima ero molto più esile, ho lavorato per aumentare di peso e questa è una cosa da cui ho tratto tanto vantaggio. Sono passato dal pesare 83-84 kg ai 102 kg di oggi: per fare il centroboa a livello internazionale oggi bisogna arrivare almeno a 100 kg. Il fattore fisico conta come la voglia di non accontentarsi mai, qualcosa su cui a Brescia ho lavorato tanto: non ‘patteggiare’ col difensore per restare a 3 metri e mezzo dalla porta, ma continuare a spingere, a lottare per prendere posizione. È un aspetto mentale molto importante per il ruolo, che ho imparato negli anni: è necessario mandare un messaggio al tuo avversario. 

Prima di approdare al Brescia, hai partecipato per tre volte all’HaBaWaBa International Festival con l’Amga Sport di Legnano: quell’esperienza ti è servita per diventare un vero pallanuotista?    

Gianazza bambino ai tempi dell'HaBaWaBa.

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L’HaBaWaBa mi ha aperto a questo mondo, ho potuto affrontare squadre e avversari da paesi differenti, ha fatto aumentare la mia passione per la pallanuoto e il desiderio di competizione, la voglia di affrontare gli avversari e di mettermi alla prova. Ricordo l’HaBaWaBa molto piacevolmente, sia per il ragazzino che ero e che per il giocatore che sono oggi. Mi ha dato tanto.

Hai ricordi particolari legati al Festival?

Ricordo ancora alcune partite che giocammo a Lignano Sabbiadoro, tra i ricordi più belli c‘è la vittoria del trofeo Rock&Pop, quello in cui finiscono le squadre che vengono eliminate dopo la prima fase. Rappresentavamo una piccola società e quel successo significò tanto per tutti noi.

Dall’HaBaWaBa al Settebello, ci sono tanti altri azzurri che hanno compiuto questo percorso: Francesco Condemi era con te alle Olimpiadi, molti altri come i tuoi compagni nel Brescia come Balzarini, Ferrero e Francesco Faraglia mirano ai Mondiali di Singapore. Dall’alto della tua presenza a Parigi 2024 oggi ti senti un riferimento in Nazionale, un punto fermo di questa Italia?   

A parte alcuni pilastri, in azzurro non esistono punti fermi: in squadra vanno i giocatori più in forma. È il bello del Settebello, devi sempre dimostrare quanto vali, non hai mai un posto sicuro. È quello che ci chiede anche Sandro Campagna, dare il massimo per raggiungere un posto in squadra e poi fare bene con la calottina azzurra. Non accontentarsi, mai. 

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