Cosa dice la norma? Chi ha diritto ad accedere al trattamento? Cosa comporta? Abbiamo chiesto ad alcuni tecnici e al presidente della Commissione Sanità della Toscana, Enrico Sostegni
La Toscana è la prima regione italiana ad avere una legge sul suicidio medicalmente assistito, la procedura con cui – a determinate condizioni – ci si può autosomministrare un farmaco letale. Cosa vuol dire? Chi ha diritto ad accedere al trattamento? Cosa comporta? Abbiamo chiesto ad alcuni tecnici e al presidente della Commissione Sanità della Toscana, Enrico Sostegni, di chiarire alcuni punti.
Qual è la differenza tra «eutanasia» e «suicidio assistito»?
L’eutanasia è concetto ampio, significa letteralmente buona morte (dal greco eu-thanatos) e indica l’atto di procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di una persona che ne faccia esplicita richiesta. Dunque è una terza persona che fisicamente opera l’atto letale. Nel suicidio assistito invece, come indica la locuzione letterale, è il paziente stesso ad autosomministrarsi il farmaco letale: questo implica la possibilità per lui di poter scegliere sino all’ultimo secondo di poter cambiare idea. Il «suicidio medicalmente assistito» indica infine la condizione in cui un medico curi e assista il paziente in ciascuno dei momenti della procedura (la scelta del farmaco, i tempi), restando ferma l’azione di autosmministrazione finale. Tutte questi trattamenti assumono spesso la semplificazione giornalistica di «Fine vita».
Cosa prevede la legge italiana, cosa prevede la legge toscana?
Non esiste una norma nazionale completa sul tema del «Fine vita», nonostante la Corte costituzionale abbia richiesto più volte al Parlamento, intervenendo con le sue sentenze, di approvare una. Proprio quelle sentenze – oltre alla norma sul testo biologico approvata nel 2017 – danno però a determinate condizioni la possibilità ai pazienti di interrompere il trattamento vitale a cui sono sottoposti. E di chiedere la sedazione profonda. In molti casi rimane tuttavia nei pazienti una capacità residua respiratoria (come nel caso di malati di Sla), una caratteristica che porta avanti la loro sofferenza per molti giorni. Dunque, in assenza di una legge nazionale, Regioni e Asl si comportano ciascuna come meglio crede di fronte alle richieste dei pazienti. Insomma il diritto alla cosiddetta «morte dolce» era già garantito dalle sentenze della Corte costituzionale, ma la legge toscana uniforma il comportamento di tutte le sue Asl e istituisce una procedura uniforme. Semplifica le azioni e fornisce tempi certi.
Qual è la procedura individuata dalla legge approvata dal Consiglio regionale a Firenze?
La norma prevede una domanda semplificata da inviare all’Asl competente da parte del paziente; la formazione di una commissione – medica ed etica – che avrà massimo un mese per esprimersi sulla congruità dei requisiti di chi richiede il suicidio medicalmente assistito; l’individuazione entro 10 giorni di un medico e di un farmaco da utilizzare; infine l’esecuzione, entro una settimana dal termine dei due precedenti passaggi. In tutto «si tratterà al massimo di 37 giorni dal momento della domanda» per chi ha i requisiti. La procedura sarà gratuita.
Quali sono i requisiti che un paziente deve possedere per accedere al trattamento? La Toscana sarà«la nuova Svizzera»?
I requisiti sono quelli stabiliti dalla Consulta, che vengono poi verificati dalla Commissione istituita: il paziente, per accedere al trattamento, deve avere «una diagnosi infausta», che prevede quindi la morte certa; deve «essere sottoposto ad un trattamento vitale» (un respiratore o simili), «avere sofferenze fisiche»; infine deve essere una persona capace di decidere liberamente e senza condizionamenti, dice la Corte. Infine il requisito su cui c’è maggiore curiosità: non è normata dalla legge Toscana la caratteristica della provenienza o della residenza del paziente. Rimane dunque l’indicazione della disciplina generale: il trattamento è riservato a coloro a cui spetta l’assistenza sanitaria, quindi prendendo la residenza in Toscana il trattamento viene assicurato. La Toscana dunque non sarà la nuova Svizzera.
Quanto costa accedere al suicidio medicalmente assistito?
Per i pazienti delle Asl toscane, da ieri, è un servizio gratuito. La stima degli uffici regiionali è che ciascuno dei trattamenti costi tra gli 800 e 900 euro: l’anno scorso sono arrivate alle Asl toscane sei domande di accesso al suicidio medicalmente assistito, di cui cui due sono state respinte. Per questo, in base a una stima, la legge approvata stanzia 10 mila euro per le spese collegate agli eventuali trattamenti.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link