Come cambia Milano? Calamita di giovani (tra i 20 e i 34 anni), ma segnali di fuga dalla città per gli over 50

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


di
Fabrizio Guglielmini

Il dossier: dal 2008 in aumento cancellazioni dall’Anagrafe e turnover. E i single? I dati della famiglia mono-nucleo: 450 mila del 2023

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Come cambia la Milano contemporanea fra le opportunità per i giovani, il caro vita, i servizi e scelte determinanti come la casa e il lavoro? Subito una notizia importante: i giovani sono tornati in città, ma ci sono segnali di una «fuga» per altre fasce d’età, in particolare gli over 50. Un dibattito, quello su Milano sempre aperto, dove la demografia può spendere una parola importante dando vita a una prospettiva allargata nel tempo (dal 2008 ad oggi) come nel caso del secondo incontro di «Ehi Milano come stai?».

Il Centro studi circolo Caldara, con una ricerca a cura del docente dell’università Cattolica, il demografo Alessandro Rosina, propone una panoramica e al tempo stesso il resoconto della ricerca «Come cambiano i milanesi». Con un dato che potrebbe sorprendere, viste le non poche difficoltà che l’«avvicinamento» alla Milano del lavoro impone alla popolazione più giovane. Innanzitutto, questo l’esito più evidente, l’arrivo dei giovani fra i venti e i 34 anni che nonostante le difficoltà che la metropoli impone si trasferiscono per la sua attrattività, sperando nella capacità di dar valore alla vita quotidiana che vada oltre il lavoro, quest’ultimo un tempo unica motivazione per spostarsi. 




















































Secondo il rapporto diminuiscono, fra i residenti, i milanesi tra i 35 e i 49 anni e gli anziani autonomi nella fascia 65-79, spesso per le scelte di vita più disparate: la scelta di vivere fuori dal Comune o di lasciare la città per un’altra regione, anche per motivazioni lavorative. «L’attrattività e la qualità della metropoli in generale porta qui persone anche dall’estero ma le potenzialità per creare una famiglia sono deboli perché — precisa il docente — la diminuzione della natalità (i nati su base annuale erano 12.467 nel 2008 e sono 9.756 al 2022) indica la difficoltà per i giovani nuclei di crearsi una famiglia soprattutto per il disequilibrio fra i salari e il caro abitazione». Al netto di decessi, cancellazioni anagrafiche, nati residenti e nuove iscrizioni, lo spettro pluriannuale porta il turnover della popolazione all’8,8 per cento nel 2022 un dato che se messo in media dal 2008 a oggi indica un dato dell’8,19 dei milanesi che cambia ogni anno. «Milano deve proiettarsi in una prospettiva futura di almeno dieci- quindici anni e deve decidere se diventare più accogliente o di polarizzarsi, aumentando cioè il divario fra le diverse classi sociali» — aggiunge Rosina.

Un aspetto interessante emerge dal confronto della popolazione milanese negli ultimi cinque anni: viene evidenziata l’attrattività nella fascia 20-39, mentre dai 50 anni in poi c’è una riduzione di residenti. Tornando all’anagrafe le iscrizioni nel 2008 sono state 37.126, mentre salgono a 54.603 nel 2022, bilanciate però da 42.705 cancellazioni. Un capitolo a sé lo merita il numero di single che vivono in città. I dati sono stabili nell’arco temporale dal 1999 al 2023 per le famiglie con due o più componenti, mentre nel caso della famiglia mono-nucleo i dati partono dalle 300 mila unità di 24 anni fa per arrivare alle 450 mila del 2023. Fanno eccezione le famiglie con tre componenti che sono diminuite di 20 mila unità dal 1999 fino al 2023. «I single sono una risorsa per la città in termini di forza lavoro ma devono essere sostenuti da adeguate politiche di welfare che spesso sono carenti» — prosegue Rosina. Un ulteriore focus è dedicato a che età si vive soli: a conferma dell’espansione delle famiglie formate da una sola persona, se nel 2008 si viveva soli per il 40 per cento nella fascia 30-34 anni questa stessa fascia è aumentata al 51 per cento nel 2023. Un range di popolazione, questo, che meriterebbe un’attenzione particolare per le politiche del sostegno all’abitare.

Componente importante è quella dei milanesi di cittadinanza straniera: i residenti che arrivano dall’estero sono passati dal 7,87 per cento del 1999 al 21,24 del 2023 quando i residenti stranieri in città sono diventati oltre 301 mila. Una città nella città che ha modificato sostanzialmente la struttura demografica della metropoli. Infine il cambiamento dei redditi: tutte le fasce reddituali perdono in termini di potere d’acquisto il 20,95 per cento.

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12 febbraio 2025 ( modifica il 12 febbraio 2025 | 08:43)

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