Cime Bianche, è sempre più scontro aperto – La Prima Linea

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“Sulla base delle diverse opzioni di realizzazione, le società Monterosa e Cervino, dovranno ora approvare l’alternativa 5, poi affidare l’incarico per la Valutazione ambientale strategica-Vas e quella di incidenza-Vinca. Se dovesse emergere una valutazione positiva della Vinca si andrà avanti, se sarà negativa si potrà andare in deroga, perché l’impatto ambientale dell’opera scelta è minimo”. Lo ha detto ieri Roberto Vicquéry, presidente della società funiviaria Monterosa spa relativamente allo studio di fattibilità del collegamento intervallivo di Cime Bianche trasmesso al Consiglio Valle nel marzo 2023. Vicquéry è stato audito dalle commissioni consiliari regionali Terza e Quarta insieme all’ad della società, Giorgio Munari e al presidente e ad di Cervino spa, Federico Maquignaz. E’ questa la prima risposta agli ambientalisti della coalizione progressista VdA Aperta che sabato scorso a Verres ha annunciato possibile ricorso alla Corte dei conti per danno erariale “perché il progetto di fattibilità di Cime Bianche da 400.000 euro è inutile in quanto irrealizzabile”.

L’alternativa progettuale cosiddetta ‘5’ annunciata da Vicquéry prevede la costruzione di quattro piloni in area protetta (come le alternative 3 e 4), contro i 19 delle opzioni 1 e 2. Saranno realizzati due tronchi di cabinovia di tipo ‘3S’ – da Frachey a Gavine e da Gavine al Colle Superiore delle Cime Bianche – e una cabinovia monofune a dieci posti – dal Colle Superiore delle Cime Bianche a Laghi Cime Bianche -, con la stazione intermedia posta in località Gavine, in una zona boscata e nei pressi di una stalla. La lunghezza della linea complessiva è di 9,3 chilometri, con 16 piloni e un tempo di percorrenza di circa 22 minuti (senza conteggiare le rotture di carico). 

“Abbiamo ulteriormente approfondito la soluzione 5 – ha detto Vicquéry – che permette di valorizzare l’impianto senza fare strade di cantiere, non toccando gli aspetti di protezione della fauna e della flora. Siamo convinti di essere sulla strada giusta”, ha detto Vicquéry -. Abbiamo molti approfondimenti tenendo conto del nuovo codice degli appalti: avendo ridotto i livelli di progettazione, da tre a due, dovevamo avere certezza della tipologia della nostra progettazione; ora abbiamo la certezza che il nostro è un Documento di fattibilità economica-Docfap. Pertanto i documenti a nostra disposizione sono già sufficienti per procedere. Non si tratta di un preliminare, ma di uno studio quasi definitivo”.    

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Sull’eventuale necessità di ulteriori provvedimenti da parte del Consiglio Valle “non voglio intromettermi, c’è una discussione in atto – ha precisato Vicquéry -. Noi abbiamo un Defr, che è un atto del Consiglio, che ci dà mandato: noi procediamo così. La  nostra è una reale opportunità di valorizzare il vallone di Cime Bianche, che a tutt’oggi è di fatto abbandonato – ha ribadito Vicquéry – . Parliamo di un collegamento intervallivo che passa ai margini del vallone e che collegherà la Val d’Ayas alla Valtournenche, permettendo non solo agli sciatori ma a tutti gli utenti di passare da una vallata all’altra in modo tale anche da risolvere una delle problematiche più grosse delle vallate laterali, quella delle stagioni morte”. Per il presidente di Monterosa spa, “impropriamente si parla di collegamento funiviario, perchè non si scierà nel vallone delle Cime bianche”.

Posizioni ambientaliste in netto dissenso

Chiara Minelli (foto sotto), consigliera regionale di PcP, sostiene che “in merito agli studi propedeutici e preliminari alla valutazione di realizzabilità del collegamento intervallivo di Cime Bianche è emersa la mancanza di disponibilità da parte della Regione a portare tale studio all’esame e alla valutazione del Consiglio Valle. Un comportamento inaccettabile che smentisce tutte le precedenti dichiarazioni sulla centralità dell’Assemblea nel merito dell’opera. C’è uno stravolgimento grave e mistificatorio di quanto affermato nel tempo in vari documenti e in molteplici contesti. Inoltre, va sottolineato che è emersa la volontà di portare avanti il progetto del collegamento nonostante, ancora oggi, non sia stata risolta la questione imprescindibile della percorribilità giuridica. La normativa attuale non prevede infatti la possibilità di realizzare impianti di quel genere in zone Zps e Zsc, vale a dire inserite nell’area Natura 2000. Si procede a suon di forzature, promettendo a destra e a manca un’opera irrealizzabile, pur sapendo bene che non si sono mai davvero verificati i presupposti giuridici”.

VdA Aperta in una nota ribadisce che “Cime Bianche non si può fare, va contro le norme europee di tutela ambientale. Risparmiamo tempo e discussioni e piuttosto destiniamo questi 150 milioni di euro alla sanità pubblica o per il trasporto pubblico locale”. Quanto alle dichiarazioni di Vicquéry, “sono gravi e preoccupanti per l’ambiente e per le tasche delle cittadine e dei cittadini valdostani. La soluzione individuata è comunque impattante ed è la più costosa per i contribuenti; secondo il vecchio studio sono circa 150 milioni di euro senza contare le opere accessorie. Prima di prendere qualsiasi decisione, la Giunta regionale dovrebbe almeno pretendere un aggiornamento dei costi, dato che ormai sono passati più di due anni”.

 

pa.ga.





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