CEDU: Uno Stato deve occuparsi della salute dei propri cittadini

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


Il 30 gennaio 2025 la Corte Edu ha condannato l’Italia per l’inadeguatezza degli interventi posti in essere al fine di fronteggiare il fenomeno di inquinamento che interessa, ormai da 30 anni, la Campania e, in particolare, un’area di 1.474 chilometri quadrati – di cui 832 in provincia di Napoli e 641 in provincia di Caserta – e 90 comuni, anche nota come “Terra dei fuochi”.

Per la Corte di Strasburgo, lo Stato italiano non ha tutelato il diritto alla vita (articolo 2 della Cedu) e quello al rispetto della vita privata e familiare (articolo 8 Cedu) degli abitanti delle zone direttamente coinvolte.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

È bene precisare sin da ora che la suddetta sentenza non è definitiva in quanto pronunciata da una delle Camere della Corte e non dalla Grande Camera (l’articolo 44 Cedu stabilisce che le sentenze divengono definitive quando non venga richiesto il deferimento della causa alla Grande Camera entro tre mesi dalla data della sentenza).

Il fenomeno della Terra dei Fuochi origina dalla sistematica attività, ad opera di associazioni criminali, di abbandono, interramento e, in alcuni casi, di incenerimento di rifiuti tossici che ha causato l’inquinamento di intere aree di territorio a cui è conseguito un serio pericolo per la salute degli abitanti delle zone coinvolte.

Per la Corte, infatti, il rischio per la salute era “sufficientemente grave, reale e accertabile” tanto da non rendere necessario per i ricorrenti provare il nesso causale tra l’esposizione a determinate sostanze e l’insorgenza di patologie mortali (“it was neither necessary nor appropriate to require the applicants to demonstrate a proven link between the exposure to an identifiable type of pollution or even harmful substance and the onset of a specific life-threatening illness or death as a result of it.”).

In ogni caso, hanno chiarito i giudici di Strasburgo, l’inesistenza di una certezza scientifica circa gli effetti specifici dell’inquinamento sullo stato di salute degli abitanti delle zone coinvolte non fa venire meno il dovere dello Stato di tutelare la vita e l’integrità fisica dei suoi cittadini (“protective duty”).

In particolare, lo Stato italiano avrebbe mancato di adottare: a)misure atte a individuare specificamente le aree inquinate; b) misure per diminuire lo stato di inquinamento; c) modifiche sostanziali all’ordinamento penale per introdurre strumenti efficaci per la lotta alle ecomafie.

L’inadeguatezza dell’intervento dello stato italiano è dimostrata dal fatto che solo nel 2014 è stata emanata una legge “recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate” che ha introdotto misure per gestire la crisi ambientale della regione Campania.
Eppure, già a metà degli anni novanta le autorità italiane erano sufficientemente consapevoli dello stato di inquinamento di quei territori; senza contare che, anche dopo l’emanazione della predetta legge del 2014, non è stato possibile apprezzare significativi indici di miglioramento.

Le indicazioni della Corte sulle azioni che si sarebbero dovute attuare e su quelle da adottare in futuro sono così riassumibili:
“– In primo luogo, le autorità statali avrebbero dovuto sviluppare, mediante consultazione con le pertinenti parti interessate locali, regionali e/o nazionali (compresi i rappresentanti della società civile e le associazioni pertinenti), una strategia globale che riunisca tutte le misure esistenti o previste, a ogni livello dell’apparato statale, per affrontare il fenomeno dell’inquinamento. Ciò comprendeva tutte le misure volte a individuare le aree interessate da pratiche illecite di smaltimento dei rifiuti e a valutare la natura e l’entità della loro contaminazione (suolo, acqua e aria); gestire qualsiasi rischio rivelato; indagare gli impatti sanitari del fenomeno dell’inquinamento e contrastare le condotte che ne sono all’origine. Qualsiasi strategia di questo tipo doveva contenere tempistiche chiare per l’attuazione a breve, medio e lungo termine e l’identificazione, in linea di principio, delle risorse necessarie e la loro assegnazione agli attori statali interessati;
– in secondo luogo, le autorità statali avrebbero dovuto istituire un meccanismo indipendente per monitorare l’attuazione e l’impatto delle misure introdotte nell’ambito di qualsiasi strategia globale sul problema Terra dei Fuochi e per valutare il rispetto dei tempi ivi stabiliti. È stato necessario mettere in atto adeguate garanzie per garantire l’indipendenza del meccanismo e i suoi risultati dovevano essere disponibili al pubblico;
– in terzo luogo, lo Stato dovrebbe istituire un’unica piattaforma informativa pubblica che raccolga, in modo accessibile e strutturato, tutte le informazioni rilevanti relative al problema Terra dei Fuochi e alle misure adottate o previste per affrontarlo, con informazioni sul loro stato di attuazione, e provvedere al suo aggiornamento periodico.”

La sentenza della Corte Edu ha dunque accertato la sussistenza di una responsabilità diretta dello Stato italiano nella vicenda della Terra dei fuochi, dimostrando che sussiste la possibilità per i cittadini di agire in giudizio per chiedere che venga sindacata l’attività del loro Stato di appartenenza specialmente quando sono coinvolti diritti come quello alla vita e alla salute.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Del resto, è quanto accaduto nella causa dell’associazione svizzera “Anziane per il clima” contro Svizzera, in cui sempre la Corte Edu ha condannato lo Stato elvetico per non aver messo in campo azioni adeguate alla lotta al cambiamento climatico.

L’importanza di queste sentenze sta nel riconoscimento di un legame inscindibile tra tutela dei diritti umani e tutela ambientale e, in effetti, la vicenda della Terra dei Fuochi ci dimostra come l’inadeguata tutela del territorio si traduca inevitabilmente in un rischio per la salute e la vita stessa dei suoi abitanti.

Redazione

Lo studio legale Giurdanella & Partners dedica, tutti i giorni, una piccola parte del proprio tempo all’aggiornamento del sito web della rivista. E’ un’attività iniziata quasi per gioco agli albori di internet e che non cessa mai di entusiasmarci. E’ anche l’occasione per restituire alla rete una parte di tutto quello che essa ci ha dato in questi anni. I giovani bravi sono sempre i benvenuti nel nostro studio legale. Per uno stage o per iniziare la pratica professionale presso lo studio, scriveteci o mandate il vostro cv a segreteria@giurdanella.it



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Source link