Azzardo, allarme sulla riforma: “A rischio milioni di persone, servono regole più rigide”

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BARI – La riforma del settore del gioco d’azzardo rischia di aggravare una crisi sociale già profonda, anziché arginarla. A lanciare l’allarme è Luciano Gualzetti, presidente della Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II di Bari, intervenuto durante la conferenza organizzata dall’intergruppo parlamentare sui rischi del gioco d’azzardo.

“Da anni denunciamo l’urgenza di una riforma che protegga le fasce più fragili e contrasti il dilagare dell’azzardo, che insieme al settore online sta monopolizzando la vita economica e sociale del Paese”, ha dichiarato Gualzetti. L’auspicio era un provvedimento che segnasse una svolta, mettendo al centro la salute pubblica, il benessere sociale e il ruolo degli enti locali e del Terzo Settore, da sempre in prima linea per contenere le conseguenze drammatiche del gioco patologico.

Il punto di osservazione delle Fondazioni Antiusura e delle Caritas è chiaro: una persona su due tra quelle sovraindebitate si è ridotta in difficoltà economiche a causa del gioco d’azzardo. Il fenomeno riguarda almeno 1,2 milioni di italiani e continua ad espandersi senza un’efficace rete di contrasto.

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Una riforma che favorisce il gioco, non la prevenzione

Il provvedimento in discussione prevede una nuova classificazione dei punti gioco in certificati e non certificati, riducendo i luoghi sensibili esclusivamente alle scuole superiori e ai SerD, i servizi per le dipendenze. Per Gualzetti, questa scelta equivale a una politica di marketing per le concessionarie, invece che a una reale tutela della popolazione.

Inoltre, la differenziazione delle fasce orarie di chiusura rischia di vanificare i limiti imposti dai sindaci con apposite ordinanze. Le sale certificate dovranno chiudere solo dalle 5 alle 8.30 e dalle 13 alle 15, mentre quelle non certificate dalle 5 alle 9 e dalle 13 alle 16. Questo schema consentirà di mantenere attivo il gioco per tutta la notte, aggirando di fatto le limitazioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza 220/2014, che riconosceva ai sindaci la possibilità di regolamentare gli orari di apertura per ridurre l’impatto sociale del fenomeno.

L’azzardo, una piaga sociale che si finge intrattenimento

“L’azzardo non è un gioco”, ha ribadito il presidente della Consulta Antiusura. “Non si può ignorare che l’80% dei consumi di azzardo proviene da persone affette da dipendenza patologica”. Il rischio è che la riforma normalizzi il fenomeno, senza affrontare le sue conseguenze devastanti.

Per un intervento efficace, Gualzetti ha avanzato quattro proposte:

  • Mantenere il potere regolatorio di regioni e comuni, affinché possano adottare misure più stringenti a livello locale.
  • Confermare le distanze dai luoghi sensibili, anche se il gioco online rappresenta un’altra criticità. Il gioco fisico, essendo visibile, permette una maggiore consapevolezza pubblica sul problema, a differenza di quello virtuale.
  • Garantire fondi adeguati per il contrasto alla dipendenza, utilizzando le risorse per il reclutamento di personale specializzato nel settore sanitario e nel Terzo Settore.
  • Aumentare la trasparenza sui dati del gioco, per evitare manipolazioni e letture distorte del fenomeno, assicurando una piattaforma comune di monitoraggio.

L’ipocrisia del sistema: lo Stato che incentiva e poi cura

La riflessione sull’azzardo è anche una questione etica. Le parole di Papa Francesco, pronunciate nel 2017, restano drammaticamente attuali: “Le società dell’azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici che esse stesse creano. E il giorno in cui le industrie di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine. Questa è l’ipocrisia”.

Anche il Cardinale Zuppi, presidente della CEI, ha recentemente sottolineato come il gioco d’azzardo, in periodi di difficoltà economica, si trasformi in un’illusione per le fasce più deboli, finendo per imprigionarle in una dipendenza che distrugge famiglie e comunità. “Non è un passatempo, è una schiavitù”, ha dichiarato.

L’incontro organizzato dall’intergruppo parlamentare si è concluso con un appello alla politica affinché questa riforma non diventi l’ennesima occasione persa, ma rappresenti un punto di svolta nella lotta contro il gioco patologico. “La rotta deve essere chiara: al centro ci devono essere la salute e il benessere delle persone, non gli interessi economici del settore”, ha concluso Gualzetti.





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