Scuola e autismo: ministro Valditara, 31 “no” le sembrano normali?

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«Un episodio agghiacciante». Vincenzo Falabella, presidente di Fish, definisce così la vicenda accaduta al quindicenne autistico ad alto bisogno di assistenza di Milano, che si è trovato alla scadenza delle iscrizioni alle scuole superiori senza un istituto che l’accettasse, dopo aver ricevuto un rifiuto da ben 31 scuole. «Credo che il ministro Valditara debba intervenire immediatamente, mandando ispettori per effettuare verifiche e controlli, cercando di capire quali sono state le motivazioni alla base dei dinieghi», continua il presidente di Fish. Stiamo parlando di diritto all’istruzione «che va garantito per tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro condizioni», per di più in un’età ancora soggetta ad obbligo scolastico.

Grave violazione del diritto all’istruzione

Si tratterebbe quindi di una violazione dei principi fondamentali di equità e inclusione sanciti dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali sui diritti delle persone con disabilità. Che andrebbe sanzionata. «In caso di trasgressioni» ci vuole, secondo Fish, «fermezza» da parte del ministero e dell’Ufficio scolastico regionale: non è un fatto che possa essere trascurato.

Per Falabella c’è necessità di sensibilizzare e superare paure e pregiudizi. «Dobbiamo far comprendere che la disabilità non è una malattia», continua, «e che non bisogna avere timore di avere nel proprio plesso scolastico uno studente con disabilità; si deve anche lavorare sulle sensibilità dei cittadini, anche di coloro che hanno ruoli dirigenziali nelle scuole».

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Quel che succede nella realtà

Il problema di trovare una scuola che possa accogliere il proprio figlio non è nuovo per chi vive una disabilità in famiglia. «Vedo delle similitudini tra questo ragazzo e mio figlio, che adesso ha 23 anni e che ha una condizione simile», racconta Mario Ciummei, consigliere di Fracta Limina, una fondazione milanese creata proprio da genitori di bambini e ragazzi autistici. «L’inserimento nella scuola superiore non è stato semplice». A Milano, nella sua esperienza, ha visto che gli istituti che si aprivano a ragazzi con difficoltà erano pochi e quindi di conseguenza il numero di alunni da seguire aumentava fino a rendere oggettivamente difficile farlo in modo adeguato. «Bisognerebbe che tutte le scuole facessero la loro parte», commenta.

Non è solo colpa delle scuole

Avere un numero così ridotto di istituti che accettano le iscrizioni di alunni con disabilità è anche lesivo del diritto di ciascun ragazzo a scegliere l’indirizzo e il percorso di studi che preferisce e che è più in linea con le proprie propensioni. «Ai tempi feci domanda all’istituto Albe Stainer, perché mio figlio frequentava una cooperativa che lavorava molto con quella scuola», ricorda Ciummei, «ma il preside inizialmente non accettò e lo iscrisse sua sponte al Kandinsky. Io lo chiamai dicendo: “Ma lei è proprio sicuro di avere il diritto di scegliere dove deve andare a scuola mio figlio?”. Lui rimase spiazzato e riuscimmo a far accogliere mio figlio nella sua scuola. I ragazzi con disabilità spesso sono considerati dei pacchi – e anche abbastanza sgraditi – da ricevere».

Ma non è tutta colpa delle scuole, secondo il consigliere della Fondazione. «Gli istituti non hanno sempre la possibilità di avere una collaborazione sufficiente con i servizi sociali sanitari», conclude. «Il discorso è complesso, è un problema di sistema. Dovrebbe esserci una rete – di cui la scuola fa parte – a occuparsi di un ragazzo: non si può delegare tutto ai singoli istituti e ai dirigenti scolastici, che magari non hanno il personale adeguato e non sono nella condizione di poterlo assumere».

La risposta del ministro

In giornata, il ministro Giuseppe Valditara ha preso posizione sulla questione. «Ho dato mandato agli uffici competenti di avviare una verifica approfondita sul caso sollevato dalla Fish relativo al rifiuto di 31 Scuole superiori di accogliere un ragazzo con forme gravi di autismo», ha dichiarato in una nota. «La scuola italiana ha il dovere di essere inclusiva per tutti gli studenti, senza distinzioni. Non è tollerabile che episodi come questo accadano in un sistema educativo che deve garantire il diritto all’istruzione a ciascun alunno, indipendentemente dalla sua condizione. Ci impegniamo a trovare una soluzione adeguata».

Foto di Remo Casilli/Sintesi

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