Perché l’Italia dovrebbe puntare (molto) sull’agrivoltaico

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Secondo un’analisi di Althesys, entro il 2030 potremmo raggiungere 22 GW di capacità installata, pari al 58% degli impianti a terra previsti dal PNIEC. Un obiettivo che si potrebbe raggiungere destinando all’agrivoltaico circa 40.000 ettari di terreni agricoli

La transizione verso fonti di generazione di energia pulita rappresenta anche un’occasione per mitigare gli effetti della crisi climatica nel settore dell’agricoltura, preservare la biodiversità e promuovere il coinvolgimento attivo di cittadini e aziende. È il caso dell’agrivoltaico, una delle nuove frontiere delle energie rinnovabili.

DEFINIZIONE E ORIGINI DELL’AGRIVOLTAICO

Il termine “agrivoltaico” definisce l’uso di un terreno sia per produrre energia fotovoltaica, grazie all’installazione di pannelli solari, sia per realizzare attività agricole e di allevamento. Il concetto dell’agrivoltaico risale 1981, teorizzato da alcuni ricercatori del Fraunhofer Institute for Solar Energy, ma il termine fu coniato nel 2011 in un libro di vari autori tra i quali figura il co-fondatore di Sun’Agri, Antoine Nogier, ingegnere dell’Ecole Polytechnique, imprenditore ed economista energetico e ambientale e padre dell’agrivoltaismo dinamico dal 2009. Negli anni, l’agrivoltaico si è sviluppato in tutto il mondo, Italia inclusa.

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I VANTAGGI DELL’AGRIVOLTAICO

Nel 2023, con progetti per quasi 16 GW, l’agrivoltaico è risultato il settore con la crescita più significativa nel nostro Paese. Nel settembre 2024 il bando del PNRR per finanziare impianti agrivoltaici ha registrato un notevole interesse, con oltre 920 milioni di euro richiesti e 643 progetti presentati, per una capacità complessiva di oltre 1,7 GW.

L’Italia vanta un enorme potenziale nel settore, grazie alla combinazione di risorse naturali, un solido settore agricolo, tecnologie avanzate e politiche di sostenibilità. Secondo un’analisi di Althesys, entro il 2030 potremmo raggiungere 22 GW di capacità installata, pari al 58% degli impianti a terra previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC). Un obiettivo che si potrebbe raggiungere destinando agli impianti agrivoltaici circa 40.000 ettari di terreno agricolo (pari all’1% dell’intera area agricola nazionale).

GLI INCENTIVI PREVISTI NEL PNRR

Il PNRR sta promuovendo attivamente l’adozione dell’agrivoltaico in Italia. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha presentato una proposta di decreto con l’obiettivo di installare almeno 1,04 GW di impianti entro il 30 giugno 2026, proposta che è stata sottoposta alla valutazione della Commissione Europea.

Le risorse allocate ammontano a quasi 1,1 miliardi di euro e, secondo il MASE, “saranno favoriti soprattutto progetti innovativi, con una struttura prevalentemente verticale e l’impiego di moduli ad alta efficienza”.

Gli incentivi previsti incluono un contributo in conto capitale fino al 40% dei costi ammissibili e una tariffa incentivante per l’energia elettrica prodotta e immessa nella rete. Il Gestore Servizi Energetici (GSE) sarà responsabile della gestione della misura e dell’accesso al meccanismo incentivante.

IL MECCANISMO INCENTIVANTE

Sono previsti due distinti contingenti di potenza: uno di 300 MW, destinato al solo comparto agricolo per impianti di potenza fino a 1 MW, e un secondo contingente aperto anche alle associazioni temporanee di imprese composte da almeno un soggetto del settore agricolo per impianti di qualsiasi potenza.

Un elemento essenziale della misura è il sistema di monitoraggio: le installazioni, cioè, dovranno garantire la continuità dell’attività agricola sottostante per tutto il periodo di vita utile degli impianti e che siano monitorati il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola.

LE SFIDE DEL SETTORE

Come spesso avviene, uno dei principali ostacoli allo sviluppo degli impianti agrivoltaici in Italia è legato alla normativa e alla burocrazia. Nonostante il grande potenziale, infatti, molti progetti incontrano ostacoli dovuti a normative poco chiare e frammentate, vincoli sull’uso del suolo agricolo, accesso ai finanziamenti e incentivi, accettabilità sociale e opposizione locale.

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In conclusione, il potenziale dell’agrivoltaico è elevato, così come sono evidenti i benefici per l’ambiente, per i territori e per il settore agricolo. Inoltre, dallo sviluppo dei sistemi agrivoltaici si otterrebbe una maggiore efficienza nell’uso del territorio e più innovazione tecnologica, che porterebbero uno sviluppo della produzione energetica pulita locale e opportunità di crescita economica.



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