per Mattarella la via europea è l’unica capace di perseguire pace, dialogo e integrazione – Euractiv Italia

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo, ha reso omaggio alle vittime delle foibe e agli esuli istriani, dalmati e fiumani, ricordando i valori europei e il percorso dell’Unione europea che ha consentito di ricomporre le profonde lacerazioni e le ferite del passato. Il presidente ha inoltre auspicato il completamento dell’allargamento UE ai Paesi del Balcani occidentali, Ucraina e Moldova per diffondere “nel continente lo spirito europeo, che esprime e persegue pace, dialogo, integrazione, collaborazione e sviluppo”. La cerimonia si è svolta al Quirinale alla presenza delle più alte cariche dello Stato.

“Oggi, nel nostro Continente, Stati e popoli che nel passato si sono combattuti sono insieme nell’Unione europea, condividendo valori, identità, principi, prospettive”, ha affermato Mattarella che ha citato i risultati fino a qualche decennio fa “impensabili” del progressivo allargamento della famiglia europea.

Come sottolineato dal presidente “si è trattato di un percorso che, in Europa, ha visto il ribaltamento della pretesa di dominazione, di secoli di guerre fratricide e rovinose”, ricomponendo “lacerazioni profonde, grazie alla cooperazione e al multilateralismo, offrendo oltre settant’anni di pace, sicurezza, benessere e stabilità al nostro continente e consentendo l’affermazione dei valori della libertà, dell’uguaglianza, della democrazia, del rispetto dello Stato di diritto”.

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La memoria come dovere civile

“Ci incontriamo per rinnovare la Giornata del Ricordo: occasione solenne, che invita a riflettere su pagine buie del nostro passato, per conservare e rinnovare la memoria delle sofferenze degli italiani d’Istria, di Fiume, della Dalmazia, in un periodo tragicamente tormentato della storia d’Europa” ha dichiarato il Capo dello Stato.

Mattarella ha sottolineato come la violenza, nelle regioni di confine, abbia trasformato una terra di convivenza in una terra di sofferenza: “La guerra porta sempre con sé conseguenze terribili: lutto, dolore, devastazione. Ma quella lezione sanguinosa non aveva, purtroppo, indotto a cambiare”.

Nel suo intervento, il presidente ha quindi rievocato il dramma vissuto dagli italiani delle regioni orientali alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sottolineando il clima di vendetta instaurato dalla dittatura comunista di Tito: “Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le Foibe restano il simbolo più tetro. E nessuna squallida provocazione può ridurne ricordo e dura condanna.”

Il presidente ha inoltre ricordato l’esodo di centinaia di migliaia di italiani costretti a lasciare le proprie case: “Ben presto, sotto minaccia e dopo una seconda ondata di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume, furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi, disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati”.

Vassalli o protagonisti? Il monito di Mattarella all’Europa

Nel suo discorso all’Università di Aix-Marseille, dove ha ricevuto il titolo di Dottore honoris causa, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un appello all’Europa: scegliere se essere protagonista della scena internazionale o rimanere un “vassallo felice”.  
“L’Europa intende …

Un’Europa costruita sulla pace e la memoria condivisa

Il discorso di Mattarella assume particolare rilevanza nel contesto attuale, in un’Europa segnata da nuovi conflitti e spinte nazionaliste. Il presidente ha ribadito come il progetto europeo abbia consentito di superare le divisioni e i rancori del passato, promuovendo un’unità fondata sulla cooperazione:

Mattarella ha messo in evidenza come l’Europa abbia “ribaltato la pretesa di dominazione, di secoli di guerre fratricide e rovinose. Un percorso che ha ricomposto lacerazioni profonde, grazie alla cooperazione e al multilateralismo, offrendo oltre settant’anni di pace, sicurezza, benessere e stabilità al nostro continente e consentendo l’affermazione dei valori della libertà, dell’uguaglianza, della democrazia, del rispetto dello Stato di diritto”.

Tuttavia, ha ammonito che questa pace non è un dato acquisito, ma un obiettivo da perseguire con determinazione: “La pace dei settant’anni! Nell’auspicio che prosegua costantemente, sempre più a lungo”.

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Secondo Mattarella, il cammino verso la pace non è agevole, ma “oggi più che mai va proseguito con coraggio, ostinazione e saggezza, sia all’interno dell’Unione sia alle sue frontiere”. Il presidente ha sottolineato l’impegno a favorire l’ingresso di nuovi membri come i Paesi dei Balcani Occidentali che ne sono ancora esclusi, Ucraina, Moldova, ribadendo la necessità di diffondere “nel continente lo spirito europeo, che esprime e persegue pace, dialogo, integrazione, collaborazione e sviluppo”.

Nel concludere il suo intervento, il presidente ha rivolto un appello alle nuove generazioni, invitandole a farsi custodi della memoria e protagonisti di un’Europa di pace e dialogo: “Le nuove generazioni hanno ben compreso la sfida del tempo. Collaborano, lavorano, studiano e vivono insieme, trasformando le differenze in opportunità, e attuando, nei fatti, lo spirito dell’Unione Europea. Abbiamo il dovere di non deluderli e di continuare a operare con coraggio. A sperare, a non rassegnarci”.

[a cura di Simone Cantarini]



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