La polizia israeliana ha fatto irruzione nella storica libreria The Educational Bookshop di Gerusalemme Est e ha arrestato i proprietari, i fratelli Ahmed e Mahmoud Muna, dopo aver confiscato centinaia di libri con l’accusa di “vendere libri contenenti incitamento e sostegno al terrorismo” (qui le immagini). Il negozio, da oltre 40 anni punto di riferimento culturale per ricercatori, giornalisti e diplomatici, offre testi in arabo e inglese sul conflitto mediorientale e non solo, compresi volumi di autori israeliani ed ebrei.
Secondo i testimoni, gli agenti hanno selezionato libri con simboli palestinesi, usando Google Translate per interpretarli prima di portarli via in sacchi di plastica. “Hanno usato Google Translate sui libri e se non gli piacevano, se li prendevano”, ha detto Mourad Muna, fratello di Mahmoud. “Hanno persino trovato un giornale Haaretz con una foto degli ostaggi israeliani e hanno chiesto cosa fosse, sostenendo che si trattasse di incitamento. Hanno preso ogni libro con la raffigurazione di una bandiera palestinese“. Il proprietario del negozio, Imad Muna, ha dichiarato che “a quanto pare, qualcuno si è lamentato del contenuto dei libri”
L’accusa ha chiesto otto giorni di detenzione per i due proprietari, mentre la comunità internazionale, come riporta la Cnn, con la presenza in tribunale di diplomatici dell’Unione europea, Regno Unito e Brasile, segue il caso con preoccupazione. L’avvocato Nasser Odeh, ha sottolineato come “ciò che è accaduto oggi, faccia parte dell’azione penale politica e della politica israeliana di mettere a tacere le voci dei palestinesi per impedire loro di imparare”. I gruppi che sostengono i diritti umani denunciano l’accaduto come un attacco alla libertà di espressione, mentre diverse persone hanno protestato davanti al tribunale di Gerusalemme chiedendo il rilascio immediato degli arrestati (qui le immagini) e la fine della censura. Alla fine della giornata, i fratelli Muna sono stati condannati a un giorno di carcere e agli arresti domiciliari.
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