Fine vita, la Toscana vota la legge di iniziativa popolare per dare “tempi certi”: può essere la prima Regione in Italia ad approvarla

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La Toscana è la prima Regione in Italia che può approvare la legge di iniziativa popolare sul fine vita. Mentre il Parlamento ancora non si muove, nonostante la sentenza della Consulta sul caso Cappato che chiedeva di colmare il vuoto normativo, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso una campagna che ha portato sui tavoli dei consigli regionali una proposta per dare “tempi certi” a chi chiede di avere accesso all’aiuto alla morte volontaria, il cosiddetto “suicidio assistito”. Negli ultimi giorni, dopo l’intervento dei vescovi, non sono mancate divisioni e minacce di ripensamento (anche) tra le fila del Partito democratico. Oggi a dare garanzie è stato lo stesso presidente dem Eugenio Giani: “Quelli che potevano essere toni di divisione si stanno ricomponendo, anche attraverso emendamenti e la riscrittura del testo”, ha detto. “È un testo che vuole essere semplicemente di attuazione sul piano amministrativo di quello che ci dice la sentenza della Corte costituzionale. Quindi non c’entra il dibattito ideologico sull’eutanasia”. Ancora più ottimista il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo: “Saremo apripista”, ha detto. “Sarebbe stato meglio che questa norma fosse stata fatta a livello nazionale, ma mi pare che ci sia stata, da parte di tutti, la voglia di voltarsi dall’altra parte”. Il voto finale è atteso per martedì 11 febbraio, dopo la fine degli interventi, e al momento il centrosinistra si dice compatto nel sostenere il provvedimento.

Il dibattito in Aula – Il primo ostacolo è stato superato in apertura dei lavori: la maggioranza ha respinto una questione pregiudiziale di costituzionalità sollevata dal capogruppo Fi Marco Stella. La tesi era che il tema non sarebbe stato di competenza regionale e per questo si sarebbero dovuti bloccare i lavori. A replicare è stato Enrico Sostegni (Pd), presidente della commissione sanità: la proposta toscana si muove nell’ambito “dell’articolo 117 sulla potestà legislativa concorrente in materia di salute” e “nel rispetto di principi fondamentali”. Sul punto c’è stato un voto che ha dato un primo segnale: ci sono stati 25 voti contrari di Pd, M5s e Iv (solo la consigliera dem Lucia De Robertis non ha espresso il voto). Favorevoli a bloccare la legge invece, sono stati undici esponenti del centrodestra. Quattro erano assenti alla votazione.

La legge, presentata dopo che sono state raccolte 10mila firme, ha come obiettivo quello di “definire il rispetto e la diretta applicazione, relativamente a ruoli, procedure e tempi del servizio sanitario, della verifica delle condizioni e delle modalità di accesso alla morte medicalmente assistita, affinché l’aiuto al suicidio non costituisca reato, così come delineato dalle sentenze della Corte Costituzionale”. Illustrando la proposta in Aula, il presidente della commissione sanità ha aggiunto che “stabilisce la procedura con la quale le persone possono far domanda all’Asl, ma anche i tempi e le modalità con le quali la commissione preposta analizza le questioni, coinvolge il comitato etico, e dà la risposta ai richiedenti, verificando tutta la procedura che deve essere seguita. Finora succede che si verificano i requisiti e poi si lasciano le persone sole che devono trovarsi l’assistenza sanitaria e la devono pagare”.

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Contrario il capogruppo Fdi Vittorio Fantozzi: “Ho ascoltato la dichiarazione dell’arcivescovo di Lucca monsignor Paolo Giulietti sul tema del fine vita e credo che la sua, così come quella della Conferenza Episcopale Toscana, sia una posizione di buonsenso e pienamente condivisibile. Posso gà preannunciare che io e il gruppo di Fratelli d’Italia voteremo contro. La nostra non è solo una valutazione etica, ma riteniamo che alla base ci sia il tentativo di farsi benvolere ancora di più da Schlein e dagli attuali vertici del Pd in vista della imminente fase elettorale”. Il tema, ha concluso, “non può collocarsi nell’ambito degli opportunismi politici, ma necessita di una profonda analisi e valutazione”.

La campagna in tutte le Regioni e cosa prevede oggi la legge – Di fronte all’immobilismo della politica, è stata l’Associazione Coscioni a decidere di spostare la battaglia nei consigli regionali. Al momento la proposta di legge è stata: rinviata in commissione in cinque Regioni (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia); depositata in attesa di inizio iter in altre cinque (Valle D’Aosta, Lazio, Campania, Sardegna, Abruzzo). In Calabria, Puglia, Marche, Sicilia sono state presentate proposte simili, mentre in Umbria e Basilicata l’iter si è interrotto con il cambio di legislatura e va ricominciato da capo.

La Toscana può essere la prima ad arrivare all’approvazione, superando un grande traguardo per chi chiede diritti certi. Solo ieri a fare un appello ai consiglieri toscani era stata Laura Santi, nota per la sua battaglia per il fine vita. Oggi a parlare è stata Filomena Gallo, seregtaria dell’Associazione Coscioni: “Speriamo che la votazione avvenga in un clima di riflessione sulla responsabilità che hanno gli amministratori pubblici. La proposta detta tempi certi di risposta al malato, erogazione di quanto necessario in un circuito protetto, tramite l’azienda sanitaria ospedaliera, disponibilità su base volontaria di medici ma pieno rispetto della volontà della persona malata“. Gallo ha ricordato quanto successo a Gloria, la fiorentina di 70 anni, affetta da broncopneumopatia cronica ostruttiva, morta prima di riuscire ad accedere al suicidio assistito. “Adesso c’è una sanità a macchia di leopardo in tutta Italia, perché ci sono Regioni che erogano tutto, fanno le verifiche nei tempi adeguate e Regioni no. Pensiamo a Laura Santi, che ha dovuto attendere circa due anni, o a Federico Carboni che ha atteso due anni. Il diritto della persona deve essere rispettato. Attualmente la sentenza della Corte costituzionale è applicata su tutto il territorio italiano ma in modo difforme, stiamo cercando di dare una regola a tutte le Regioni”.

In Italia al momento non c’è una legge che regolamenti l’aiuto alla morte volontaria e la scelta è normata dalla sentenza numero 242 del 2019 della Consulta sul caso Cappato-Antoniani che, come ricorda l’associazione Coscioni, ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a precise condizioni di salute delle persone. La persona malata che vuole accedere al suicidio assistito deve: essere capace di autodeterminarsi, essere affetta da patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili, essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale. I requisiti sono poi “verificati dal Servizio sanitario nazionale” con le “modalità previste dalla legge sulle Dat”, “previo parere del comitato etico territorialmente competente”. Sempre l’azienda sanitaria “deve verificare le modalità di esecuzione” per “evitare abusi in danno di persone vulnerabili”. Si tratta di passaggi che possono richiedere tempi infiniti, non compatibili con le esigenze dei pazienti. Ora la Toscana può essere la prima Regione a dare un segnale a un Parlamento che non riesce a trovare un accordo (o si rifiuta).



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