Il carcinoma colon-rettale prima dei 50 anni sembra essere più aggressivo e svilupparsi più in fretta. Studio italiano dei ricercatori IFOM e di Niguarda per fare chiarezza e trovare nuove soluzioni per una diagnosi precoce
L’incidenza del carcinoma colon-rettale nei giovani è in aumento a livello globale. Sebbene storicamente fosse considerato una malattia tipica dell’età avanzata, sta diventando sempre più frequente nelle persone di età inferiore ai 50 anni, inclusi i giovanissimi. Un dato confermato anche nell’Area Metropolitana di Milano, grazie a una collaborazione tra l’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Milano e l’Oncologia Falck dell’Ospedale Niguarda di Milano e che ha spinto i ricercatori di IFOM (l’Istituto di Oncologia Molecolare di Fondazione AIRC), l’Oncologia Falck dell’Ospedale Niguarda, l’Università degli Studi di Milano e l’Università di Torino, sotto la guida di Alberto Bardelli e Salvatore Siena, a interrogarsi sulle caratteristiche biologiche di questi tumori.
Il nuovo studio
Le differenze molecolari tra i tumori del colon-retto a insorgenza precoce (cioè in persone giovani) e quelli in età avanzata sono ancora oggi poco definite. Per identificarle è in corso uno studio italiano che mira a caratterizzare queste neoplasie con un approccio multi-omico, che si basa cioè sull’integrazione di diversi livelli di analisi molecolare, dalla genomica alla metabolomica, per raggiungere una visione più completa dei meccanismi biologici alla base della malattia. L’obiettivo? Sviluppare in futuro approcci diagnostici e terapeutici innovativi. Nell’ambito dello studio IANG-CRC, guidato dall’Oncologia Falck del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda con il sostegno finanziario dalla Fondazione Regionale Ricerca Biomedica, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell una nuova ipotesi di ricerca per la prevenzione di questi tumori: «L’articolo scientifico apre una prospettiva nuova, suggerendo come i tumori del colon-retto in individui giovani potrebbero crescere più velocemente rispetto a quelli insorti in soggetti di età avanzata» dice Alberto Bardelli.
Anticipare lo screening prima dei 50 anni?
Se il carcinoma colon-rettale sembra avere caratteristiche più aggressive in giovane età e questo lo rende più difficile da curare, a peggiorare le cose c’è il fatto che gli under 50 arrivano spesso tardi alla diagnosi perché ignorano i primi segnali , quali per esempio diarrea frequente e perdurante, perdite di sangue (rosso vivo, insieme alle feci o meno), dolori addominali continui e che persistono per lunghi periodi. Il che contribuisce a una prognosi peggiore fra i giovani adulti, peraltro esclusi dallo screening con il test per la ricerca occulta del sangue nelle feci, offerto gratuitamente dal Servizio sanitario ogni due anni a tutti gli italiani fra i 50 e i 70 anni. «Negli Usa è stata valutata quindi l’ipotesi di anticipare l’indicazione allo screening nei più giovani, ma secondo la nostra ipotesi la crescita dei tumori del colon-retto a insorgenza giovanile, o almeno di una parte di essi, potrebbe essere troppo rapida per essere intercettata dai normali programmi di prevenzione, seppur anticipati – spiega Salvatore Siena, docente di oncologia medica alla Statale di Milano -. C’è dunque l’esigenza di sviluppare approcci specifici per i tumori del colon-retto a insorgenza precoce».
Altre ipotesi per la diagnosi precoce
I ricercatori di IFOM e Niguarda hanno quindi ipotizzato che stimare l’età del cancro utilizzando i dati genomici dei tumori possa chiarire se sia utile intervenire con screening precoci, come test frequenti sul sangue (biopsia liquida), o se siano necessari nuovi approcci. «Se confermata sperimentalmente, questa ipotesi potrebbe rappresentare una chiave di volta per identificare nuove strategie di diagnosi precoce per i tumori del colon-retto giovanile – conclude Bardelli -. La diagnosi precoce e la disponibilità di screening rimangono fondamentali per migliorare la prognosi e le opzioni di cura per queste patologie».
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