Trento, allarme nel mondo del commercio: «Troppi negozianti costretti a chiudere, difendiamo l’anima delle città»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


di
Francesco Crippa

Baratella, presidente di Commercianti del Trentino: «Sgravi fiscali e un fondo per la rigenerazione urbana»

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

«Non possiamo accettare che le città del Trentino e le sue periferie diventino dormitori privi di servizi. Difendere il commercio di prossimità significa difendere l’anima delle città». È un grido di allarme quello lanciato da Ivan Baratella, presidente di Commercianti del Trentino, aderenti a Confesercenti. Nel mirino c’è una realtà diffusa su tutto il territorio nazionale che non risparmia la Provincia: la desertificazione commerciale, cioè la riduzione del numero — o la totale scomparsa — di negozi tradizionali nei centri abitati. A far saltare in piedi sulla sedia Baratella è stata la chiusura, pochi giorni fa, de «L’orto di Laura», storica bottega a conduzione familiare sito in via Gorizia, nel quartiere della Bolghera, e che vendeva, come suggerisce il nome, prodotti agricoli. In estate, sempre nella stessa zona, aveva abbassato per sempre la saracinesca anche il «The social stone», bar che era punto di riferimento per il quartiere grazie all’organizzazione di serate musicali e culturali. Per il presidente dei Commercianti, le due chiusure sono correlate.

No a quartieri dormitorio

«Non sono episodi isolati. Sono il segnale di un fenomeno allarmante: il commercio di prossimità continua a perdere imprese e con esso si spengono i quartieri della nostra città», perché «ogni serranda abbassata non rappresenta solo la fine di un’attività commerciale, ma un colpo alla vita sociale e all’identità del territorio. Il Trentino non può permettersi di assistere in silenzio a questa erosione del tessuto urbano». Se il «The social stone», già penalizzato da una posizione non centrale, ha cessato l’attività soprattutto a causa degli strascichi della pandemia, «L’orto di Laura» ha invece chiuso perché l’ultima titolare ha deciso di andare in pensione. In ogni caso, il fenomeno della desertificazione commerciale è una realtà all’ordine del giorno. In Italia, tra il 2014 e il 2024 sono state più di 140 mila i negozi di commercio al dettaglio che hanno chiuso la serranda. Di queste, più di 46mila erano attività di vicinato quali edicole, bar, panetterie, alimentari e ferramenta: punti essenziali per la vita di un quartiere. Come si diceva, questa dinamica interessa anche il Trentino. «Nel 2024 — spiega Baratella — le imprese iscritte alla Camera di commercio nel settore del commercio sono 7.733, rispetto alle 7.856 del 2023 e alle 8.137 del 2022. I nostri centri si svuotano, intere aree rimangono prive di servizi e punti di aggregazione, con un impatto devastante sulla qualità della vita».




















































Le cause

Le cause della desertificazione commerciale sono molteplici. Prima di tutto, commenta ancora il presidente dei Commercianti, «il progressivo invecchiamento della popolazione», poi «il caro affitti che spinge via le giovani famiglie», quindi «la concorrenza dell’e-commerce», «una pressione fiscale insostenibile» e, last but not least, «una burocrazia che soffoca chi vuole investire». Il risultato, quindi, è chiaro: «Vetrine vuote, strade sempre meno vissute, cittadini costretti a percorrere chilometri per soddisfare bisogni primari». Per Baratella, la partita è politica. Chi decide, questo il messaggio, deve impegnarsi affinché la curva si inverta. «Servono piani commerciali che delineino in modo attendibile e chiaro l’espansione delle città, nonché una politica di salvaguardia delle tipologie delle attività economiche nei borghi e nei quartieri. È necessario mantenere sempre attive le attività in tutti i settori insediati». Farlo, però, non è semplice, se è vero, come comunicato a fine anno da Confersercenti, che, in Italia, nel 2024 ha aperto solo un nuovo negozio per ogni tre che hanno chiuso.
La ricetta potrebbe essere quella di incentivi pubblici: «Servono sgravi fiscali — sostiene Baratella — per chi apre o mantiene un’attività nei quartieri più colpiti, un Fondo per la rigenerazione urbana finanziato anche con una tassa sull’e-commerce, maggiore autonomia ai sindaci per adottare misure urgenti di tutela del commercio locale. È fondamentale attuare politiche abitative e urbanistiche che rendano i quartieri più attrattivi per le famiglie e favoriscano un tessuto commerciale diversificato e sostenibile».

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

10 febbraio 2025

Contabilità

Buste paga

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito personale

Delibera veloce

 

Source link